Addizionali Irpef 2024, la gara al meglio spennacchiato: Roma e Napoli regine dello scippo fiscale

Addizionali Irpef 2024, la gara al meglio spennacchiato: Roma e Napoli regine dello scippo fiscale

Non è solo il costo della vita a dettare le regole del gioco fiscale tra città italiane: con lo stesso stipendio, paghiamo addizionali Irpef comunali e regionali che sembrano uscite da due universi paralleli. Una classifica della Uil lo dimostra senza peli sulla lingua: vivere a Roma o Napoli non è certo una scelta conveniente. Con un reddito dichiarato di 20mila euro, tra addizionali si arriva a sborsare 606 euro; raddoppia l’imponibile a 40mila euro? Preparati a saldare addirittura 1.452 euro. Giusto per non farsi mancare niente.

Se hai un reddito modesto e riesci a ignorare gli affitti pazzeschi e i prezzi delle case al limite dell’assurdo, Milano potrebbe sembrare il paradiso fiscale: fino a una certa soglia, infatti, niente Irpef comunale. Così con 20mila euro, paghi solo l’addizionale regionale, che ammonta a 263 euro — meno della metà rispetto a Roma o Napoli. Alzando la posta a 40mila euro, il conto cresce a 916 euro, ma rimane sempre molto più leggero rispetto alla capitale. La città dove si spende meno? Cagliari, con soli 778 euro di balzello tra addizionali.

Lo studio della UIL sulla tassazione regionale e comunale non lascia molto spazio alle illusioni: il prelievo varia drasticamente, anche tra città simili per popolazione o costo della vita. L’Italia, in questo senso, è un vero e proprio Arlecchino fiscale. Partiamo dalle basi: tutte le regioni applicano l’addizionale Irpef e alcune, peggio di altre, la fanno pagare cara. Nel Lazio tocca 1.092 euro su un reddito da 40mila euro, in Campania 1.028 euro, in Umbria 1.026. Se confrontiamo con regioni come il Friuli (412 euro) o il Veneto, la Sardegna, la Sicilia e la Basilicata, tutte intorno ai 490 euro, il paragone è imbarazzante. E con 20mila euro di reddito il vantaggio è anche più drastico: solo 166 euro di addizionale in Friuli, mentre in regioni come Liguria, Lombardia, Toscana e Puglia si rimane comunque sotto i 300 euro.

Se però pensi che questo sia il massimo, aspetta: a queste cifre si somma infatti l’Irpef comunale. E qui le differenze si fanno ancora più ridicole. Milano, per esempio, non fa pagare addizionali fino a 20mila euro di reddito, mentre città trentine come Trento e Bolzano non applicano l’Irpef comunale nemmeno con un reddito di 40mila euro. È la somma di queste due addizionali che davvero ti svuota il portafoglio. A 20mila euro, la città più “affamata” è Vibo Valentia con 686 euro, seguita da Salerno, Avellino, Napoli e, perché no, anche dalla mitica Roma con 606-627 euro di addizionali. Subito dietro troviamo città come Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo e Perugia. A 40mila euro, cambia poco e niente: in testa sempre Salerno con 1.468 euro, quasi faccia a faccia con Roma (1.452 euro). A poca distanza, c’è la combriccola di Avellino, Napoli, Frosinone, Latina e Rieti, tutte intorno a 1.420 euro. La compagnia si chiude con Viterbo, Benevento e Caserta. Diciamo che il Sud si conferma zona amica delle addizionali salate.

Guardando al quadro generale, colpisce notare che ci si ritrova a pagare fino al 50% in più di tasse a Napoli o Roma rispetto a città come Bari (901 euro) o Milano (916 euro). Firenze, con 877 euro, sta decisamente meglio rispetto ai 1.122 euro di Bologna, e si avvicina timidamente ai 812 euro di Venezia. Nel frattempo, a Torino si sborsa un bel 1.206 euro, quasi 300 euro in più rispetto alla capitale economica del paese. La cosa che fa davvero sorridere la Uil, però, è come queste tasse siano spesso usate per tamponare i “tagli lineari” dei governi alle spese correnti sui territori. Senza che questo comporti alcun miglioramento tangibile nei servizi pubblici. Insomma, paghiamo di più perché i nostri politici tagliano la spesa, senza offrirci nemmeno un briciolo di qualità o servizio in cambio. Roma e Napoli sugli scudi, in negativo, come sempre.

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