Il Bitcoin ha appena frantumato un altro record, superando la soglia — mica da ridere — dei 122.000 dollari in una giornata di scambi che sembra un party esclusivo tra ottimisti incalliti. A spingere questo rally, l’attesa spasmodica per la cosiddetta “Crypto Week” in quel tempio del pragmatismo economico chiamato Washington.
Nel frattempo il Parlamento degli Stati Uniti si appresta a discutere tre ambiziosi progetti di legge che, se approvati, promettono di rivoluzionare il caos normativo che da sempre circonda gli asset digitali. Non è esattamente una novità che il presidente Donald Trump abbia i suoi piani grandiosi sull’America come “crypto capitale del mondo”; anzi, durante il suo secondo mandato non ha mai fatto mistero di voler trasformare il paese nella Silicon Valley delle blockchain. E per non farci mancare nulla, a gennaio ha lanciato pure una sua coin meme, che dopo un decollo spettacolare si è stabilizzata intorno ai 10 dollari, lontano dal picco iniziale sotto i 50.
Il risultato? La regina delle criptovalute, il Bitcoin, ha chiuso con un rialzo del 2,67% a quota 122.390 dollari, prima di stabilizzarsi giusto sotto i 120.000. Questa impennata non arriva dal nulla: negli ultimi giorni il bitcoin ha macinato record su record, spinto dal flusso di denaro negli ETF e da una (finalmente) maggiore chiarezza regolamentare. Insomma, quando le tensioni commerciali continuano a salire — soprattutto dopo i tassoni Usa al 30% su Ue e Messico — le criptovalute diventano il rifugio glamour per investitori speranzosi.
E a sentire gli esperti, il carnevale potrebbe durare ancora: il rally potrebbe continuare fino a dicembre con un ipotetico picco a cavallo tra i 200.000 e i 300.000 dollari, un bel salto per chi aveva dubbi sul futuro delle criptovalute.
Gli analisti, per spiegare questa fiammata, sono partiti a manetta con fantasticherie che mettono insieme un taglio dei tassi Fed (un desiderio che Trump inveisce a ripetizione contro il presidente della Banca Centrale Jerome Powell) e un’hype sfrenata per gli ETF crypto, i veri protagonisti di questa festa.
La tanto chiacchierata Crypto Week, quel festival annuale che riunisce i guru e gli aspiranti dominatori del mercato mondiale delle criptovalute, si svolge fino al 18 luglio. Nel mirino c’è una normativa che dovrebbe mettere un po’ d’ordine e trasparenza in questo zoo digitale, con l’obiettivo di strappare più investitori al mercato tradizionale e far capire ai poveri mortali cosa diamine siano realmente questi token digitali.
French Hill, il presidente repubblicano della commissione Servizi Finanziari della Camera, non si risparmia in proclami altisonanti:
“Stiamo spingendo per una legislazione storica che stabilisca regole chiare per le risorse digitali: vogliamo proteggere consumatori e investitori, definire norme per l’emissione e la gestione delle stablecoin garantite dal dollaro, e bloccare una volta per tutte la creazione di una valuta digitale della banca centrale, così da tutelare la privacy finanziaria degli americani.”
In definitiva, una partita tra chi ambisce a regolare il far west delle crypto con una legge che suona tanto bene quanto complicata, e chi intanto gode a vedere il prezzo del Bitcoin volare. Il tutto mentre l’ombra delle trame politiche e delle mosse strategiche del banchiere centrale amico o nemico fa da sfondo a questo spettacolo di luci e ombre digitali.