La nostalgia del rischio: la Spagna si risveglia ansiosa per i dazi americani sull’oro verde

La nostalgia del rischio: la Spagna si risveglia ansiosa per i dazi americani sull’oro verde
Messaggi minacciosi di Trump: la Spagna rischia dazi USA che potrebbero affondare l’olio d’oliva

Il presidente Donald Trump non perde occasione per agitare lo spettro dei dazi commerciali contro la Spagna, minacciando che il Paese iberico pagherà, attraverso il commercio, ciò che non è disposto a versare nell’alveo della NATO. Questa nuova scenetta politica mette seriamente a rischio uno dei fiori all’occhiello delle esportazioni spagnole: l’olio d’oliva. A partire dal 9 luglio, infatti, potrebbero entrare in vigore tariffe doganali statunitensi proprio su questo prezioso prodotto, che nel 2024 ha rappresentato l’export più significativo verso gli Stati Uniti.

Incredibile ma vero, nel solo 2024 la vendita di olio d’oliva spagnolo oltreoceano ha raggiunto le 113.416 tonnellate, per un valore che sfiora il miliardo e un pizzico d’euro (1,013 miliardi), con un aumento del 58% rispetto all’anno precedente. Forse l’entusiasmo per questo boom non è condiviso da tutti, visto che il nuovo capitolo della saga Trump sembra puntare direttamente a tagliare nel cuore dell’export iberico. Certo, quando si tratta di ‘correggere’ il deficit commerciale, la diplomazia lascia spazio all’arroganza.

Donald Trump ha espresso inequivocabilmente l’intenzione di isolare la Spagna dal contesto comunitario europeo, con cui sta ancora ‘negoziando’ – una parola elegante per dire “minacciando” – dazi ‘reciproci’. Si vocifera che i prodotti da mettere sotto la lente siano soprattutto quelli in cui la Spagna eccelle ma che da oggi rischiano di diventare il suo tallone d’Achille: oltre all’olio d’oliva, vino, olive, carburante e medicinali potrebbero fare la fine delle “vittime sacrificali” dei dazi USA.

Passando ai numeri, nel 2024 la Spagna ha esportato negli Stati Uniti merci per un totale che sfiora i 18,2 miliardi di euro, con un calo del 3,8% rispetto all’anno precedente. Non abbastanza per raddrizzare una bilancia commerciale che resta, però, pesantemente in rosso: con importazioni per oltre 28,1 miliardi, il deficit commerciale spagnolo con gli USA tocca gli 10 miliardi di euro netti. Ma chi se ne stupisce?

Non c’è solo l’olio – pur simbolo e oro liquido della Spagna – a rischiare un contraccolpo pesante. Tra i cavalli di battaglia, il petrolio ha subito una defaillance notevole, dimezzando le vendite da oltre 2 miliardi a circa un miliardo in un anno. Gli elettrodomestici e i materiali elettrici hanno retto a stento, con cali nell’export di trasformatori elettrici da 1,006 miliardi nel 2023 a 772 milioni nel 2024. Insomma, regalo niente.

Non mancano però piccole consolazioni: Se da un lato le esportazioni generali verso gli Stati Uniti calano, l’export di medicinali registra un raddoppio, passando da 239 a 571 milioni, e quello di ricambi per veicoli si mantiene stabile attorno ai 249 milioni. Paradossale, vero? Nel pieno di un’aggressione commerciale, è il settore sanitario a macinare numeri migliori. Anche il vino, altro celebre prodotto spagnolo, sfida la crisi con un incremento delle vendite da 313 a 335 milioni di euro.

Importazioni: il gas scende e la sanità tiene banco

Se si guarda alle importazioni, il calo nel 2024 dipende soprattutto da una riduzione degli acquisti di gas naturale liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti, principale fornitore mondiale in seguito alla crisi ucraina del 2022. La bolletta della Spagna per il gas con gli USA si è quasi dimezzata, passando da 3,52 a 2,01 miliardi di euro. In pratica, la guerra ha riscritto le carte del mercato energetico globale, e la Spagna sta sapientemente limando le spese, o almeno ci prova.

Nel frattempo, il capitolo farmaceutico resta in chiaroscuro. Gli acquisti di prodotti sanitari si sono rafforzati, con la sorprendente impennata delle spese per il sangue che hanno toccato quasi 2 miliardi, in crescita rispetto all’anno precedente. Dispositivi ottici e ortopedici hanno totalizzato 1,546 miliardi, dando un’idea precisa di dove davvero si sta consumando una fetta del budget import spagnolo.

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