Monfalcone, una città nota per il suo incredibile tasso di immigrazione, ha recentemente assistito a un risultato elettorale sorprendente: il candidato della Lega, Luca Fasan, ha trionfato con un impressionante 71,3% dei voti. In un contesto che, a prima vista, potrebbe sembrare favorevole a una rappresentanza pluralista, considerato l’arrivo di una lista islamica che ha raccolto solo il 3% dei consensi, la situazione pone interrogativi su come identità e inclusività siano percepite a Monfalcone.
Una vittoria a sorpresa?
La dichiarazione di Fasan sottolinea un concetto affascinante: il “governo del fare”. Difficile immaginare come questo possa conciliarsi con la così alta immigrazione presente. L’ex sindaco Anna Cisint, il cui operato si vuol continuare, ha forse lasciato una chiara impronta di sviluppo che esclude una parte della popolazione? Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia-Giulia, elogia il risultato come segno di una buona amministrazione, ma cosa accade quando un’amministrazione colpevolmente ignora una parte consistente della sua cittadinanza?
Cittadini invisibili?
Il sindaco in carica sembra essere “contento perché vede la città contenta.” Un’affermazione che genera una certa ironia, vista la presenza di una lista islamica quasi invisibile nel quadro elettorale. Non è forse il caso di chiedersi quali interpretazioni siano state fatte dallo stesso popolo di Monfalcone? Il centrosinistra, rappresentato da Diego Moretti, ha ottenuto un 26,23%, ma certamente non può essere considerato un trionfo se confrontato con il dominio della Lega. Un chiaro segnale di cosa accade quando la politica smette di essere un terreno d’incontro e diventa un’arena di contrapposizioni.
I risultati contano?
La lista islamica ha ottenuto un misero 3%. Ci si può chiedere se questo non rappresenti un fallimento nel tentativo di rappresentanza per una comunità che vive in questa città. La vera domanda è: cosa significa realmente essere parte della società monfalconese? La spirale di valori identitari e delle infrastrutture promesse non rischia di svilupparsi su una base di esclusione?
Possibili soluzioni
Concludendo, cosa ci insegnano questi risultati? La ricetta della Lega sembra basarsi su una gestione del potere che ignora le voci di chi è “altro.” Forse un dialogo reale e inclusivo potrebbe portare a una governance più equa, ma chissà se tali proposte riscuoterebbero consensi in un clima così polarizzato. Magari dovremmo iniziare a considerare non solo la protezione della città, ma anche la vera integrazione di tutti i suoi cittadini, altrimenti rischiamo di costruire un futuro fondato su pregiudizi piuttosto che su fondamenta solide.