Lo studio che nessuno si sarebbe aspettato ma che tutti fanno finta di ignorare

Lo studio che nessuno si sarebbe aspettato ma che tutti fanno finta di ignorare

Bambini cresciuti tra campi e pesticidi, preparatevi: il rischio di diabete di tipo 1 è più alto nei paesini di campagna che nelle metropoli. Questa brillante scoperta arriva da un gruppo di ricercatori dell’Università di Göteborg, in Svezia, che ha deciso di scoprire cosa rende i bimbi rurali più vulnerabili alla malattia autoimmunitaria. La loro conclusione? Vivere nei primi cinque anni in un posto dove l’erba è più verde e l’aria apparentemente più pulita è in realtà un biglietto d’ingresso al club dei malati di diabete 1.

Gli scienziati avanzano l’ipotesi, tutto da dimostrare, che le infezioni virali più frequenti nelle città possano paradossalmente proteggere i piccoli urbani da future patologie immunitarie. In compenso, per chi respira aria da campagna, la minaccia arriva da pesticidi e allergeni, che sembrerebbero giocare a favore del diabete. È un po’ come scoprire che il paradiso rurale è, in realtà, una trappola nascosta tra i filari di mais.

Svezia è campionessa mondiale (mica poco) nell’incidenza di diabete di tipo 1, con variazioni geografiche che paiono suggerire che l’ambiente ci metta lo zampino. Finora, però, nessuno si era preso la briga di capire cosa succedeva davvero nei primi anni di vita, guarda un po’, prima della diagnosi. Così, i ricercatori hanno preso 21.774 bambini e giovani tra 0 e 30 anni diagnosticati tra il 2005 e il 2022, e hanno fatto i conti su chi si era spostato dove, quanti erano maschi (58%) e a che età, in media, hanno scoperto la malattia (13,6 anni, con i maschi un pelino più grandi).

La vera chicca è arrivata guardando dove abitavano i ragazzi al momento della diagnosi: niente cluster urbani ad alto rischio, ma addirittura quelli a rischio elevato si trovano tutti in campagna, lontano dai comfort delle città. I cosiddetti cluster ad alto rischio sballano tra il 30% e l’80% in più di probabilità di sviluppare il diabete di tipo 1 rispetto alla media nazionale. Curiosamente, nelle metropoli più grandi, il rischio non solo non cresce, ma diminuisce dal 20% al 50%. Bello, no?

Ma la scienza non si è fermata qui: ha guardato anche alla residenza nei primi cinque anni di vita e ha scoperto undici cluster ad altissimo rischio sparsi nelle campagne – con probabilità di ammalarsi fino a 2,7 volte più alte – e quindici cluster urbani dove il rischio si abbassa addirittura fino all’88% in meno. I cluster “rischiosi”? Terreni agricoli e boschivi. Quelli “protetti”? Territori urbani e aperti. Sorride la città, insomma, mentre la campagna morde i denti.

I ricercatori commentano: “C’è una chiara variazione geografica nell’incidenza di diabete 1 in Svezia e sembra che il periodo d’oro per influenzare il rischio siano proprio i primi cinque anni di vita”. Tradotto: se da piccolo hai respirato aria di città, buona fortuna, potresti essere meno soggetto a questa patologia.

Proseguono con un invito non troppo velato a indagare meglio: “I risultati suggeriscono di approfondire i fattori ambientali – in campagna, soprattutto nei primi 5 anni – che potrebbero davvero aumentare o abbassare il rischio di diabete di tipo 1”.

E la vera rivelazione: “Era inaspettato e sorprendente scoprire che vivere nelle grandi città protegge dal diabete 1, mentre la campagna sembra far correre più velocemente il rischio”. Ora si promettono studi più dettagliati su stili di vita, virus, allergeni, pesticidi e qualunque altra scusa utile a spiegare questo paradosso che rimescola le carte dell’epidemiologia moderna.

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