Movimento 5 Stelle usa per marcare le distanze da quella che loro stessa definiscono un’autentica bomba a orologeria: il fantasmagorico disegno di legge “Cresci Piemonte” della giunta Cirio. Un gioiellino normativo che promette di dimezzare i tempi delle procedure urbanistiche non solo per i fondi europei e del Pnrr, ma anche per ogni intervento privato superiore a sei milioni di euro – mica bruscolini.
I consiglieri regionali pentastellati, con Sarah Disabato in testa, non usano mezze parole: «Non possiamo proprio ignorare l’insopportabile fretta con cui la giunta vuole calare il tutto, con soli 24 ore di preavviso. Da paura, vero?».
Il tanto annunciato disegno di legge 94 ha fatto il suo debutto in seconda commissione a Palazzo Lascaris, gloriosamente presentato dall’assessore urbanistica Gian Luca Vignale. L’obiettivo? Ridurre fino alla metà i tempi delle varianti urbanistiche, perché quando si parla di fondi europei e statali, il cronometro fila veloce, e figurarsi se si può sprecare tempo nel bel mondo burocratico.
La norma, che ha tutto l’aspetto di un esperimento di fisica quantistica applicata all’edilizia, durerà fino al 31 dicembre 2030 – nel frattempo vedremo quante magagne riuscirà a scatenare. Secondo l’assessore, questo sprint è necessario per non perdere neppure un euro dei fondi promessi, perché – come sappiamo – ogni giorno è oro, specie nella rendicontazione.
Ecco, però il Movimento 5 Stelle non ci sta proprio a passare per complicato della situazione: «Siamo tutti favorevoli a snellire la macchina burocratica, ma mica a costo di buttare dalla finestra trasparenza e attenzione ambientale — sottolineano con enfasi. Insomma, Piemonte non vuole una legge fatta di scorciatoie che puzzano di pasticcio.»
Nel teatrino dell’opposizione, il Partito Democratico si trova a fare il doppio gioco dell’opposizione stessa. La legge urbanistica del 1977, ormai fossilizzata su un altro pianeta, è definita «inadeguata»: una diagnosi così ovvia che perfino una mazza potrebbe confermare senza troppi sforzi. La contemporanea norma transitoria, quella che si pretendeva fosse la soluzione magica, «nasce da esigenze concrete» — come se fosse un miracolo — ma richiede «approfondimenti e migliorie», ci avvertono i consiglieri Nadia Conticelli e Daniele Valle. Peccato che sia stato lo stesso sindaco Stefano Lo Russo a chiedere snellimenti ancora più drastici per i nuovi piani regolatori, richieste puntualmente lasciate cadere nel vuoto dal tanto prodigo Cirio.
Passiamo poi ad un vero gioiellino politico: per il Movimento 5 Stelle il nodo resta intatto e brucia. Dopo gli scandali milanesi, pare evidente che l’urbanistica non è un banalissimo esercizio burocratico di routine, ma roba rischiosa, epica quasi. La capogruppo Disabato ci regala un monito sublime:
«Qui si decide il futuro delle nostre città e dei nostri figli».
Peccato che a leggere la gestione fino ad ora, questo “decidere il futuro” somigli più a una partita di monopoli giocata male, con pezzi che saltano di qua e di là tra lobby, interessi vari e accelerazioni forzate. Ma probabilmente è solo colpa di chi non ha capito che l’urbanistica “seria e moderna” significa principalmente fare in fretta – e magari con qualche morto di troppo sul campo, urbanisticamente parlando.