Regionali in Campania, Mastella si lamenta: elezioni senza data né programma, il Pd faccia qualcosa invece di farci morire d’attesa

Regionali in Campania, Mastella si lamenta: elezioni senza data né programma, il Pd faccia qualcosa invece di farci morire d’attesa

«Quando si vota? Mah, non si sa. Chi siamo? Boh. Il candidato? Figurarsi. Il programma? Fatevi una risata.»

E allora? «Allora siamo proprio messi male, ma male male».

Nonostante ben cinquant’anni di matrimonio politico felice come un quadro Ikea e l’epiteto di uno dei sindaci più «amati» d’Italia, Clemente Mastella guarda il futuro con quella foschia tipica di chi ha visto troppo e non ci crede più.

C’è un «caso Campania»? «Altroché, qui l’incertezza è aria di casa, ma solo qui è un festival totale del caos».

Davvero così catastrofico? «Le coalizioni si trascinano come lumache zoppe, ma il centrosinistra è un mosaico di guai che va da questioni internazionali a dibattiti sul fine vita. E attenzione: in Campania non si vede nemmeno un direttore d’orchestra».

Come si esce da questo fandango? «Con il metodo Mastella, ovviamente. Ma prima lasciate che spieghi un paio di cosine…»

Partiamo dalla data delle elezioni, il punto focale. «Il famoso De Luca vorrebbe quel bel regalo: la proroga. Perché? Per farsi una prolungata agonia elettorale, naturalmente».

E quando dice «non sappiamo nemmeno chi siamo», cosa intende? «Ho sempre detto che se il centrodestra avesse scelto Piantedosi, avrei pure votato per lui. Ma ovviamente, non l’ha fatto. Così ho aperto al centrosinistra. Ma chi ci fa parte? Sono io uno di loro? Nessuno si degna di farmi sapere qualcosa».

E Roberto Fico? Non è il candidato ideale? «Parliamone pure, non metto veti, anche se in passato i Cinquestelle lo hanno un po’ presodi mira, ricorderete il buon vecchio vaffa-day. Il punto è chi decide, in quale contesto e soprattutto per fare che cosa».

Il programma? «Pare uno scherzo: non c’è nulla, neanche l’ombra di un progetto. Io vorrei parlare almeno delle zone interne, ma a chi dovrei dirlo?»

Metodo Mastella: di che si tratta? «Molto semplice, davvero. Serve ritrovare una dimensione politica che abbia un senso, altrimenti stiamo lì a girare come trottole impazzite. E ora che i partiti sono un fantasma, che chi si spaccia per partito non fa neanche il congresso, e che i leader storici sembrano estinti, è più urgente che mai».

Nel concreto? «Serve convocare tutti. Anzi, meglio ancora: deve farlo il Partito Democratico, che è il primo partito della coalizione. Così almeno…»

Mettiamo subito in chiaro il “chi siamo”, che tanto è fondamentale nella politica italiana: solo dopo possiamo procedere, perché senza chiarezza qualunque decisione è un azzardo degno del miglior circo.

Il Pd però si ritrova invischiato nell’immancabile problema De Luca. Fino a quando pensano di tirare la corda? Ogni giorno una nuova puntata di questa soap regionale.

Alla giovane leader Elly Schlein cosa si può dire, allora?

Ha ragione a voler infilare dentro i Cinquestelle. Senza un’ampia coalizione, il voto resta utopia. Peccato che la coalizione debba essere anche accompagnata da qualche impegno serio, non solo da selfie e tweet. E soprattutto, dovrebbe avere il coraggio di dare un giudizio definitivo sul decennio deluchiano, chiudendo questo interminabile festival del disaccordo interno che ormai assomiglia più a un cocktail di soap opera e tragedia greca.

Davvero tutto qui?

A proposito di impegni e coerenza: una volta il Pd faceva i moralizzatori contro il trasformismo e i cambi di casacca. E oggi? Ho perso un consigliere regionale perché proprio il Pd glielo ha sottratto. Un applauso per la coerenza del secolo!

