C’è sempre qualcuno che si ostina a dire “no” alle geniali idee della Commissione viabilità, come modificare gli orari della ZTL, ampliare le pedonalizzazioni e limitare il parcheggio di Piazza Vittoria. Questa volta tocca al capogruppo di Forza Italia in Loggia, Paolo Fontana, e al segretario cittadino Flavio Bonardi, che si sono eretti a paladini della libertà automobilistica, opponendosi duramente alla maggioranza presente in Loggia. La loro brillante argomentazione? Lavorano alla difesa della «nostra città sempre più chiusa», come se fosse un gioiello delicato, anziché un agglomerato urbano inquinato e congestionato.
Insomma, il fronte del dissenso si allarga, giusto dopo che anche la solita Confesercenti – perché non bastava la voce dei commercianti ormai abituati a lamentarsi – ha alzato la voce contro la proposta della Commissione Viabilità. L’idea è semplice quanto utopica: aumentare gli spazi di parcheggio riservati agli abbonati residenti, così da scoraggiare la sosta di chi passa semplicemente per una visita mordi-e-fuggi a Piazza Vittoria.
Ovviamente, la cosa non poteva non far storcere il naso ai protagonisti del commercio locale, i quali già sopportano miracoli quotidiani come la concorrenza online e, per non farsi mancare nulla, i cantieri infiniti per la realizzazione del tram. «Una scelta che rischia di affondare ancora di più un settore già sull’orlo del baratro», lamentano come se fossero vittime inermi di un destino crudele che non hanno certo contribuito a decidere.
Forza Italia, da brava interprete del popolo, ha ben sposato questa lamentela e ora annuncia candidamente che la proposta sarà un «boomerang per il Comune», quasi fosse un invito a non provare nemmeno a migliorare il traffico o a salvare il centro storico dalla morsa delle auto. Il loro mantra? Non sia mai che si ponga un freno al commercio e all’artigianato, mondi che vivono in una condizione dipinta come «difficile» – chissà chi li ha messi lì.
Gli azzurri, con il loro stile inimitabile, rinfacciano alla Loggia di voler “progressivamente limitare l’accesso dei veicoli nel nucleo storico” e definiscono questa strategia non certo una visione da cittadina europea modello (come potrebbero mai essere le nostre città?) ma una vera e propria follia “talebana”. Parole forti, ma sempre condito da quel moderatissimo pragmatismo tipico di chi, da un lato, disapprova l’«accesso indiscriminato alle vetture private al centro» mentre dall’altro chiede all’amministrazione di valutare bene le “ricadute sociali ed economiche” – quasi fossero cataclismi epocali, al posto dei normali effetti di una qualsiasi regolamentazione urbana.
Nel frastuono di queste dichiarazioni emerge chiaro il messaggio: proteggiamo il diritto fondamentale di qualsiasi cittadino moderno… a tenere la macchina parcheggiata a ridosso della pasticceria sotto casa, senza alcun sacrificio. E se il centro si riempie di smog, ingorghi e caos? Beh, il commercio prima di tutto, mica la qualità della vita o il futuro dell’ambiente, giusto?
Eccoci dunque a ricordare che gli investimenti stanziati finora per potenziare il trasporto pubblico, migliorare mobilità sostenibile e ridurre il traffico sembrano non interessare proprio a nessuno – forse sono solo dettagli da noiosi urbanisti e ambientalisti acidi, di cui la politica si guarda bene dal preoccuparsi davvero.
Ah, perché mai basarsi sulle mere esigenze pratiche o sulla realtà dei fatti quando si può invece abbracciare la lirica accademica di Fontana e Bonardi? Evidentemente, i soliti parcheggi nel cuore della città non sono abbastanza per giustificare la loro inevitabile “soluzione restrittiva”. No, loro propongono un approccio metodologico che suona tanto come una lezione impartita ai principianti: nel grande teatro delle politiche di sostenibilità ambientale, riduzione delle emissioni e valorizzazione del centro storico, sarebbe ora di riflettere su come limitare l’accesso ai veicoli commerciali, naturalmente premiando quelli più “green”. Tutto molto nobile, se non fosse che – curiosamente – non si preoccupano troppo di garantire la sopravvivenza delle attività economiche o di preservare quel patrimonio urbano che tutti amiamo esibire a parole, ma forse non tanto nei fatti.