Mediobanca e MPS in guerra: Nagel e Caltagirone si lanciano frecciatine dopo l’ennesima svolta OPS

Mediobanca e MPS in guerra: Nagel e Caltagirone si lanciano frecciatine dopo l’ennesima svolta OPS
Fondi e poteri a confronto: la resa dei conti tra Caltagirone, Delfin e Mediobanca sulla battaglia per Mps

Aumenta il volume nella telenovela che vede protagonisti i pezzi grossi dietro la partita tra Mediobanca e Mps. Dopo l’avvio dell’offerta pubblica di scambio lanciata dall’istituto senese sul banco milanese, lo scontro si fa più acceso e personale. Tre giorni dopo le bordate sparate dall’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, contro i suoi azionisti di riferimento – ovvero il gruppo Delfin, il gruppo Caltagirone e, ovviamente, il governo – ecco puntuale la replica. Il gruppo dell’imprenditore romano decide di alzare la voce e smentire seccamente ciò che definisce “due oggettive falsità” lanciate da Nagel, scatenando così una girandola di contro-risposte degna di un duello all’ultimo colpo.

L’offensiva iniziale del clan Caltagirone,

Aumentano le tensioni in pieno scontro tra i protagonisti della partita Mediobanca-Mps: dopo il lancio dell’offerta pubblica di scambio da parte di Mps su Mediobanca, la quaranta giorni si infiamma con accuse, smentite e controrepliche degne di una commedia degli equivoci.

A pochi giorni dal duro attacco dell’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, contro i suoi maggiori azionisti, Delfin e Caltagirone, oltre al governo, arriva subito la risposta del gruppo romano, che imbraccia scudi e lance per difendersi, definendo “due oggettive falsità” le accuse rivolte da Nagel. Non resta che attendere la contro-risposta della banca, che ha confermato la correttezza di alcuni passaggi e si è ben guardata dal commentare altre critiche, prima che il gruppo Caltagirone rispondesse di nuovo con fermezza.

La battaglia si è subito spostata sui fatti, o meglio sulle versioni molto diverse delle azioni condotte nel delicato periodo a ridosso dell’assemblea di Montepaschi di Siena di aprile, chiamata a deliberare l’aumento di capitale necessario all’operazione di scalata. La prima contestazione di Caltagirone riguarda la presunta denuncia di Nagel secondo cui il gruppo avrebbe acquistato significative azioni proprio poco prima dell’assemblea, in particolare il 12% del capitale. Il gruppo romano smentisce seccamente, dicendo invece che già due mesi prima della riunione assembleare aveva raggiunto una quota del 9%, rigettando così la narrazione del banchiere.

Non basta: Caltagirone replica anche all’accusa di aver offerto un prezzo “uguale” agli altri acquirenti nella recente procedura di Accelerated book building (Abb). Il gruppo puntualizza che il prezzo offerto era superiore, proprio grazie a queste offerte più alte che si è poi allineato il prezzo finale fissato dal bookrunner, ovvero la Banca Akros. Questa procedura, affidata a Banco Bpm e alla sua controllata Anima, aveva portato fra gli acquirenti, oltre a Caltagirone e Delfin (gli eredi Del Vecchio), anche Banco Bpm stesso per il 15% di Mps a novembre. E proprio questa vendita sta incassando attenzioni giudiziarie, con un’indagine della Procura di Milano a seguito di un esposto di Mediobanca, aggiungendo altra carne al fuoco della disputa.

Sulla questione delle due “presunte falsità” attribuite a Nagel, Mediobanca non ha perso tempo a difendersi con quell’aria di assoluta trasparenza tipica delle grandi istituzioni. L’istituto milanese ha infatti dichiarato che l’affermazione riguardante il Gruppo Caltagirone e i suoi “significativi acquisti” in vista dell’assemblea degli azionisti di Mps è “del tutto aderente al vero”. Infatti, non si tratta di un semplice acquisto, ma di un vero e proprio triplicamento della partecipazione nel giro di pochi mesi, da novembre 2024 ad aprile 2025. E sì, Mediobanca è stata gentilissima nel fornire la cronologia precisa: dal 5% a dicembre, all’8% a febbraio, fino quasi a sfiorare il 10% nel giorno dell’assemblea di aprile. Facile da seguire, no?

Ma non è tutto, perché a rendere il quadro ancora più “interessante”, come ha sottolineato ancora Mediobanca, ci sono anche due nuove comparse di rilievo: le casse di previdenza Enpam ed Enasarco. Mentre a novembre 2024 non c’erano proprio, quest’anno invece hanno fatto il loro trionfale ingresso nel capitale di Mps, con percentuali rispettivamente del 2% e dell’1,8%. Una rimonta davvero entusiasmante, se consideriamo che si tratta pur sempre di casse di previdenza e non di semplici spettatori a bordo campo.

Passiamo alla seconda accusa, quella riguardante il prezzo del collocamento delle azioni del Mef a novembre. Qui, sorpresa delle sorprese, Mediobanca se la cava con un elegantissimo “mai detto”, facendo notare che “tale commento non è mai stato effettuato”. Segno che, forse, qualche voce si è confusa tra chiacchiere e scritti ufficiali. Ma è proprio lì che il gruppo Caltagirone ha individuato il proprio bersaglio, inveendo contro il comunicato diffuso dal consiglio di amministrazione di Piazzetta Cuccia la settimana scorsa. Secondo la controreplica capitolina, nel comunicato sì, non si è detto, ma si è scritto nero su bianco che l’imprenditore romano, Delfin, Banco Bpm e Anima “hanno presentato pressoché simultaneamente offerte con lo stesso identico premio” per accaparrarsi il 15% del Mef. Linguaggio asciutto e chiaro, non c’è dubbio.

Intanto, il botta e risposta infuocato arriva il giorno dopo l’annuncio di Luigi Lovaglio, l’amministratore delegato di Mps, il quale ha fatto sapere che ha intenzione di mandare a casa Nagel non appena l’offerta pubblica di scambio, prevista per chiudersi l’8 settembre, sarà completata – perché nulla dice più “fiducia” di un licenziamento appena chiusa una trattativa. Nel frattempo, proseguono a passi da lumaca le riduzioni, quantomeno in piccole percentuali, delle partecipazioni di Lucchini e Gavio nel Patto di Mediobanca. Insomma, un grande balletto di quote e potere che sembra non conoscere tregua.

Per completare il siparietto, il nostro banchiere in questione, dopo aver fatto tappa a Londra, si prepara a una nuova tournée internazionale: all’inizio della prossima settimana riprenderà il suo tour di incontri con investitori esteri, con l’obiettivo dichiarato di convincerli ad aderire all’ops. Perché si sa, a questo punto, più si è e meglio è… o almeno così sperano.

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