Trento si vanta del suo regolamento sull’intelligenza artificiale: ecco come si crede capofila d’Italia

Trento si vanta del suo regolamento sull’intelligenza artificiale: ecco come si crede capofila d’Italia

«Siamo i primi in Italia», proclama Andreas Fernandez, l’assessore alla transizione ecologica e digitale del Comune di Trento, con la certezza di chi ha appena inventato la ruota in un’epoca digitale. La sua ultima trovata? Un regolamento «sartoriale» per l’uso dell’Intelligenza Artificiale, che promette di essere «responsabile, consapevole, trasparente ed etico». Sì, proprio così, come se bastasse un pezzo di carta firmato in via Belenzani per mettere a tacere la minaccia di robot assassini come quelli di *Mission Impossible* o *Terminator*. Al massimo, dice lui con fare preoccupato, si rischia che l’IA spi un po’ troppo i nostri dati personali e i segreti del Comune. Se ve lo stavate chiedendo, non è fantascienza: «L’IA nel futuro mostrerà tutti gli errori fatti negli anni passati, soprattutto sulla privacy», avverte don Fernandez. Tradotto: preparatevi a un sacco di grattacapi, perché la stiamo usando come se fosse una bacchetta magica.

Il regolamento che nessuno aveva osato creare

Un mese. Questo è tutto il tempo che ci è voluto per partorire il regolamento più unico che raro in Italia. A firmarlo, oltre a Fernandez, c’è anche il dirigente comunale Mirko Franciosi, che si è autoproclamato responsabile dell’intelligenza artificiale, come se fosse diventato capo di un ordine monastico improvvisamente dedicato al culto dell’algoritmo. Il prezioso codice di condotta, si dice, è stato ispirato dalle austere regole applicate all’interno dell’Università di Trento e, chissà come, pure da quelle del quotidiano economico Il Sole 24 Ore. Da un mix così raffinato si è partiti per cucire addosso alla città un protocollo imbattibile.

Ma perché tutta questa fretta? La risposta è semplice e non banale: con l’arrivo di meraviglie come ChatGPT e OpenAI, il mondo sembra aver accelerato come se ieri fosse il Medioevo. In questo scenario, l’amministrazione pubblica, notoriamente famigerata per la sua rapidità ed efficienza, ha capito che neanche può permettersi di arrancare dietro. Secondo Fernandez, l’IA non è solo uno status symbol, bensì un acceleratore di pratiche: verbali stilati in quattro e quattrotto, sintesi immediate, gestione dati rapida per politiche “data driven”. Insomma, l’IA è il nuovo asso nella manica che modernizzerà lo stanco apparato comunale.

Peccato però che questa nuova era digitale richieda regole chiare e un “metodo di lavoro”: evidentemente, finora si navigava a vista. Il punto focale è la privacy, quei dati sensibili che non vorremmo finissero nella lista degli “errori del passato” di cui Fernandez tanto parla. Ma attenzione: non pensiate che l’IA sia un oracolo soprannaturale, capace di fornire soluzioni miracolose. No, è solo uno strumento, proprio come una matita… solo che più complicata e con un sacco di occhi che ti osservano.

Ma guarda un po’, l’intelligenza artificiale spesso sbaglia, ha ammesso candidamente Franciosi. Chi l’avrebbe mai detto? È quasi come se volessero farci credere che queste meraviglie tecnologiche non siano infallibili divinità digitali. Quindi, detto in soldoni, serve un bel po’ di pensiero critico per giudicare le loro risposte. Un’innovazione sconvolgente, davvero.

Ora, per la gioia dell’opinione pubblica preoccupata di affidare i propri dati sensibili a qualche mostro di silicio, l’amministrazione comunale ha deciso di metterci una pezza con sistemi certificati per la sicurezza e la privacy dei dati. Sì, avete capito bene: i documenti riservatissimi verranno gestiti da un’intelligenza artificiale “generativa” che lavora rigorosamente a circuito chiuso, rinchiusa gelosamente all’interno dei confini del Comune.

Non basta blindare i dati, però: il Comune ha promesso di fornire corsi di formazione a pioggia e percorsi di educazione digitale a tutto spiano, così da far capire finalmente alla gente cos’è davvero l’intelligenza artificiale. L’assessore ha spiegato con la saggezza di un oracolo che, udite udite, “alle persone manca ancora la conoscenza di cosa sia oggi l’intelligenza artificiale”. Un’epifania degna del nuovo millennio!

Il nostro supereroe locale ha aggiunto poi: “Siamo davanti a una rivoluzione tecnologica che sarà paragonabile, per impatto, all’arrivo di internet”. Chissà se chi ha vissuto mezzo secolo di internet ha apprezzato questo paragone “illuminante”. E ancora: “Il mondo dopo internet è cambiato in 15-20 anni, adesso tutto corre molto più veloce”. E con questa perla di saggezza si chiude il cerchio del discorso, a quanto pare.

Norme a misura di intelligenza artificiale: la rivoluzione di via Belenzani

Eh sì, per non farsi travolgere dagli eventi e per non perdere la faccia, il Comune di Trento vuole mettere ordine nel caos dell’intelligenza artificiale. Come prima mossa, hanno nominato un responsabile ad hoc, perché serve sempre un uomo o una donna della provvidenza a cui dare la colpa o il merito, dipende dagli eventi.

Dopodiché, ovviamente, arriverà un codice di condotta studiato appositamente per addomesticare gli algoritmi e congelare qualche dubbio sulla governance digitale. Ma non finisce qui: il Comune ha intenzione di sfornare una lunga serie di circolari molto precise, che dettaglieranno come usare i vari strumenti che sfruttano l’intelligenza artificiale. Il tutto, ovviamente, nel pieno rispetto del regolamento sulla privacy e del trattamento dei dati sensibili, perché le apparenze devono essere impeccabili.

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