Che bello quando si costruiscono “nuove meraviglie” che risolvono problemi arcinoti, come l’ex Sit di Trento. Quel glorioso ex parcheggio di attestamento e super-centro della nostalgia per il gasometro cittadino, ora punta di diamante della mobilità urbana. E no, non è un semplice parcheggio: sarà un hub intermodale, così dicono, un termine futuristico per dire “qui si prende l’autobus, la funivia, e si lascia la macchina”. Per l’occasione, il posto sarà correttamente adornato da un inutile ma ambizioso giardino coperto, perché nulla dice “funzionalità” come un tappeto verde sopra un parcheggio.
L’ingresso si solleverà con una scala di carpenteria metallica, un vezzo architettonico che, parola degli illuminati, ricorderà il glorioso gasdotto di un tempo. Sì, perché ogni volta che si costruisce qualcosa in Trento non si può non citare la sua storia… a patto che la storia serva da decorazione minimalista e non venga messa al primo posto.
Nel frattempo, i lavori – che costano ben 22,7 milioni di euro (soldi nostri, per inciso) – procedono “puntualmente”. Il 65% è già completato, e entro fine anno tutto dovrebbe essere pronto, rigorosamente in tempo per essere orgogliosamente inserito nei numeri del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Quale destino migliore per un progetto che ha richiesto l’inevitabile “bonifica dei terreni”?
Elisabetta Bozzarelli, la vice sindaca, ha voluto ricordare che là dove ora sorge questo tempio della mobilità un tempo c’era davvero un gasometro. Una trasformazione epocale, insomma, da un residuo industriale a un simbolo del futuro green – o almeno così si spera, tra una pianta e l’altra posizionate corredando i parcheggi e le pensiline.
Un “hub” dai tempi contenuti, o forse no
Quindi il cantiere è dietro le recinzioni, la gru fa capolino per dare un senso di progresso, e la struttura svetta – almeno se siete bassi o molto curiosi. Come sempre il cronoprogramma viene rispettato, come si dice nei luoghi in cui si fanno grandi speranze e costante ottimismo. Ma, attenzione, “tabella di marcia” è un concetto relativo: il 65% completato lascia anche tutto il tempo per gli inevitabili ritardi, o per ritoccare quel “piccolo” dettaglio chiamato collaudo, previsto per marzo 2026, giusto in tempo per la prossima campagna elettorale.
Allora sì, dopo la consegna, tutto sarà in mano a Trentino Trasporti, che avrà la gioia di gestire qualcosa che, se tutto va bene, dovrebbe rivoluzionare il concetto di mobilità sostenibile, oppure semplicemente diventare l’ennesimo parcheggio con qualche autobus in più.
Senza dubbio, un trionfo di burocrazia, investimenti pubblici ed eco-design da cartolina. Una favola moderna che mostra come si possa trasformare un ex simbolo industriale – il gasometro – in un “grande giardino verde” coperto, giusto per dare quel tocco di classe che fa tanto città europea. Poi, però, chiudete la finestra, perché il traffico rimarrà quello di sempre.
Ah, la favola dell’hub intermodale di Trento, un’immensa opera che promette di cambiare la vita non solo ai trentini, ma anche a tutta la provincia. Ma aspettate, non è solo un centro di trasporto qualsiasi: è passato pure attraverso una magica bonifica, trasformando l’area in qualcosa di così prezioso da far impallidire qualsiasi polo logistico di periferia. Altro che piccole stazioni, qui parliamo di un valore aggiunto da far invidia all’intero globo terrestre.
Il glorioso assessore provinciale ai trasporti, Mattia Gottardi, ha lanciato il suo proclama: «non c’è intermodalità senza la città», come se il motivo per cui qualcuno prenda un bus, un treno o un monopattino elettrico dipendesse esclusivamente dal fatto che Trento sia la star dello show. L’hub, afferma, avrà un’importanza cosmica per tutto il Trentino, come se fosse l’unico motivo per cui il traffico si sposta da una parte all’altra.
E non finisce qui: questo straordinario centro cambierà l’ex “qualcosa” davanti a un’area cittadina, che ora – sorpresa! – avrà una “vocazione diversa”. Traduzione: robe nuove, roba figa che farà sembrare obsolete tutte le vecchie aspettative urbane. Il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, rincara la dose. L’hub permetterà di spostare il trasporto extraurbano lontano dal centro storico – un colpo al cuore per gli amanti delle corriere a due passi dai vicoli pittoreschi.
Ovviamente qualcuno ha osato protestare che si allontana troppo dalla stazione ferroviaria. Ma niente paura, risponde il primo cittadino: «il collegamento passerà dietro la chiesa di San Lorenzo», come se questa fosse una garanzia di sicurezza sociale e non un’evidente strategia per evitare i soliti… chiamiamoli “visitatori indesiderati”. Il piano epico prevede pure l’interramento della ferrovia, costoso sogno a lungo termine che non solo libererà spazio, ma permetterà anche di collegare tutto con un mezzanino. Wow, l’innovazione architettonica del secolo.
E il sogno non si ferma alle porte della città: Trento guarda in alto, verso la Destra Adige e fino al mitico monte Bondone. La funivia partirà dalla sinistra Adige, «fondamentale», perché, udite udite, collegherà la montagna direttamente al centro storico – per quei cittadini che amano passare dalle passeggiate urbane alle cime alpine senza mai dover usare l’automobile, probabilmente.
Lo stato dei lavori: tutto sotto controllo… o forse no
A fare il punto sul cantiere è stata la direttrice dei lavori, che ha avuto anche il piacere di guidarci al piano terra: la gloriosa zona della stazione delle corriere. Qui, tra arrivi e partenze, si vede finalmente un pochino di vita, anche se il fabbricato viaggiatori sembra un cantiere aperto da chissà quanto tempo, forse un’installazione artistica moderna.
Secondo la signora Gasbarrone, i mezzi entreranno dall’entrata nord e usciranno da quella sud, con un’imprevedibile possibilità per chi arriva da sud di entrare comunque da lì… perché la dinamicità è tutto. Insomma, un progetto che suona come un rebus logistico, ma che promette velocità e comodità (secondo loro).
Intorno, al livello della strada, il Lung’Adige Monte Grappa è stato chiuso al traffico per regalare a tutti una rinfrescata estetica: marciapiedi nuovi, illuminazione da sogno e una gentile zona “kiss and ride” (perché ovviamente salutare qualcuno con un bacio è la priorità urbanistica). I lavori ai sottoservizi proseguiranno fino a fine agosto, con l’immancabile promessa di parcheggi sotterranei, perché, si sa, lo spazio è sacro ma meglio se nascosto.
E sopra tutto questo? Un paradiso verde, ben 5mila metri quadrati di giardini (non scherziamo), dove potremo godere della vista del fiume, chissà se con un caffè in mano o accanto a qualche selfie mal riuscito.


