Quando tuffarsi in piscina diventa un disastro: l’arte di precipitare con stile

Quando tuffarsi in piscina diventa un disastro: l’arte di precipitare con stile

Tra i festeggiamenti sfrenati e l’ironia di un messaggio che oggi fa gelare il sangue, la tragedia ha bussato alla porta di una villa tra Bagheria e Aspra, nel palermitano. La giovane pallavolista di Capaci, Simona Cinà, è stata trovata morta in piscina all’alba di ieri, dopo la festa di laurea organizzata per 90 ragazzi. E no, non è una storia qualsiasi.

Un invito in chat, che a posteriori sembra quasi un ammonimento macabro, diceva più o meno così: “Ci sarà una piscina in villa! Se qualcuno è troppo ubriaco e casca in acqua, portatevi un costume in macchina”. Ironia da liceo? Tragica e morbosa coincidenza? O semplicemente un’anticipazione involontaria dell’inevitabile? La frase è lì, scolpita nel messaggio inviato ai partecipanti.

Il testo, che oscillava tra la sfida goliardica e l’autocommiserazione, prometteva una notte con “fegato e stomaco di scorta”, quasi come se fosse un piccolo rito di sopravvivenza per la serata. E poi quella postilla finale che oggi fa rabbrividire: un freddo “Ps: occhio alle cadute in piscina” messo lì come una sorta di consiglio, un avvertimento o forse solo uno scherzo di pessimo gusto.

Ma ecco che la realtà si guadagna il palcoscenico più inquietante. Secondo Gabriele Giambrone, il legale che difende la famiglia di Simona, la scena dopo l’allarme al 118 ha assunto contorni quasi da copione da film giallo: la zona della festa è stata “ripulita” in fretta e furia, sparendo ogni traccia di alcol o altre bevande. I carabinieri, arrivati alle 4:13 del mattino, hanno trovato un deserto di bottiglie, solo sacchetti di plastica con qualche bottiglietta d’acqua.

L’impossibilità di trovare qualsiasi prova di eccessi o disordini lascia intendere una sola cosa: qualcuno ha deciso di disfarsi delle prove. Sì, proprio così, come in un film dai contorni britannici, i segni della baldoria sono stati cancellati, forse per minimizzare o nascondere qualcosa di scomodo. E in tutto questo cacciare al “chi ha fatto cosa” mentre una giovane vita è ormai spezzata.

La tragica ironia è che, mentre il messaggio invitava a fare attenzione agli “incidenti in piscina”, né l’organizzazione della festa né i partecipanti sembrano aver previsto nulla di serio. Ora invece si ricerca verità tra silenzi, cancellazioni e messaggi che fanno venire la pelle d’oca, pezzi di una serata che doveva essere memorabile soltanto per i successi di due giovani laureati, ma che invece si è trasformata in un dramma inaccettabile.

Una serata all’insegna del divertimento e del rischio, in cui il confine tra leggerezza e tragedia si è rivelato più sottile di quanto chiunque volesse ammettere. Ecco l’amara conclusione: ironia e fatalismo insieme, con un’agghiacciante anticipazione di ciò che sarebbe accaduto. Se l’obiettivo era prevenire, è stato raggiunto solo postumo, sconvolgendo amici e famiglia.

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