Ue regala il terzo sì a darolutamide: il cancro alla prostata avanzato festeggia, chi però?

Ue regala il terzo sì a darolutamide: il cancro alla prostata avanzato festeggia, chi però?

La Commissione europea ha finalmente detto sì alla commercializzazione di darolutamide, un inibitore orale del recettore degli androgeni, per il trattamento del carcinoma della prostata ormonosensibile metastatico (mHspc). Questa approvazione arriva dopo lo studio di fase 3 Aranote, che ha dimostrato che darolutamide, combinato con la terapia di deprivazione androgenica (Adt), riduce di ben il 46% il rischio di progressione radiologica o morte rispetto al placebo accompagnato da Adt.

Orazio Caffo, direttore di Oncologia all’ospedale Santa Chiara di Trento, dichiara con un entusiasmo da notaio: la nuova approvazione «apre nuove possibilità d’uso, con o senza chemioterapia, offrendo maggiore libertà ai medici di personalizzare le cure per combattere questa fastidiosa forma di carcinoma prostatico». Insomma, una terapia che prolunga la sopravvivenza libera da progressione di malattia senza far fare un salto mortale ai pazienti, grazie «alla sua ottima tollerabilità che permette di proseguire la vita quotidiana senza troppi fastidi».

Se non fosse abbastanza, Caffo aggiunge che, oltre a migliorare il controllo della malattia, questa combinazione fa miracoli nel salvaguardare la qualità della vita, con una tossicità quasi ridicola per chi affronta il cancro metastatico. Sempre nel 2024, in Italia si stimano circa 40.200 nuove diagnosi di tumore alla prostata, che, guarda caso, resta il più frequente tra gli uomini nel Paese.

Non finisce qui: il tumore della prostata è il secondo più diffuso e, per la precisione, la quinta causa di morte per cancro negli uomini a livello mondiale. Nel 2022, circa 1,5 milioni di uomini nel mondo si sono sentiti dare questa bella notizia, mentre quasi 400mila ci hanno lasciato per colpa di questa patologia. In Europa, sempre nel 2022, c’erano circa 474mila nuovi casi e oltre 115mila decessi. E insomma, sembra proprio che nel 2040 ci sarà un’impennata delle diagnosi, secondo le previsioni che parlano di quasi 3 milioni di nuovi casi.

Darolutamide porta un nuovo capitolo nella lotta al carcinoma prostatico

Christine Roth, vicepresidente esecutivo di Bayer, non nasconde il suo entusiasmo annunciando che questa è la terza approvazione europea per darolutamide e un balzo avanti importante per gli uomini con carcinoma prostatico avanzato. «Darolutamide è il primo inibitore del recettore degli androgeni a mostrare evidenti benefici nella qualità di vita correlata alla salute», commenta importando soprattutto l’aspetto della tollerabilità, quella cosa che conta quanto la sopravvivenza stessa.

Con la forza dei dati provenienti dagli studi Aranote, Arasens e Aramis, Roth scommette che darolutamide potrebbe diventare una delle armi terapeutiche più importanti nei diversi stadi del tumore prostatico. E chissà, forse anche un salvagente per chi bada non solo a vivere più a lungo, ma a farlo con dignità. Del resto, dietro questo farmaco ci sono i colossi Bayer e la Orion Corporation, la casa farmaceutica finlandese che ha deciso di puntare globale.

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