De Luca ordina di non farsi distrarre dai fannulloni romani che perdono tempo anziché lavorare

De Luca ordina di non farsi distrarre dai fannulloni romani che perdono tempo anziché lavorare

I superlativi non sono mai mancati nel vocabolario di Vincenzo De Luca. Quando si tratta di sanità in Campania, una regione che si piazza tra gli ultimi posti in quasi tutte le classifiche, lui riesce comunque a trasformare l’inefficienza in una sorta di trionfo. Durante il suo tour a Nocera Inferiore, giusto per presentare qualche lavoro all’ospedale Umberto I, ha avuto modo di lodare la sua presunta gestione, come se avessimo a che fare con un miracolo sanitario. Naturalmente, ne ha approfittato per puntare il dito contro quella che definisce l’odiosa interferenza romana: “Questo lavoro deve continuare – ha detto – sperando che non ci diano troppo fastidio quelli che stanno a Roma a grattarsi la pancia e pensano solo a ostacolare chi lavora”. Che poesia.

Il nostro governatore, impossibilitato a ricandidarsi dopo la bocciatura da parte della Corte Costituzionale della legge regionale sul terzo mandato, non si è certo arreso. Ha infatti promesso: “Faremo di tutto perché ci siano le condizioni per proseguire il lavoro iniziato in questi anni”. E quale lavoro più impegnativo, ci chiederete? Ma ovviamente la sanità, il fiore all’occhiello della campagna. Secondo De Luca, si stanno costruendo dieci ospedali completamente nuovi in Campania, dal Ruggi a Salerno, passando per il Santobono a Napoli fino a quello di Castellammare. Un “programma gigantesco”, parola sua, giacché si stiamo facendo “più ospedali nuovi in Campania che in tutta Italia”. Un’affermazione che, se non fosse così patetica, potrebbe quasi strappare una risata.

Ma il vero capolavoro arriva quando De Luca affronta il problema dei pronto soccorso: quei luoghi magici dove la mancanza di medici e personale è evidente come una statua in mezzo a un campo. Ecco come propone di risolvere la situazione: “Il problema è che un medico che lavora al pronto soccorso non può esercitare in uno studio privato, così da integrare il proprio reddito, ed è sottoposto a condizioni lavorative stressanti – insistendo poi su aggressioni, rischi giudiziari e via dicendo”. La soluzione? Propone da tempo al governo di raddoppiare gli stipendi ai medici del pronto soccorso, altrimenti non si va da nessuna parte. Evidentemente, nessuno aveva pensato a pagare meglio chi rischia la pelle ogni giorno, vero?

Ancora più colorita è la sua posizione sulla questione del personale medico straniero: non vorrebbe altro che medici italiani negli ospedali campani. Sale sul piedistallo e dichiara che non vuole “medici presi da Cuba o dal Pakistan”. Perché sì, secondo lui avere stranieri negli ospedali è peggio di un’emergenza sanitaria. Sicuramente un modo eccellente per chiudere gli occhi di fronte a qualsiasi forma di assistenza qualificata, purché non sia made in Italy. Da bocciare, appunto.

Insomma, il nostro caro governatore ama dipingere Campania come un laboratorio di eccellenza mentre continua a ignorare sistematicamente le grida di allarme di chi vive quotidianamente la sanità territoriale. Tra sprechi, ritardi e raccolte fondi disperate, qualcuno potrebbe chiedergli se davvero è riuscito a costruire più ospedali nuovi in Campania che in tutto il resto d’Italia, o se si tratta solo di un gigantesco teatrino fatto di parole e niente fatti.

Per concludere, nella terra del “volemose bene”, De Luca si conferma maestro nell’arte di raccontare favole politiche condita da una sana dose di razzismo mascherato da orgoglio patriottico e da una buona dose di ambizione tanto ostentata quanto irrealizzabile.

Parliamo dunque della sacrosanta agenda per i medici, un settore così entusiasmante che eludere il lavorare sembra diventata una tradizione consolidata. L’idea, tanto per cambiare, è quella di non farli andare proprio a lavorare; invece, si propone di abbassare l’età pensionabile perché, guarda un po’, “è un lavoro usurante”, e naturalmente di spedire i giovani specializzandi direttamente negli ospedali, con contratti da dipendenti pubblici – perché, si sa, il futuro della sanità è affidato alla speranza di un posto regolare e non a un sistema serio e organizzato.

Nel frattempo, il governatore De Luca ci regala uno spettacolo davvero degno di nota, sfoderando un discorso che è una precisa fotocopia dello slogan populista “prima gli italiani”, tanto caro a Salvini.

De Luca affonda su quei medici “contrattisti” e “gettonisti”. Ah, le cooperative di medici di 75 anni che lavorano a gettone nei pronto soccorso: una “piccola truffa” che ci costa il triplo e che, citiamo testualmente, va a dormire di notte nei reparti, invece di lavorare. Che meraviglia, davvero. Non contento, si abbandona a un generico richiamo patriottico: perché mai dovremmo far lavorare medici che provengono da Cuba o dal Pakistan?

La soluzione? Solo medici italiani, ma attenzione: a patto che ricevano “condizioni lavorative e retributive davvero straordinarie”. Perché, si sa, lo spirito patriottico si mobilita solo dietro una busta paga favolosa, altrimenti meglio lasciar stare.

De Luca mette poi il tocco finale commentando l’emergenza sicurezza nella provincia di Salerno, con un messaggio al vetriolo indirizzato al ministro dell’Interno Piantedosi. La polizia stradale? Ridotta “all’osso”, ovvero al personale minimo che rende impossibile qualsiasi intervento tempestivo nelle emergenze.

Eh sì, il problema non riguarda mica la Regione, che fa la sua parte come sempre da spettatrice, ma naturalmente il “governo nazionale”. Questi ultimi, invece di dedicarsi a decreti e controdeduzioni che pochi comprendono e che sembrano ideate più per racimolare qualche applauso propagandistico che per affrontare i problemi reali, farebbero bene a svegliarsi dal torpore e guardare in faccia la realtà.

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