Che sorpresa, un’altra brillante trovata del centrodestra: ben 128.000 euro spesi per piazzare alberi in vaso in sette piazze del centro storico di Bologna. Come se il verde cittadino avesse bisogno di una bella presa in giro a suon di spese pubbliche gonfiate. E naturalmente, gli attacchi arrivano anche dalla sinistra, che non perde occasione per sottolineare quanto questo intervento sia ridicolo rispetto al consumo reale di suolo e al taglio sistematico di alberi, come quello al Giardino San Leonardo.
Riccardo Gandini, segretario provinciale del Prc, non si trattiene: definisce gli alberi in vaso di piazza Maggiore non solo una beffa, ma uno spreco di denaro pubblico, l’ultimo esempio dell’ipocrisia dilagante nella città. Rifondazione Comunista, insieme ai consiglieri di Sinistra Unita, ha pazientemente calcolato che mentre 1.000 alberi sono stati brutalmente abbattuti per chissà quali cantieri, solamente 100 alberelli in vaso – quelli destinati, ovviamente, a morire entro poche settimane – vengono piantati. Un vero impegno ecologico, niente da dire.
Non finisce qui. Ilaria Falossi, portavoce provinciale dei Giovani Comunisti, spara a zero sul cosiddetto “polmone verde” del Giardino San Leonardo, dove il Comune ha deciso di fare il solito dispetto alla natura: abbattere diversi arbusti e tre alberi per far posto ai comodi degli amici della Johns Hopkins. Per i non addetti ai lavori, è quella multinazionale privata che si nutre dei nostri soldi pubblici. Altro che lealtà ambientale, qui siamo a un festival del greenwashing degno di uno spettacolo da cabaret politico.
La Giunta, con proverbiale coerenza, si contraddice da sola e mostra il suo miglior “ambientalismo da salotto”, quello elegante e sterile che tanto piace a chi ama le chiacchiere ma odia gli alberi veri.
Matteo Di Benedetto, capogruppo della Lega e presidente della commissione Bilancio di Bologna, si unisce al coro di indignazione: “La faccenda degli alberelli nelle piazze sta assumendo proporzioni grottesche”, dice, con tutta la serietà di chi tiene al portafoglio pubblico. I documenti parlano chiaro: 128.000 euro per poco più di un centinaio di piante, che significa spendere oltre 1.200 euro a ‘arbusto’. Sette alberi in vaso più costosi di un diamante, insomma. Un ottimo investimento per dimostrare come si possa sprecare denaro con stile.
Ah, quei minuscoli alberelli piantati con tanta enfasi dal sindaco Matteo Lepore nella piazza più calda di Bologna. L’ombra che promettono durante le ore più ardenti? Letteralmente inesistente. Ma certo, a cosa servirebbe un’ombra reale quando si può benissimo puntare sul virtuosismo del greenwashing? Naturalmente, tutto questo è venduto come una misura anti-isola di calore, anche se l’obiettivo sembra completamente mancato.
Di Benedetto, leghista per chi se lo stesse chiedendo, non ha certo perso tempo e chiede spiegazioni su come sia stato possibile dilapidare cifre da capogiro per queste piante che, diciamolo pure, avrebbero un costo ridicolo se acquistate da semplici privati. E poi, comprando al dettaglio per un Comune, il prezzo dovrebbe scendere ancora di più. Macché, qui i numeri lievitano a piacimento.
Lui avverte senza mezzi termini: o arrivano risposte dettagliate, oppure l’amministrazione si troverà a risponderne in audizioni specifiche. Quel che è certo è che la spesa non sembra giustificata da un progetto serio, piuttosto da un tentativo maldestro di mostrarsi “green” senza fare nulla di concreto. D’altronde, parole sacrosante:
“Che cosa significa acquistare piantine così costose per una misura spot che serve solo a fare propaganda e a calmare gli ambientalisti da tastiera?”
Dal canto loro, i “brillanti” collaboratori del centrodestra suggeriscono una strategia un po’ più… concreta: deimpermeabilizzazione dei terreni, ampie aree verdi, biodiversità, ecosistemi duraturi. Insomma, roba che potrebbe davvero combattere il caldo e il problema delle isole di calore. Ma si sa, è molto più facile piazzare qualche vasetto e tagliare un nastro.
Fratelli d’Italia: richiesta di trasparenza o solo l’ennesima scena da commedia?
Paola Francesca Scarano, esponente di Fratelli d’Italia, con la parlantina affilata come una spada, definisce l’idea di Lepore una “ridicola trovata”. Immaginate: alberelli in vaso da appartamento piazzati, sì proprio così, in quella che dovrebbe essere la piazza più assolata della città, Piazza Maggiore. Un vero capolavoro di marketing per distogliere lo sguardo dai numerosi alberi abbattuti in nome di lavori cittadini più o meno necessari come quelli per il tram.
In effetti, mentre si spendono a palate migliaia di euro per qualche piantina che nemmeno fa ombra, dalla Viale Aldo Moro a Via Lepido più di 600 alberi sono stati buttati giù ogni anno, tra tagli e manutenzione scarsa, quasi come se non ci fosse un domani. E l’effetto finale? Una città sempre meno verde e sempre più calda.
“Non bastano 100 mini alberi, utili solo a creare la scenografia per qualche foto da condividere sui social, specie quando il Comune ha speso la bellezza di almeno 128.000 euro per questi ‘regali vegetali’. Chiederemo chiarezza, vogliamo sapere chi ha fornito e piantato questi arbusti costosi e inutili.”
Il messaggio è chiarissimo: i cittadini sono stufi di proclami vuoti e sfilate d’immagini patinate. A Bologna serve un piano serio per il verde pubblico, manutenzione degna di questo nome e, soprattutto, soluzioni strutturali, non spot da campagna elettorale. Ma si sa, il verde vero non fa notizia come un vaso su un marciapiede.