Paola e Igor: una coppia inscindibile, o forse invertibile. Poco importa l’ordine, perché questi due sono i protagonisti delle intricate trattative per decidere i candidati governatori nelle imminenti Regionali d’autunno. Igor, al secolo Taruffi da Porretta Terme, è la pietra angolare del “tortello magico” di Elly Schlein, che gli ha affidato la missione di far quadrare il cerchio secondo il suo invincibile mantra: “Testardamente unitari”. Tradotto per chi ha perso la bussola, significa che il Partito Democratico deve per forza allearsi con il M5S in tutte e cinque le regioni al voto. Dall’altra parte abbiamo Paola, ovvero la Taverna di Torre Maura (Roma), vicepresidente M5S, ormai fuori dal Parlamento ma “riciclata” dal partito e incaricata da Giuseppe Conte di gestire le trattative con il PD, naturalmente con l’atteggiamento inflessibile di chi pretende visibilità e rifiuta di essere l’ultima ruota del carro. Un programma mica da ridere.
Nel frattempo, il divertimento si concentra in Toscana. Il governatore uscente, Eugenio Giani, gode di un invidiabile consenso del 58,5% secondo l’ultimo sondaggio de Il Sole 24 Ore, ma ha il torto imperdonabile di essersi ricandidato senza il permesso della sua nuova padrona, Schlein, e – sorpresa! – neppure il M5S lo vuole sopportare. Da sottolineare che ben 170 sindaci su 273 gli avevano già espresso il loro sostegno, senza chiedere permessi o autorizzazioni da Roma. Lo scandalo è tale che ci voleva un maestro nell’arte dell’ordine e della disciplina: ecco allora spuntare Igor, classe 1979, passato dalle fila di Rifondazione Comunista ed emerso dall’anonimato proprio quando meno serve a qualcuno il suo curriculum, ora improvvisatosi regista della “macchina” del partito democratico. Fino al giorno prima, guarda caso, non risultava nemmeno iscritto al PD.
La consegna di Schlein a Taruffi è stata chiara e delicatissima: “Igor, pensaci tu”. Inevitabile, quindi, che Taruffi chiamasse Giani per intimargli di far smettere quei sindaci “ribelli”, ignari di giocare a braccio di ferro contro il nuovo capo. Risultato? Tutti spontanei, anche quelli politicamente favorevoli a Schlein. La risposta di Giani? Semplicemente chiudere il telefono in faccia. Nonostante ci si trovi in una “democrazia” basata sul dialogo e la trasparenza, al Nazareno decidono di passare alla modalità “sceicco che ordina”.
Il governatore, pure nettamente favorito rispetto al centrodestra di almeno 15 punti percentuali, viene convocato nella sede del partito e sottoposto a quella che si potrebbe definire una farsa processuale, ovviamente alla presenza della segretaria. La sentenza è una bomba di pragmatismo: “Prima chiudiamo gli accordi su Campania e Puglia con il M5S, poi si vedrà la Toscana”. Traduzione? Tu stai lì e aspetti, non ti permettere il lusso di fare scelte autonome o di disturbare chi manovra dietro le quinte.
Giani, noto come «Rocky» per la sua incredibile capacità di incassare colpi senza battere ciglio, ha fatto buon viso a cattivo gioco. Dopo quattro ore e mezza di interminabile resistenza, si è avviato verso l’uscita, incontrando una folla di giornalisti affamati di scoop.
Ma ecco spuntare l’inossidabile «Igor»: con un guizzo degno di un eroe da fumetto, si fa avanti deciso verso Eugenio, il quale, piuttosto contrariato, replica: «Esci da dietro». Ovviamente, niente da fare, il sipario non si alza così facilmente.
A quel punto interviene Taruffi, scudiere pasticcione ma fedele, che scorta il povero «Eugenio» fino alla sua auto, ostacolando qualsiasi tentativo di intervista sotto i riflettori. Un vero dramma in piena regola: chi avrebbe mai immaginato tanta segretezza!
«Igor» è un personaggio tutto pepe: bonomia emiliana da vendere, amicone di chiunque, ma con un brevetto sorprendente per l’autoritarismo quando evidentemente non sa come cavarsela. Raccontano dalla minoranza del PD: «Questa non è mica la squadra del Pd di Porretta, eh! Se vuoi dare il colpo finale devi prima conoscere per filo e per segno gli statuti, non improvvisare. Però, pian piano, sembra che li stia studiando, guarda un po’».
Il colpo di scena è che, grazie alla crisi dei riformisti, Taruffi – con il placet di Elly Schlein – si è preso non solo il controllo dell’«organizzazione», ma pure la delega sugli «Enti locali», cioè proprio quella chiave della trattativa che sembra spaccare le parti.
Questa delega sarebbe dovuta andare a un altro «Uffi», anch’egli emiliano, cioè Davide Baruffi. Peccato che il nostro Baruffi sia troppo occupato nel suo ruolo di assessore per potersi occupare di queste simpatiche beghe di partito. Fortuna che c’è «Igor» al suo posto.
«Igor», poi, perde ogni occasione per esibire il suo orgoglio – niente meno che un’amicizia con Guccini – e la sua proverbiale tenacia: «In molti oggi dubitano di me… ma io da giovane giocavo nella Pistoiese, e ho marcato Pirlo, eh!» Eh già, una traccia indelebile nel mondo del calcio amatoriale che non si cancella facilmente.