Modena: Pd in tilt per le spese folli del «caso Amo», ecco chi si arrende tra dimissioni e polemiche

Modena: Pd in tilt per le spese folli del «caso Amo», ecco chi si arrende tra dimissioni e polemiche
Amo, l’Agenzia della mobilità e del trasporto pubblico locale modenese, avrebbe fatto sparire la bellezza di mezzo milione di euro. Ovviamente “avrebbe” perché, si sa, le accuse sono solo opinioni finché non si prova il contrario. Ma non è tutto: questo spettacolare furto ha fatto cadere come birilli due eminenti signori, l’ex amministratore unico Stefano Reggianini (oggi segretario provinciale del PD) e l’ex direttore generale dell’agenzia nonché non nuovo assessore all’urbanistica di Carpi, Alessandro Di Loreto.

Che sorpresa! Il caso, degno di una telenovela tragicomica, ha sconvolto non solo la partecipata, ma l’intero panorama politico di Modena. I corridoi del PD modenese sono stati teatro di chiacchiere e prese di posizione finché la pressione è diventata insostenibile e, sorpresa delle sorprese, i due signori hanno deciso di sgombrare il campo dei loro “impegnativi” incarichi.

Stefano Reggianini, o il maestro dell’autodifesa, ha dichiarato (con quella solita modestia che contraddistingue chi forse ha qualcosa da nascondere):

“Il clima politico (e umano) che si è creato è talmente degenerato che non ritengo di poter proseguire oltre nel ruolo di segretario provinciale, per non coinvolgere ulteriormente la comunità politica che mi aveva dato fiducia pressoché all’unanimità.”

Insomma, tutto è colpa del mondo, meno che dei suoi famosi “spese pazze”. E ovviamente ribadisce la sua “estraneità ai fatti” e invita tutti a ricordare quanto è onesto e corretto – che tocchiamo ferro, eh?

Comunque, giustamente, non ha voluto infangare ulteriormente le gloriosissime fila del PD, quindi ha preferito accomodarsi gentilmente fuori dal comitato, lasciando scintillante di luce propria il campo per il prossimo eroico segretario provinciale. La federazione modenese, come in un loop infinito, avrà ben 30 giorni per riorganizzare la festa e scegliere nuovo leader. Per la gioia di tutti.

Ricordiamo a scanso di equivoci che proprio lui, Reggianini, amministratore unico fino al 2025, è stato il primo a presentare una denuncia di ben 300 pagine – una sceneggiatura da Oscar! – il 24 giugno scorso, dopo aver passato due mesi a scriverla. Un capolavoro della burocrazia, insomma.

Ma non è finita qui. Mentre Reggianini si fa da parte, arriva pure il ritiro di Alessandro Di Loreto, manager di rango che ha diretto l’agenzia dal 2019 al 2023 e ora si diverte ad amministrare il patrimonio edilizio di Carpi come assessore all’Urbanistica. Anche lui ha deciso che meglio mollare tutto e fuggire dalle polemiche: serenità garantita (sic!) dal punto di vista personale e professionale, ovviamente.

Che spettacolo! Una rapina da mezzo milione, due carriere in frantumi e un partito che sembra più un castello di carte instabile. E il popolo? Ah, il popolo si diverte a guardare la farsa.

Non si preoccupi, caro lettore, perché il buon Di Loreto è già pronto a spiegare ogni singola mossa con il suo solito piglio di chi è certo che “il mio operato sarà presto chiarito”. Ma, in apparente atto di generosità e autocoscienza, ha scelto di presentare le sue dimissioni irrevocabili. Naturalmente, non per fuga o ammissione di colpa, ma per amore della sua città e del progetto politico che – lo tenga a mente – continua a considerare suo. Che magnanimità, proprio uno spartito da manuale della politica responsabile.

Nel frattempo, mentre i cittadini si chiedono cosa sia successo davvero, il neo presidente dell’Agenzia per la Mobilità, Andrea Bosi, si dà da fare convocando un’assemblea dei soci per il 16 luglio, su richiesta – udite udite – dei Comuni di Carpi e Modena, insieme alla Provincia di Modena. Il tema? Valutare “azioni di responsabilità a propria tutela”. Tradotto: qualcuno si sente preso per i fondelli e vuole capire come mai il tappeto sotto i piedi sta letteralmente cedendo.

I solerti sindaci Mezzetti e Righi, insieme al presidente della Provincia Braglia, non si scoraggiano e ribadiscono con enfasi che i soci di aMo si sentono “parte lesa”. Non una parola di troppo, solo la ferma intenzione di ricevere “chiarimenti ufficiali” che avevano già richiesto – udite udite – il 25 luglio scorso. Sì, avete capito bene: mesi fa. Nel frattempo, il sipario si è aperto e le “tante informazioni” continuano a trapelare come acqua da un colabrodo direttamente sulla stampa locale, in un bipolare gioco di silenzi e mezze verità degno di un romanzo giallo con protagonista l’inefficienza.

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