«Oggi Emilia-Romagna ha deciso di portare l’aborto nel salotto di casa tua. Letteralmente: la donna può interrompere la gravidanza nel bagno di casa, espellendo il feto e tirando lo sciacquone come se fosse l’immondizia». Ecco il gioiellino di saggezza del consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Priamo Bocchi, svelato durante un dibattito sull’aborto nella locale Assemblea legislativa. Dopo la proposta del centrosinistra per vietare le preghiere dei “pro-vita” fuori dalle cliniche, Bocchi ha deciso di infiocchettarne un’altra di quelle che lasciano tutti a bocca aperta — e non in senso positivo.
Il motivo del suo “allarme” riguarda la rivoluzionaria possibilità, introdotta dalla Regione, di assumere la pillola Ru486 anche a casa propria. Seconda dose inclusa, ovviamente, perché la modernità è una brutta bestia per qualche paladino del passato. Bocchi si chiede seriamente se chi ha parlato di violenza o di prevaricazione contro il diritto della donna abbia la minima idea di cosa significhi davvero il termine “violenza”.
Per il nostro eroe, questa “violenza” è rappresentata dal fatto che “si consente di abortire da soli nel bagno di casa, espellendo il feto e tirando lo sciacquone, perché questo è il processo, se vogliamo essere crudi”. Insomma, un’approfondita descrizione del più nudo e crudo pragmatismo, condito da una morale da salotto anni Cinquanta.
Non paghi, queste considerazioni da Nobel della comunicazione hanno dipinto la scelta di abortire a domicilio come una sorta di quiz sanitario al limite del grottesco, trasformando un tema delicato in una scena fin troppo surreale da film di serie B.
E il centrosinistra si scalda (finalmente!)
Proprio mentre si poteva temere un silenzio dignitoso, Francesco Critelli (democraticissimo, ovvio) si è scagliato contro questa overdose di cattiveria e ignoranza: «A tutto c’è un limite e la pazienza prima o poi si esaurisce. Non è questione di libertà di parola, ma certi temi, come quelli che riguardano la sofferenza vera di decine di migliaia di donne, richiedono un minimo di rispetto. Non si può politiqueggiare in maniera così barbara e violenta».
Come se un’accusa così incisiva non bastasse, la capogruppo di Avs, Simona Larghetti, ha gentilmente definito le parole di Bocchi come «una serie di bestialità offensive». Un eloquente tripudio di eleganza e diplomazia, no?
Ovviamente, questa non è la prima volta che il valoroso consigliere scalda gli animi con dichiarazioni così sopra le righe da fare impallidire persino le soap opera più trash.
Il consigliere regionale di Fratelli d’Italia ci regala un’altra perla di saggezza: a febbraio, durante la discussione sulla risoluzione della campagna “Safe place for women” per rendere le città della regione più sicure per le donne, ha declamato una teoria degna di Freud in vacanza. Secondo lui, nel decifrare i moventi di tanti episodi di violenza domestica o meno, si scopre che spesso a far danni è un uomo che ha “perso virilità”. Tradotto in italiano moderno: si sarebbe “devirilizzato”, diventando così un pauroso dipendente emotivo dalla donna. E al primo segno di rifiuto, che succede? L’uomo va in tilt come un vecchio modem 56k.
Naturalmente, la sinistra ha avuto da ridire. Ma il nostro consigliere non perde occasione per difendere la sua brillante analisi, sostenendo che dietro le sue esternazioni ci sarebbero studi di “diversi sociologi”. Peccato che questi sociologi brillino per la loro assenza pubblica, così come il buon senso.
Un brillante contributo alla discussione sulla sicurezza
La campagna “Safe place for women” puntava a un obiettivo semplice: aumentare la sicurezza delle donne nelle città. Ma perché limitarsi a soluzioni pratiche e concrete quando si può invece offrire una lezione sulla virilità maschile, come se fossimo tornati ai tempi delle caverne? Alla faccia della parità di genere, il consigliere sembra quasi suggerire che il problema delle violenze sia una questione di fragilità maschile. La colpa, in definitiva, sarebbe della donna che non si occupa più di “tenere sotto controllo” il povero uomo fragile.
A volerla prendere così, la soluzione alla violenza sulle donne è una terapia di gruppo per uomini “devirilizzati”, con tanto di manuale su come non andare in tilt al primo diniego. E mentre la regione si preoccupa delle “città sicure”, qualcuno sembra più occupato a mantenere certe idee retrograde che il mondo ha provato a superare già da un pezzo.
Che dire degli studi sociologici? Una ricerca misteriosa
Non sappiamo se i “diversi sociologi” menzionati dal consigliere abbiano davvero pubblicato qualcosa di simile o se siano più degli amici immaginari in camice da laboratorio sociale. Perché quando si parla di un fenomeno complesso come la violenza di genere, serve ben altro che una frase pronta e qualche luogo comune sganciato dal contesto.
Forse sarebbe il caso di richiedere al consigliere di presentare questi studi misteriosi, così magari potremo assistere a un dibattito costruttivo. O forse no, visto che il copione è sempre lo stesso: teorie bizzarre mascherate da scienza e un’arte tutta italiana di reinventare la realtà a proprio piacimento.
Intanto a Bologna si continua a discutere di come garantire sicurezza alle donne, ma qualcuno preferisce ancora parlare di virilità e devirilizzazione. E noi a stare a guardare, dubbiosi, sperando che la virilità intesa come “capacità di stare al passo coi tempi” venga finalmente riscoperta.


