Olivier François, Ceo del brand Fiat, ha dichiarato a Torino che il 2026 sarà l’anno della rinascita globale del marchio. Ovviamente, il cuore pulsante del piano è proprio la città sabauda, la culla storica della casa automobilistica: la nuova Fiat 500 ibrida sarà prodotta nello storico stabilimento di Mirafiori e, giustamente, made in Italy.
Secondo François, “alcune cose non si toccano”: quando si parla di Torino, si parla di Fiat, e viceversa. Le prime consegne della nuova 500 ibrida sono previste per dicembre, con un ambizioso obiettivo di 5mila unità prodotte già entro l’anno in corso. A pieno regime, si calcola una produzione annua di 100mila pezzi, che darà il via anche a un secondo turno in fabbrica, riducendo significativamente la cassa integrazione.
Non sono solo le linee di montaggio ad essere coinvolte: la vettura fa lavorare ben oltre 145 fornitori in Italia, di cui più di 70 operano in Piemonte. Insomma, la rinascita della 500 si trasforma in un mantra territoriale da declinare al passivo e all’attivo del tessuto economico locale.
Come se non bastasse la sacralità torinese della cosa, la presentazione ufficiale della 500 ibrida sarà alla kermesse annuale del Torino Film Festival, per sottolineare quanto la vettura sia un simbolo della città: la prova stampa si svolgerà niente meno che attorno alla Mole Antonelliana, in attesa del lancio autunnale della speciale “500 Torino”.
Un gioiello dal cuore green e con un messaggio sociale
François ci tiene a definirla un “gioiellino”, prodotto a Mirafiori e amato in tutto il mondo. Addirittura un manifesto, capace di trasformare una “responsabilità ambientale” – roba noiosa e obbligata – in un’emozione da sfoggiare tra le vie di città patinate o nelle periferie, poco cambia.
“Il mondo però, ci ricorda lui, è cambiato”, e non tutti sono ancora pronti per le infrastrutture necessarie all’elettrico. Senza giri di parole, l’industria automobilistica – e non solo Fiat – non è ancora riuscita a rendere accessibile a tutti la mobilità green, con costi e prezzi abbordabili.
Ricordando la visione sociale di Sergio Marchionne e la sua, François sottolinea che Fiat deve fare auto per “la gente vera”. Per questo la nuova 500 si apre a un nuovo capitolo, quello della versione ibrida pragmatica e della ritrovata rilevanza commerciale. E sì, è stata “un’altra bella sfida” riportare la 500 ibrida a casa, dopo la chiusura della versione termica.
La causa? “Le regole europee, ovviamente”, che hanno spinto verso l’addio all’auto termica. “La scommessa era che astri, costi, tecnologia, colonnine, clienti e governi si sarebbero allineati come in una favola”. Naturalmente, c’è stato il dibattito anche all’interno del Gruppo Stellantis, ma alla fine la squadra ha vinto la sua scommessa: puntare ancora sul cliente. Promessa mantenuta, grazie a coraggio e convinzione.
Nel 2027 la 500 elettrica arriva con prezzi per davvero accessibili
L’anno dopo, nel 2027, si festeggeranno i 70 anni della 500 e Fiat promette di tornare con una versione elettrica che non sia solo un lusso per pochi. L’obiettivo? Un prezzo intorno ai 20mila euro, un salto quantitativo e qualitativo che – finalmente – renderà la 500 elettrica una scelta alla portata di tutti, e non solo delle élite.
Qual è il segreto? Lo svelerà lo sviluppo delle nuove batterie “made in Italy”, un dettaglio che suona quasi come una favola industriale ma che potrebbe davvero regalare un vantaggio competitivo di notevole portata. Insomma, la 500 non è solo un’icona nostalgica: vuole riscattarsi come simbolo di innovazione realistica, passando dalla promessa retorica a un’offerta concreta per il grande pubblico.
Stellantis regala un’altra “splendida iniezione di energia” a Mirafiori. Sì, perché niente grida “progresso” come un’auto ibrida che arriva un po’ prima del previsto, come se si trattasse di una rivoluzione tecnologica invece che di un semplice anticipo di qualche mese.
Il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, non poteva certo trattenere il suo entusiasmo davanti alla preview della nuova Fiat 500 ibrida, il gioiellino che sarà prodotto proprio a Mirafiori, la storica fabbrica che da decenni rappresenta il cuore pulsante – o almeno così si dice – della produzione automobilistica torinese.
Il commento del sindaco è di quelli da stropicciarsi gli occhi per la sua poesia industriale: “Mirafiori e Torino sono il cuore di una grande azienda internazionale che, ovviamente, ragiona su uno scenario globale, ma non può fare a meno del contributo che questo territorio ha sempre dato e sta dando all’industria dell’auto”. Un applauso, per favore.
Non contento, Lo Russo ha condiviso la “fase di messa a terra” della linea di produzione della 500 ibrida. Tradotto: si è avviata la produzione, forse davvero una notizia rassicurante in tempi di crisi e delocalizzazioni. Ma attenzione, perché la data fatidica è stata anticipata dal 2026 alla fine del 2025, un trionfo dell’ottimismo industriale che ha il sapore del più classico degli annunci da campagna elettorale.
Naturalmente, il modello si chiama “Torino” proprio per sottolineare che, nonostante tutte le tempeste globali, la città resta il luogo sacro in cui nascono queste meraviglie su quattro ruote. Fantastico, se non fosse che ogni anno assistiamo allo stesso copione di promesse e speranze da ripetere alla prossima presentazione.
In tema di effetto lavoro, Lo Russo ci informa che gli “effetti occupazionali sono estremamente importanti” e che si spera in un repentino rientro dalla cassa integrazione, forse l’unico vero strumento di sostegno oggi in uso. Anzi, si profila addirittura un secondo turno lavorativo, sempre se le vendite voleranno come previsto. Insomma, condizioni così eccezionali da dover essere sottolineate come un evento epocale.
Infine, il sindaco tranquillizza i cittadini: le istituzioni continueranno a “confrontarsi” con l’azienda e le parti sociali, un eufemismo elegante per dire che qualcuno proverà a tenere a bada la tempesta industriale sperando che tutto vada per il meglio.



