Bologna si inventa la città giardino e promette 3.000 alberi per mascherare il cemento alla Montagnola

Bologna si inventa la città giardino e promette 3.000 alberi per mascherare il cemento alla Montagnola

Rimuovere almeno 3.000 metri quadrati di cemento, potenziare il verde urbano, rifare l’illuminazione, creare un nuovo accesso collegato alle scuole e rinnovare gli arredi: una rivoluzione architettonica che promette di trasformare l’area della Montagnola nel regno della sostenibilità. Ovviamente, tutto questo si concretizzerà solo entro il 2027, cioè l’ultimo anno di mandato della giunta Lepore. Nel frattempo, però, il Comune ha pubblicato la gara europea per la progettazione complessiva, roba da 6,4 milioni di euro. Non poco, considerando che è il pezzo più succoso dell’adeguamento del piano triennale delle opere pubbliche per il 2025-2027 e l’elenco annuale dei lavori del Comune di Bologna.

Ecco, quando si dice pianificare con precisione svizzera: un pacco… pardon, un pacchetto di interventi da 30.630.000 euro appena approvato dalla giunta, e ora in attesa di passare l’iter consiliare, così da farsi benedire a dovere. Cosa contiene questa cassaforte? Nuovi lavori non previsti per quasi 8,2 milioni, un aumento di fondi pari a circa 5 milioni per progetti già in lista per un totale di circa 17,5 milioni e la riproposizione di lavori già pensati ma ora finanziati per ulteriori 5 milioni. Insomma, una sinfonia di milioni che fa girare la testa solo a guardarli.

Tra i tanti interventi in cantiere spiccano la tanto decantata rigenerazione e il rinverdimento degli spazi pubblici fuori dal centro storico, perché si sa, il verde è sempre più di moda mentre il cemento diventa il nemico numero uno. E non potevano mancare i nuovi alberi in centro storico, per dimostrare che anche le città sanno fare il loro green-washing con classe.

Sulle scuole, nessuna pietà: climatizzatori all’avanguardia per le Carracci – così i bambini potranno sudare un po’ meno durante le afose giornate estive – e il nuovo nido Lazzaretto che, con un pizzico di magia e forse qualche altro miracolo, dovrebbe addirittura azzerare le liste d’attesa. Un risultato così ambizioso che merita applausi a scena aperta.

Non potevano mancare progetti degni di nota come il restyling dell’ingresso della Fiera in piazza Costituzione, da collegare al parco Don Bosco, un’operazione che promette di rendere più accogliente un luogo che storicamente ospita più disagi che feste. Nel frattempo, si investono 1,6 milioni per un campo da calcio e attrezzature della pista di atletica al centro sportivo Lucchini, perché sport e verde sono ormai gli slogan di tutte le amministrazioni che si rispettino.

Dal co-housing ai nuovi alberi, la playlist dei sogni del Comune

Le risorse stanziate, ci dice il Comune, dovrebbero rispondere a “diverse delle richieste che i cittadini hanno fatto nelle settimane scorse”. Speriamo solo che non si tratti delle stesse “richieste” che poi vanno dimenticate fino al prossimo giro di giostra elettorale. Tra i desiderata della cittadinanza, a quanto pare, spiccano interventi che spaziano dal tanto amato co-housing – la soluzione urbanistica all’ultimo grido per chi sogna di condividere appartamenti e problemi condominiali – alla piantagione di nuovi alberi, ideale per far credere che sia fatta vera e propria rivoluzione verde.

Non manca poi un tocco di pragmatismo con il potenziamento di impianti nelle scuole, perché i piccoli non devono solo studiare ma anche evaporare comodamente nelle loro aule climatizzate. In più, tra le chicche del programma si trova un encomiabile sforzo per le politiche abitative, con progetti ancora da svelare, perché niente è più intrigante di una promessa nebulosa da realizzare chissà quando.

Insomma, un mosaico di investimenti che dovrebbe trasformare il volto di Bologna e della sua periferia, ma che al momento sembra più un puzzle da libri di fiabe urbane: tanti bei numeri e ancora pochi fatti concreti. E mentre si attendono miracoli da questo piano faraonico, la solita domanda sorge spontanea: a chi, nel frattempo, toccherà sgomberare il campo dagli effetti collaterali di cantieri infiniti e imprevisti di budget?

Ah, le meraviglie della politica locale! Secondo Lepore, investire nelle emergenze abitative significa destinare cifre ciclopiche per riqualificare un vecchio immobile in Via Capo di Lucca, che, manco a dirlo, diventerà un co-housing pubblico. Ma non finisce qui: ci sono pure i 30 milioni stanziati per il piano Bologna Verde, dei quali una scriteriata porzione, circa 11 milioni, servirà a regalare ai cittadini diversi parchi urbani e a piantare ben tremila alberi sparsi per la città. Un vero e proprio giardino segreto da favola urbana, non trovate?

Ovviamente, non poteva mancare il tocco ecologista da manuale, perché l’ambiente è il nuovo santuario del politicamente corretto. Ma la vera gemma di questo spettacolo all’italiana è il tanto declamato Parco della Montagnola.

Il Parco della Montagnola o come trasformare il cemento in… un gesto ambientalista

Dopo una gara per la progettazione che richiede le candidature entro una scadenza che sembra improrogabile (11 settembre, segnatevi la data), entro fine anno si eleggerà il fortunato progettista che si prenderà la gloria di democristianeggiare un angolo di città. Lepore annuncia con il passo della sicurezza che sarà un intervento “importante sul fronte climatico”. Traduciamo: desigilleranno ben 3mila metri quadrati di Mattonilandia nel parco. Sì, perché, come tutti ben sappiamo, la Montagnola è sì verde, ma è soprattutto una distesa di cemento mascherata da giardino.

Il progetto prevede dunque la trasformazione di quei camminamenti in area “permeabile” (quanto più vago e pomposo, meglio è) e una sfilza di nuove piantumazioni, giusto per farsi perdonare il cemento di troppo. Inoltre, avranno l’imperdibile idea di aprire un nuovi ingresso sul lato est, verso i viali, che sarà davvero rivoluzionario. Non bastasse, si prevede un’area giochi deluxe per i pargoli e una zona scolastica pedonale che guarda con riverenza le scuole Ercolani. Tutto questo sembra inno alla modernità, ma forse è solo l’ennesima trovata per mettere una pezza a decenni di incuria e cemento imperante.

Che dire? Un balletto di soldi pubblici, progetti al rallentatore e dichiarazioni da propaganda ambientale, perfettamente allineate con la solita retorica sulle “grandi riqualificazioni” urbane. Nel frattempo, si piantano alberi a raffica e si vende l’illusione di una città che guarda al futuro. Peccato che il futuro sembri sempre più un presente imbalsamato in slogan ecologisti di facciata.

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