Jesolo sta vivendo un vero e proprio terremoto edilizio: palazzine nuove di zecca, appartamenti tirati a lucido, condomini da far invidia a Milano e quartieri che spuntano come funghi dopo la pioggia. E tutto questo senza nemmeno fermarsi un attimo. Un miracolo? Una fortuna? Chiamatelo come volete, ma il sindaco Christofer De Zotti ci mette la faccia e spiega che, nonostante la gioia, si è deciso di imporre un ‘programma di regole chiare’ per evitare che Jesolo diventi un caos senza freni.
Il mercato immobiliare a Jesolo è così caldo che sembra quasi scottare. E sì, nuove costruzioni spuntano ovunque, quasi come se qualcuno avesse premuto il tasto “duplicazione”. Ma il nostro amato sindaco ci rassicura: «Non è un’esplosione improvvisa, ma una tendenza consolidata da anni». Perfetto, allora proviamo a mettere ordine nel disordine. Dopo il piano casa del 2010, gli ultimi anni, a partire dal 2020, hanno visto questa marcia inarrestabile.
Sembra quasi scientifico. Jesolo, infatti, è una città nata nella preistoria immobiliare, tra gli anni ’60 e ’70, e il suo patrimonio edilizio è il tipico esempio di “vintage”, con tutti i difetti del caso: accessibilità pessima per i disabili, efficienza energetica ridicola e un look che fa piangere gli architetti. Quindi ben venga il rinnovamento, anche se con qualche regola nuova per evitare che si costruisca come se non ci fosse un domani.
Chiediamoci però: quali sono queste “regole chiare”? Spoiler: non sono il solito bla bla bla da amministrazione pubblica. L’obiettivo è mettere in fila questo caos immobiliare in crescita, cercando magari di ritagliare qualche spazio pubblico tra un palazzo e l’altro perché, chissà, qualcuno potrebbe ancora volere un posto dove respirare aria fresca a Jesolo. Roba da matti, vero?
E mentre i costruttori hanno l’aria di chi aspetta solo l’ok definitivo per scatenarsi, si parla già di un boom immobiliare in arrivo. Forse è un modo elegante per dire: tenetevi forte, perché tra poco cemento a go-go e nuovi grattacieli da spiaggia arriveranno a frotte.
Quando il sindaco accenna alla necessità di non dimenticare gli spazi pubblici, parla di quelle misure di compensazione che sembrano essere la versione urbanistica di “un piccolo sacrificio per il bene comune”. Insomma, se devi mangiare una fetta di torta più grande, lascia almeno due briciole per gli altri.