Trento e la democrazia a due voti: litigio legale tra candidate di Fratelli d’Italia e nessuna magia nei conteggi

Trento e la democrazia a due voti: litigio legale tra candidate di Fratelli d’Italia e nessuna magia nei conteggi

Che spettacolo! La polemica che non ti aspetti: due vote in più o in meno e scoppia il putiferio. La consigliera comunale Sara Bertoldi, avvocata per giunta, si affretta a tranquillizzarci con il suo aria di santa pazienza: «Mi spiace che si sia parlato di un’operazione opaca di riconteggio, bisogna usare i giusti termini e ci vuole misura». Eh sì, perché quando si tratta di amministrare una città, la dignità e la reputazione sono cose serie, mica un gioco da ragazzi.

La querelle nasce dal ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale presentato da Gabriella Maria Seminatore, collega di lista di Bertoldi in Fratelli d’Italia. La coraggiosa consigliere di Gardolo ha messo in discussione la validità del verbale elettorale e la proclamazione degli eletti datata 6 maggio, che, sorpresa sorpresa, ha dato la spunta a Bertoldi con 103 preferenze. Seminatore, invece, si è dovuta accontentare di 97 voti. Una sola domanda: come mai in un primo tempo sembrava lei la vincitrice? Mistero della democrazia locale.

Ma guardate un po’: le preferenze in questione erano ‘provvisorie’, pubblicate molto prima che l’ufficialità calasse da Comune e Regione. Bertoldi ci tiene a riferire la sua favola: «Nella fase di riconteggio, come è stata definita, ho guadagnato 18 preferenze in più rispetto ai dati parziali. Sono passata da 85 a 103 voti, mentre Seminatore è rimasta ferma a 97». Quindi, in sintesi, Bertoldi è passata da quasi perdente a vincente grazie a un ‘riconteggio’, e la collega si lamenta. E va bene, a ognuno il suo dramma.

Naturalmente, la porta del TAR è stata varcata da Seminatore che, poveretta, non ha resistito a questa ingiustizia così… incruenta. Bertoldi, senza perdere la compostezza, spiega che è «un diritto», anche se fa un po’ effetto che questa lotta intestina scoppi proprio dentro la stessa lista. Ma siamo così abituati alla coesione in politica, vero?

E che dire delle ‘due preferenze inizialmente assegnate’? Secondo Bertoldi, un semplice errore che «non incide sul risultato finale». Ah, bene, allora possiamo tutti tornare a casa sereni. Perché in fondo, un po’ di confusione e un paio di voti ribaltati non sono mica una tragedia, solo un piccolo incidente di percorso per chi regge le sorti di una città.

TAR, che hanno deciso di fare il loro dovere ricordando che «l’Ufficio elettorale centrale ha effettivamente attribuito due preferenze a Bertoldi riportandole dalle sezioni 78 e 87 — invece la controinteressata non ha conseguito alcuna preferenza». In poche parole, sì, qualcosa è stato assegnato male, ma l’inezia di due voti era così trascurabile che nemmeno vale la pena farci un discorso serio: Bertoldi è rimasta davanti con quattro voti in più. Un vero e proprio trionfo della matematica sulla paranoia elettorale.

Lo status quo è salvo, dice Bertoldi, che prontamente sgombra il campo da ogni malinteso con un tagliente «Non corrisponde al vero…» come se il semplice fatto che qualcuno abbia osato contestare quei due minuscoli voti fosse un’eresia degna di smentita pubblica. Secondo lei, quei due voti attribuiti a lei non erano affatto destinati a Seminatore, quindi tutta la contestazione sarebbe basata su aria fritta.

Ma al centro della storia non c’è tanto la confusione sulle preferenze, quanto la più sottile, ma irresistibile, necessità di sottolineare che, anche modificando quei pochi voti, la posizione di Seminatore non sarebbe comunque migliorata fino a superare la temibile collega Bertoldi. Come se essere avanti di quattro piccoli voti fosse una distanza incolmabile, un vero fossato elettorale. E non dimentichiamo la solenne dichiarazione di Bertoldi che tiene a precisare di aver sempre lanciato «un messaggio costruttivo» e di nutrire un «rispetto per l’operato corretto dell’amministrazione» — forse perché senza questa bacchetta magica dell’amministrazione, tutto il castello delle preferenze sarebbe semplicemente crollato.

Perché, ovviamente, il giudice non solo ha premiato la tenacia dei calcoli di Bertoldi, ma ha anche bocciato senza pietà il ricorso di Seminatore, dichiarandolo «inammissibile» e facendo sapere che la povera candidata non avrebbe «assolto all’onere probatorio nei termini previsti dalla giurisprudenza nella materia elettorale». Tradotto: portare accuse non è abbastanza, bisogna pure farlo a puntino secondo chissà quali arcane regole. Ah, la giustizia, luce splendente di chiarezza e precisione!

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