E riguardo al nostro amato De Luca?

Il problema è semplice: senza il terzo mandato è fuori gioco. E c’è da crederci, uno come lui non può certo tornare a fare il sindaco di Salerno. Quindi davvero non si capisce perché non imbocchi la via della battaglia dura dentro il Pd. Magari riaprendo la questione meridionale e rilanciando – mah – un’idea riformista. Tanto mentre Bonaccini (una brava persona, per carità) non ha più nulla da dire, qualcuno dovrebbe pur agitare un po’ le acque.

Perché mai dovrebbe fare tutto questo?

Perché il bisogno c’è, perché De Luca forse ne sarebbe capace, e perché qualsiasi altra via sarebbe un suicidio politico sia personale che per la coalizione. Se decidesse di fare un terzo polo in Campania, cosa pensa di raccogliere? A parte le briciole, ovviamente.

E poi c’è Zaia, che in Veneto si autoproclama forte al 45%. Magnifico, il re del self marketing.

Ma, tornando a De Luca: per un improbabile terzo mandato rimarrebbe ancora il protagonista incontrastato, ma se quest’ipotesi sfuma, da solo, senza Pd e senza alleati, il massimo sarebbe un misero 10%. Che poi? Che ne fa, un partito personale?

Nel frattempo, il Pd si mette in testa di candidare Antonio Decaro in Puglia e Matteo Ricci nelle Marche. Logico che Conte pretenda di piazzare un proprio uomo anche in Campania. Non può mica essere tutto solo un monologo.

Ma allora, i Cinquestelle sono diventati finalmente un partito? Vogliono definire il peso loro nel confronto nazionale? Bene, allora accettino la logica del “metodo Mastella”: decisioni prese all’interno di una logica unitaria, e magari anche con un po’ di rispetto reciproco.

Che significa questo “metodo Mastella”?

Vi faccio nostalgia storica: la Democrazia Cristiana una volta sostenne il repubblicano Spadolini, che aveva appena un misero 2%. Perché? Perché Spadolini era Spadolini, e in quel momento rappresentava il massimo compromesso dentro la coalizione. Meteora politica, ma meteora necessaria.

E un Spadolini campano all’orizzonte? Non scherziamo: il problema è che a giocare non possono essere solo in tre: Conte, il Pd, e De Luca. Indovinate perché?

Vi prego, ditemi.

Perché nessuno di loro è Trump. E quello almeno una cosa la fa: decide. Non importa se bene o male, l’atto del decidere c’è. I nostri eroi invece sembrano aver rimosso cosa significhi prendere una decisione: rimandano, aspettano, indugiano come se non ci fosse un domani politico.

E dunque perché dovrebbero dare retta a Mastella?

Tre motivi. Primo: il “metodo Mastella” è un vero metodo, e non risulta che qualcuno abbia fino ad oggi inventato qualcosa di meglio.

Secondo: lui è l’unico sindaco nelle “top ten” che rappresenta le aree interne. E, miracolo, a Benevento ottiene consensi nonostante destra, sinistra, e un’alleanza arcana tra i due che sembrano impegnati solo a rendergli la vita impossibile.

Terzo e ultimo: conosce il vero peso politico ed elettorale del centro moderato in Campania. Nessuno si dimentichi cosa accadde quando, all’ultimo minuto, De Mita mollò Caldoro per appoggiare De Luca.

E indovinate chi vinse? Proprio De Luca, ovviamente.

E per chiudere: quanto vale oggi elettoralmente Mastella?

In provincia un onesto 16%, mentre a Benevento supera addirittura il 25%. Non proprio piccola cosa.

Un avvertimento allora?

Più che altro un appello: alle forze di centro a non disperdersi, perché un riferimento già c’è e non va sottovalutato. E magari anche un suggerimento a tutto il centrosinistra: provate qui una coalizione che funzioni, che porti qualcosa di buono alla Regione, e un giorno magari a Roma. Ma, per favore, stop agli sgambetti a Benevento. Già le bastano quelli, eh.

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