Finalmente spuntano i primi indagati per le percosse aggravate dall’odio razziale, a seguito dell’aggressione antisemita avvenuta domenica scorsa in un Autogrill sull’autostrada A8 a Lainate. La vittima, Elie Sultan, si trovava lì con il figlio di appena sei anni, un dettaglio che rende la vicenda ancora più grottescamente surreale.
Le autoritĂ investigative hanno giĂ identificato tre persone coinvolte, grazie al lavoro della Digos, che conduce l’inchiesta sotto la supervisione del procuratore capo di Milano Marcello Viola e del sostituto Eugenio Fusco. Non si tratta di un’indagine lampo, ma almeno qualcosa si muove nel mare di indifferenza che spesso circonda queste aggressioni.
Da ciò che emerge, si delineano due momenti distinti di questa performance “memorabile”: prima un parapiglia verbale, prontamente filmato dal turista con il cellulare – perchĂ© ormai tutto è sotto l’occhio della videocamera, ben prima del Natale della Privacy – e poi il clou, un’aggressione fisica in bagno, lontano da sguardi indiscreti e telecamere. Quindi la violenza si svolge nell’unico luogo dove, nella moderna societĂ della sorveglianza, si penserebbe di poter contare su un minimo di privacy… o forse no.
Ma la storia non finisce qui: la Digos è in pieno fervore e sta mettendo sotto la lente d’ingrandimento tutte le facce presenti, circa quattordici o quindici persone che hanno avuto la fortuna o la sfortuna di assistere a questa messinscena, schierandosi silenziosamente in un ruolo ancora da decifrare, tra complici, testimoni e spettatori passivi.
Insomma, un quadro fosco di odio e stupidità che sfugge appena sotto la superficie di un’Italia che, per fortuna, almeno sembra voler reagire alla vigilia di un bivio fondamentale nella convivenza civile. Resta solo da scoprire se questi primi indagati saranno la punta dell’iceberg o un timidissimo avvio di giustizia in un sistema troppo spesso cieco e sordo nei confronti delle discriminazioni più crudeli.



