Cirio bacchetta Lo Russo tra mercatini e proteste: legalità? Solo quando conviene

Cirio bacchetta Lo Russo tra mercatini e proteste: legalità? Solo quando conviene

Sembra proprio che la tanto osannata armonia istituzionale tra Regione Piemonte e Comune di Torino sia destinata a diventare un ricordo sbiadito, almeno dopo l’ultima genialata varata dal presidente Alberto Cirio. Il pacchetto di sanzioni economiche appena approvato, che minaccia di tagliare i fondi regionali al capoluogo sabaudo se il sindaco Stefano Lo Russo non farà marcia indietro su Askatasuna e sul mercato del “libero scambio”, non promette nulla di buono. Qualcuno lo definisce un “ricatto”, altri un “pugno nello stomaco”, qualcuno osa chiamarlo “intimidazione”. Nel frattempo, Cirio fa il modesto: “Non è un provvedimento ad personam o ad communem. Abbiamo sensibilità politiche diverse, com’è normale che sia. Se non c’è legalità, non ci può essere nemmeno solidarietà”. Ovviamente.

Così, con la benedizione del Consiglio regionale e nonostante una precedente bocciatura del Tar, la Regione Piemonte decide di piazzare una staffilata a Palazzo Civico, mettendo il bastone tra le ruote al progetto di recupero dell’ex asilo di corso Regina Margherita, occupato scientemente dal centro sociale Askatasuna. Ah, e non finisce qui: c’è pure il solito no categorico, quello che fa battere i pugni sul tavolo di Fratelli d’Italia e della Lega, indirizzato al “Barattolo”, il mercato del libero scambio che i detrattori amano apostrofare come “suk”. Se la giunta di Torino si ostinerà a non rispettare il divieto di collaborare con gli occupanti abusivi e rimanere entro il limite di 12 giornate annuali per il mercatino di via Carcano, addio finanziamenti regionali per sport, cultura e rigenerazione urbana.

Insomma, una vera e propria mannaia su qualsiasi forma di sostegno economico, che di certo non potrà passare inosservata né essere definita “gentile richiesta”. L’idea è chiara: o ci si allinea al volere di Cirio oppure si taglia la corda al portafoglio, con la delicatezza di un elefante in cristalleria.

Il nostro caro governatore si è trovato di fronte a una scelta da Oscar: assecondare i ferventi desideri dell’ala più oltranzista della sua coalizione, incarnata dal meloniano Maurizio Marrone e dal leghista Fabrizio Ricca, oppure fare un passo indietro per mantenere una finta pace istituzionale. Spoiler: ha scelto la prima, perché chi ha bisogno di stable relazioni politiche quando si può creare una crisi ad arte?

Che splendida sinergia! Concordia con Lo Russo, ma non prima di mettere a repentaglio la stabilità della sua stessa maggioranza, un vero colpo da maestro. Tra le proposte iniziali e quelle attuate c’è stata qualche aggiustatina, naturalmente pensata per rendere le penalità il più possibile innocue o, ancor meglio, inapplicabili sul piano pratico. Ecco infatti la chicca: le sanzioni non potranno mai toccare fondi destinati ad assistenza, trasporti e altri servizi essenziali. Una sorta di paravento democratico per non sembrare troppo cattivi.

Cirio ci tiene a ricordare con sguardo severo: «Senza sanzioni, le regole non valgono». Beh, che novità, finalmente qualcuno che ci illumina sull’ovvio. Peccato però che questo messaggio politico vada ben oltre il semplice regolamento e si trasformi in una sottile presa di distanza dalle politichette del sindaco. E quale migliore colonna sonora per questo teatrino se non l’appello alla «legalità»? Se solo qualcuno ricordasse che il Tar finora ha dato ragione al Comune, ma no, lasciamo perdere…

Non stupisce che i paladini anti-Lo Russo gioiscano come bambini a Natale. Ricca, capogruppo della Lega, canta vittoria con un entusiastico: «L’illegalità a Torino regna sovrana e bisogna rimettere ordine in contesti finora lasciati a se stessi». Ovviamente, dimenticandosi quel piccolo dettaglio chiamato «presunzione di innocenza» e la complessità di un’amministrazione che forse non è perfetta, ma perlomeno cerca di non naufragare nel caos più totale.

Gianna Pentenero, la numero uno del Pd in Regione, si mostra sconcertata (ma va?). «È direttamente imbarazzante – dice – che chi parla di autonomia differenziata finisca poi per togliere proprio l’autonomia alla città». Una vera epifania politica, un fulmine a ciel sereno.

Alice Ravinale di Avs non ci pensa due volte e accusa un «utilizzo intimidatorio del potere legislativo», ma si dice «sicura che i giudici bocceranno questa furbata normativa». Nel frattempo, Sarah Disabato del M5S non ha dubbi: tutto è dettato da «scelte puramente ideologiche, mirate a punire i comuni sgraditi». Per non essere da meno, Vittoria Nallo degli “Stati Uniti d’Europa” definisce questo delirio come la più pura «politica del ricatto»: creare leggi ad hoc per redarguire chi non si allinea politicamente, togliendo risorse preziose ai cittadini di Torino. Che bel principio di democrazia!

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