L’Unione europea potrebbe, però, decidere di mantenere i dazi medi del 4,8% previsti dallo status di Nazione più favorita o addirittura cancellarli per alcuni prodotti, lasciando alla decisione finale il presidente Donald Trump. Nel frattempo, come se non fosse già abbastanza complicato, l’UE pianifica contromisure nel caso i negoziati naufragassero entro il primo agosto, segno che la speranza non è poi così tanta.
Domani, il comitato tecnico degli Stati è pronto a votare un pacchetto di controdazi che combina due liste e ammonta a 93 miliardi di euro. Queste misure colpiranno alcuni prodotti americani con tariffe fino al 30%, una risposta diretta alla lettera di Trump che annunciava proprio dazi al 30% contro i prodotti europei dal primo agosto. La lista europea, però, resterà congelata almeno fino al 7 agosto, probabilmente per lasciare la falsa speranza che tutto si risolva prima.
Nel frattempo, i paesi dell’UE guardano già oltre, perché pare evidente che le contromisure attuali sarebbero insufficienti se i negoziati dovessero fallire. Si sta infatti formando una maggioranza qualificata tra i Ventisette per ricorrere allo strumento della controcessione, un’arma legale mai troppo usata ma adesso scomodata come ultima spiaggia. La Commissione europea ha addirittura preparato una scheda informativa sulle misure da adottare per questo processo, ma finora solo la Francia ha chiesto di attivarlo subito. Sarà curioso vedere se gli altri seguiranno o resteranno a guardare.
Parallelamente, gli Stati Uniti hanno annunciato nuovi accordi daziari: al 15% con il Giappone e al 19% con le Filippine. E, perché non bastasse, la Casa Bianca ha comunicato di aver inviato “venticinque lettere a paesi in tutto il mondo” senza però aggiungere alcun dettaglio. Magia diplomatica: tutti ricevano, senza sapere bene cosa e perché.



