Ah, Franco Ianeselli, nostro affezionato sindaco di Trento, è «dispiaciuto». Lo ha detto serio serio, mentre calava la mannaia della sentenza del TAR che ha annullato il contratto per progettare il nuovo polo ospedaliero e universitario. Una piccolezza, certo, ma che getta una nuvola di preoccupazione sul futuro, soprattutto dopo più di un decennio di attesa che sembrava già eterna. Seguendo il mantra del nostro caro governatore Maurizio Fugatti, perché un nuovo ospedale alla città ci serve eccome.
Il primo cittadino insiste con quel tono da predica che tutti amiamo: «Opera strategica per la sanità trentina, ovviamente. Ma, attenzione, non solo. Questo nuovo ospedale è anche una pietra angolare per l’urbanistica cittadina». Oh, non scherziamo, si tratta del nuovo polo di via al Desert, un pezzo chiave del progetto su cui l’amministrazione sta lucidando i pennelli da anni. Obiettivo? Rinfrescare il volto della città che si affaccia sul fiume Adige, tentando di risvegliare un’amicizia logorata con le sue acque. Peccato che ogni volta che la progettazione slitta, anche l’intera pianificazione urbanistica si ritrovi a fare la figura dello smemorato. Che sorpresa.
Ma c’è di più. Non è solo il paesaggio cittadino a tremare davanti a questa incresciosa situazione. No, no, qui si rischia il colpaccio: minacciare il prestigio della gloriosa Autonomia trentina. Sì, quella stessa autonomia che si basa su efficienza e precisione, parole ormai ridotte a mero folklore negli uffici comunali.
Franco Ianeselli si lancia in una diagnosi impietosa ma fin troppo realistica: una storia infinita di ritardi, dibattiti legali a oltranza e, adesso, un altro stop burocratico firmato dal TAR. Insomma, dopo oltre dieci anni di polvere e speranze che svaniscono, eccoci ancora qui, a combattere contro lo stesso avversario.
E come ciliegina amara sulla torta, il nostro fido governatore non ha risparmiato sarcasmo verso i giudici venerdì scorso. Perché, sembra, questa querelle ormai non fa più nemmeno piangere – fa solo ridere amaro.
Parliamo, ovviamente, della mirabolante questione della “responsabilità”, un tema sempre gettonato quando si tratta di scaricare colpe senza mai prendersi oneri. Secondo Ianeselli, il problema sarebbe nei tempi: «Abbiamo tutti il fiato sul collo», ci tiene a precisare con drammaticità, salvo poi aggiungere come chi dovrebbe sentirsi più ansioso sembri invece piuttosto tranquillo. Una bella metafora per dire che qualcuno è stranamente meno stressato, un segnale che forse le responsabilità non sono distribuite esattamente in modo equo.
Ma non è tutto. Ianeselli ci regala una prospettiva alternativa: tutti, naturalmente, sanno che quest’opera è imprescindibile e urgente per il nostro amato Trentino. Peccato però che la recente decisione dei giudici non sia caduta dal cielo, il che implica – attenzione – che qualche problemino ci dev’essere pur stato. E chi ha osato contestare? Lui stesso ricorda le epiche battaglie politiche attorno al Not, senza mezzi termini: «In passato, il centrodestra puntava il dito contro chi governava allora per i ritardi. Adesso o chiedono scusa o si rassegnano a riconoscere quanto sia complicato districarsi in questo sistema.»
Pioggia di critiche dall’opposizione: una sinfonia di accuse e ironia
Nel frattempo, mentre tutti attendono di vedere quale magia attuerà la Provincia davanti alla sentenza del Tar, dai banchi dell’opposizione non si risparmiano i commenti al vetriolo. Alessio Manica, capogruppo del PD, si dimostra un campione di sarcasmo: definisce «imbarazzanti» le dichiarazioni del “presidente” – e naturalmente la colpa, come sempre, è del solito nemico preferito, cioè i giudici. Ah, la colpa è sempre “la mancanza di responsabilità”.
Manica non si limita alle accuse generiche e va dritto al punto, elencando con tagliente precisione un campionario di disastri degni di uno spettacolo tragicomico: dalle cause perse nella rimozione del dirigente Maccani, alla nomina discutibile del dirigente dell’avvocatura, senza dimenticare la “pagliacciata” dell’ospedale di Cavalese in project financing, svanito nel nulla come per magia. E come dimenticare il fallimentare rinnovo della concessione dell’autostrada A22, o i milioni di euro sprecati per Vasco e la cosiddetta Trentino Music Arena? Sono solo i primi numeri di un elenco che potrebbe continuare all’infinito, ma per gli specialisti del populismo, la colpevole resta sempre la giustizia, preferibilmente quella che gli dà fastidio.


