Milano scossa da un terremoto giudiziario nell’urbanistica: sei arresti, tra cui il magnate Andrea Bezziccheri, protagonista di uno scandalo che sembra uscito da un film di mafia urbana.
Non si è persa tempo la Guardia di Finanza nel mettere le manette ad Andrea Bezziccheri, imprenditore e patron della Bluestone, che ha l’onore di finire direttamente in carcere. Gli altri cinque protagonisti di questa saga giudiziaria – chiamiamoli “gli amici della città” – invece se la cavano con i domiciliari: Giancarlo Tancredi, ex assessore all’Urbanistica, Manfredi Catella, il fondatore di Coima, Alessandro Scandurra, ex membro della Commissione paesaggio del Comune, assieme a Giuseppe Marinoni, ex presidente della stessa Commissione, e al manager Federico Pella.
Dietro questo episodio che sa tanto di cantiere maledetto, il giudice per le indagini preliminari Mattia Fiorentini ha deciso di scoperchiare il pentolone dei reati di corruzione, falso e induzione indebita a dare o promettere utilità. Già il 23 luglio sono stati effettuati gli interrogatori preventivi, ma evidentemente non bastava qualche domanda a placare i sospetti di un sistema fatto di favori e appalti poco limpidi.
Come ciliegina sulla torta di questa storia, la Guardia di Finanza milanese – sempre pronta a intervenire quando l’urbanistica si trasforma nel Far West delle tangenti – ha messo in esecuzione l’ordinanza, dimostrando che nel mondo dorato degli appalti pubblici non mancano certo le occasioni per fare il salto dalla poltrona di manager a una comoda cella.
Insomma, in una città che si riempie la bocca di bellezza e innovazione, il potere reale sembra muoversi dietro le quinte con vecchie, vecchissime abitudini: una miscela letale di conflitti d’interesse, clientele e promesse da marinaio. E mentre la città si fa una nuova facciata, dietro le quinte si tessono trame che ricordano più un romanzo noir che una sana amministrazione pubblica.
Questa indagine getta una luce fosca sulle metamorfosi dell’urbanistica meneghina, dimostrando che quando si parla di piani regolatori e permessi, la questione non è mai solo tecnica o progettuale: spesso è una partita di potere e denaro dove le regole sono più un optional che una barriera. Nel mentre, i cittadini possono solo guardare, ammirare la facciata e cercare di indovinare chi tra gli “illustri” finiti ai domiciliari continuerà a dettare legge nelle belle stanze del Comune.



