Bolzano si prepara a rinnovare la consulta immigrati, tra nomine fumose e sogni di doppia cittadinanza

Bolzano si prepara a rinnovare la consulta immigrati, tra nomine fumose e sogni di doppia cittadinanza

Qual è il valore democratico di un organismo che si regge sulle fragile basi di un’affluenza da prefisso telefonico dimenticato? Sì, parliamo proprio della consulta degli immigrati di Bolzano, la cui ultima tornata elettorale ha attirato l’incredibile partecipazione – aggrappatevi alle sedie – del 13,8% degli aventi diritto. Ovvero 1.401 elettori su 10.118 ammessi al voto. Non esattamente il trionfo della democrazia partecipata, no?

Per capire il livello di “impegno”, basti pensare che ad alcuni candidati sono bastate appena 21 preferenze per aggiudicarsi un posto. Una vera selezione naturale, con due pugnetti di voti che aprono le porte a un mandato elettorale.

Un dato così singolare non ha lasciato indifferente la giunta comunale, neanche quella precedente guidata da Caramaschi, che aveva già iniziato a pensare a un rinnovamento dello statuto in materia. A prendersi ora la responsabilità dell’ennesimo esperimento politico è l’assessore all’Integrazione, Tritan Myftiu di Fratelli d’Italia, erede di un settore un tempo nelle mani della consigliera dei Verdi Chiara Rabini. E, sorpresa, la musica non è cambiata: le criticità restano le stesse.

Tritan Myftiu fa il tragico resoconto:

«Nelle ultime elezioni si sono presentati pochi candidati, non solo a Bolzano, ma anche in altre città come Merano. E quei pochi eletti spesso non si degnavano di partecipare neanche a una riunione della consulta.»

La ciliegina sulla torta? Continuare a insistere con elezioni che funzionano da spot elettorale senza attivare alcun tipo di coinvolgimento reale è inutile. Meglio risparmiare quei circa 50.000 euro, magari da dirottare verso qualcosa di più concreto. L’esperienza personale dell’assessore, che ha fatto parte della consulta, non lascia dubbi: è un carrozzone di facciata, non un organismo vivo e pulsante.

Per sorprendente affinità, anche il sindaco Claudio Corrarati annuisce a questa spending review, ma si preoccupa di rassicurare che il rinnovamento sarà “oculato”. Immagino con un paio di occhiali da vista “iperfocali”.

Chi avrà l’onore di partecipare

La brillante idea di riforma passa da una rivoluzionaria conversione del sistema elettorale in un sistema di nomina. Niente più elezioni svolte con la tanto disprezzata partecipazione di massa da prefettura, ma selezione top-down dalla giunta. Peccato che questa sarà basata sulle proposte di associazioni e gruppi d’interesse delle comunità straniere, cioè sulla miglior “caccia al raccomandato”. Un sistema che di democratico ha davvero poco, a meno che non consideriate democratico il voto di un solo designatore con il megafono.

Di nuovo, ci saranno anche quei cittadini stranieri che riusciranno a spuntarla tramite lunghi dieci anni di attesa o, nemmeno a farlo apposta, attraverso il sublime cavillo del matrimonio che apre la porta della cittadinanza italiana. Ovviamente avranno la lodevole facoltà di partecipare se riusciranno ad accumulare anche la tanto ammirata doppia cittadinanza, perché – nelle parole dell’assessore – “sono persone…” (qui l’articolo si interrompe, lasciando intendere che si intendano “persone che contano”).

Consulta degli Immigrati di Bolzano, fondata nel lontano 2005 (incredibile, vero?), possa finalmente svolgere il suo ruolo per cui è stata istituita. Quel famoso “ponte” di contatto che doveva facilitare il processo di integrazione, nato da una delibera comunale del 2003, evidentemente ha bisogno di un piccolo… ritocco. Perché, si sa, integrare è facile finché non si deve fare sul serio.

E ovviamente, come da tradizione infinita della burocrazia italiana, non si farà nessuna rivoluzione. Il tanto annunciato “sistema nuovo” sembra solo un copincolla del già visto, adottato dalla Consulta degli Immigrati provinciale nata nel 2011 (perché reinventare la ruota?). Il sistema di nomina dei 18 componenti sembra decisamente più un esercizio di stile che una reale rivoluzione democratica.

Corrarati e Myftiu, con la loro incrollabile fiducia, sono pronti a scommettere sul fatto che questa “riforma” (che sa tanto di déjà vu) passerà senza intoppi. D’altronde, persino le opposizioni di prima avevano provato a fare qualcosa di simile, giusto per lasciare qualche traccia di partecipazione della comunità straniera in città. E tutto questo, ovviamente, senza abbandonare il sistema elettorale di comodo. La promessa? Garantire una rappresentanza geografica mica da ridere, che divide i cittadini stranieri in comode “macroaree di provenienza”. Adesso sì che ci sentiamo tutti rappresentati, no?

L’ex assessora e capogruppo dei Verdi, la perspicace Chiara Rabini, sfoggia un sorriso dipinto a mano ricordando quel “lungo percorso bipartisan” che ha illuminato il cammino verso una riforma che, guarda un po’, si stava aspettando proprio l’avvio della nuova consiliatura. Come se aspettare fosse la miglior strategia per rinnovare gli organi di rappresentanza.

L’amletico dubbio sul sistema di nomina

Rabini, con la sua usuale dose di pragmatismo, specifica che la riforma non deve limitarsi solo a chi si sceglie come compagno di viaggio nella Consulta. No, bisogna anche dargli poteri veri, riconoscimenti concreti e magari – chissà – coinvolgere davvero le persone per ottenere qualche risultato tangibile su qualche questione di inclusione. Perché ovviamente, fino ad ora, il massimo della rappresentanza era una bella facciata da polvere elettorale.

Siamo SEMPRE qui ad ascoltarvi.

Vuoi segnalarci qualcosa? CONTATTACI.

Aspettiamo i vostri commenti sul GRUPPO DI TELEGRAM!