Rita Dalla Chiesa, deputata di Forza Italia e star di lunga data della televisione, ha commentato con questo tono surreale le parole di Pier Silvio Berlusconi durante la presentazione dei palinsesti Mediaset. Secondo Pier Silvio, l’interno di Forza Italia necessita di uno sguardo rivolto al futuro: «Tajani è bravissimo, Dalla Chiesa è bravissima, Gasparri è bravissimo… Ma ci vuole anche altro, nel senso di apertura, di visione del futuro». Fantastico, vero?
La deputata è pronta a interpretare con entusiasmo: «Ci vuole sempre qualcos’altro. La visione del futuro è l’unica strada percorribile. Nessuno può fermarsi al presente o al passato». Insomma, la ricetta magica è lasciarsi alle spalle la noiosa realtà attuale per inseguire un futuro che, chissà, forse non arriverà mai.
E se qualcuno pensa che si tratti di un tam tam generazionale, con una velata alzata d’indice verso chi è “troppo anziano”, niente di tutto ciò: «Non credo che parli di età, perché sarebbe poco carino. L’età non è un deterrente. Ad esempio, io sono molto più avanti con le mie battaglie sui diritti civili e sul fine vita. Dentro Forza Italia siamo tante teste e anche tante giovani. Magari su alcune cose sono più avanti io». Quindi la giovane ammiratrice di Silvio ha lanciato l’idea geniale che non serve cambiare facce ma idee. Chiaro, no?»
Nel solito stile da eterno ritorno, qualcuno avrà notato che proprio lei e Gasparri sono stati nominati come esempi di “bravura”. Perché proprio loro? La risposta è da antologia: «Credo lo abbia fatto perché ci conosciamo da sempre. Lui era un ragazzo quando io lavoravo con il papà. Ed era un giovane quando ricevette le consegne dal presidente Berlusconi. Ricordo proprio ai palinsesti una sera in cui Silvio diede il via a Pier Silvio. Gli voglio bene, avendo visto quanti sforzi ha fatto, quanto è cresciuto e cosa sta portando avanti nell’azienda». Insomma, sentimentalismi e legami di lunga data più che meriti concreti.
Alla domanda esplicita se fosse una critica, la risposta è quella che ogni politico, maestro nel trucco retorico, adorerebbe sentire: «Non la vedo come una critica, la vedo come un dire: “Ragazzi, va bene, ma guardate che c’è altro, dovete trovare nuovi modi di fare politica, magari incavolarsi di più”». Perché ovviamente cosa c’è di meglio che un po’ di sano irritamento per rigenerare il partito e non, Dio non voglia, mettere davvero in discussione la tradizione?
In conclusione, il messaggio subliminale è: cambiate, ma restate voi. Guardate avanti, ma senza perdere la vostra cara vecchia faccia. Fate politica, ma senza esagerare. E soprattutto, non dimenticatevi che tutto questo grande futuro è possibile solo se continuate a ignorare il presente. Un capolavoro di coerenza e lungimiranza targato Forza Italia.
Oh, che splendida notizia: una newsletter politica! Perché, naturalmente, il mondo non può fare a meno di ricevere messaggi doppiamente settimanali da chi già si considera l’élite informativa, ovvero gli abbonati al Corriere della Sera. Non si specifica cosa succede agli altri, ma immagino che siano destinati a vivere nell’ignoranza beata o a sopportare notizie risicate dall’ultima pagina di qualche giornale di provincia.
E come iscriversi a questo dono del cielo? Semplice: “Basta cliccare qui”. Se solo fosse un vero link, sarebbe una rivoluzione digitale. Il mistero rimane, forse un test per capire chi ha ancora voglia di perdere tempo con newsletter politiche che promettono aggiornamenti, ma consegnano spesso solo palle di vetro rotta in cui riflettersi.
Data di pubblicazione? Un alacre 10 luglio 2025, segno che questa “perla” è sempre fresca di giornata. Peccato però che non ci siano nemmeno una riga di reale contenuto politico, analisi, o qualcosa che giustifichi l’esistenza di questa bolla informativa autocelebrativa. Forse il vero scoop è la sua totale assenza di notizie.
E poi, naturalmente, il tocco finale: “© RIPRODUZIONE RISERVATA”. Una frase che suona come una minaccia a chiunque osasse chiedere: “Scusi, ma dov’è il giornale?”. Eh già, si può copiare, ma non leggere. Basta sentirsi protetti dietro un copyright per sigillare l’arca dell’informazione e relegare il lettore a mero destinatario passivo di saccenti proclami.