Quando si tratta di ignorare le esigenze di un anziano di 86 anni, nulla sembra impossibile. Riccardo Rondelli racconta con sconcertante lucidità l’incredibile storia del padre, colpito da gravi difficoltà motorie e totale invalidità, eppure sistematicamente escluso dal riconoscimento dell’indennità di accompagnamento. L’ennesimo schiaffo di un sistema che, una volta facile nel concedere aiuti, ora pretende che l’anziano resti immobilizzato a letto, ignorando completamente le sue altre necessità primarie come lavarsi autonomamente, assumere farmaci, andare in bagno o prepararsi da mangiare.
Con le carte alla mano, Rondelli definisce il rifiuto dell’indennità “incomprensibile”. L’ultima visita della Commissione medica dell’Inps conferma una situazione critica: “Deambulazione autonoma, ma con necessità di appoggiarsi, passaggi posturali solo lievemente difficoltosi”. Nel documento, non mancano dettagli che dovrebbero far rabbrividire chiunque abbia un minimo di buon senso: il padre indossa un catetere vescicale permanente, accompagnato da un contenitore posizionato sull’addome, ed è cocciutamente sordo alla normale voce di conversazione, nonostante le protesi acustiche.
Eppure, quel che colpisce maggiormente è la certificazione ufficiale che lo definisce “non autosufficiente”. Un termine, questo, che dovrebbe bastare per far scattare un’immediata concessione di aiuto economico e di supporto concreto. Ma non qui, dove l’insensibilità burocratica fa da padrona. Rondelli racconta: “Mio padre non può restare solo. Mia madre è anch’essa invalida e peggiora giorno dopo giorno. Anzi, stiamo preparando la richiesta di accompagnamento anche per lei.”
L’assurdo della vicenda emerge ancora di più se si considera la timeline. La prima domanda risale a circa tre anni fa: rifiutata. Riproposero la richiesta un’altra volta: rifiutata di nuovo. Ultima tentata via a giugno, con la situazione peggiorata, e il risultato? Ancora un no. Nessuna giustificazione plausibile oltre a questa beffa istituzionale che lascia fuori un anziano bisognoso. Pur essendo da tempo garantito un supporto umano, inviando a casa una figura assistenziale tre volte la settimana, con Rondelli e la sorella pronti a intervenire quando la badante non può, la macchina amministrativa insiste nel negare l’accompagnamento.
“Io e mio padre abbiamo sempre lavorato, pagato le tasse, siamo persone perbene,” si lamenta Riccardo, con una frustrazione palpabile. “Di fronte a una simile ingiustizia, non ci resta che il ricorso. Ma davvero fa riflettere quanto sia assurdo e crudele il meccanismo che discrimina chi ha più bisogno di sostegno.”



