Il tanto atteso primo incontro con Maurizio Fugatti si terrà solo martedì, quando il presidente della Provincia finalmente presenterà la manovra di assestamento alla prima commissione. Davvero, un tempismo degno di nota, considerando che la data inizialmente fissata era l’8 luglio. Che dire, la puntualità è sicuramente una virtù decaduta, come osserva con sarcasmo Lucia Maestri del PD. Insieme a Francesco Valduga di Campobase e Filippo Degasperi di Onda, ha avuto il privilegio di sollevare un primo problema della manovra, già presentata alle categorie e ai sindacati. Problema non di merito, si intende, ma solo di metodo: perché, è proprio necessario che i consiglieri debbano scoprire il contenuto della manovra attraverso i giornali come comuni mortali? Sembra un gioco di prestigio o un esperimento sociale per verificare la pazienza civica.
Maestri non riesce a celare il proprio imbarazzo: “I contenuti della manovra li abbiamo appresi ieri… dalla stampa. Vergognoso.” E sì, mentre Fugatti si divertiva a cimentarsi in incontri con categorie, sindacati e stampa, lasciava amabilmente i consiglieri nell’ombra. Non fosse che ieri, al Consiglio delle autonomie, il pronostico è chiaro: senza il voto dell’Aula, la manovra rimane una bella teoria, roba astratta e irraggiungibile. Ma entrare nel merito? Assolutamente no. La scoperta è stata una sorpresa finora solo per via giornalistica, come conferma Valduga, il quale si rifiuta di sparare giudizi “a casaccio” su un documento non ancora ufficiale. Ah, il rispetto per i propri camerati eletti!
Il censore Degasperi non risparmia veleno
Ma non poteva mancare la voce roca e pungente di Filippo Degasperi, il consigliere di Onda noto per la sua schiettezza senza filtri. “I consiglieri sono gli ultimi a sapere cosa contiene questa manovra,” tuona Degasperi, quasi come se fosse una novità da Premio Nobel quella di essere tenuti all’oscuro dei provvedimenti che dovranno votare. Ma, come un moderno giullare di corte, si concede anche il lusso di qualche critica puntuale sulle “genialate” illustrate dal grande capo Fugatti. Mentre ribadisce di parlare solo per quanto letto sui giornali, sciorina una serie di anatemi alle scelte della giunta, puntando dritto al punto.
“Come idee siamo fermi allo zero, non ci sono novità o colpi di genio.” Tradotto in un’immagine degna degli anni Ottanta: sembra di essere in un remake mal riuscito di Karate Kid, con “metti l’Irpef, togli l’Irpef” che si ripete senza fine, come un loop di bassa lega. Un copione ruffiano che ci riporta esattamente dieci anni indietro nel tempo, roba da far venire il dubbio che la macchina del tempo sia stata impiegata per rispolverare vecchie ricette inefficaci.
Se da un lato Degasperi si prende il merito di aver chiesto la soglia di esenzione dell’Irpef, e di conseguenza approvarla, dall’altro non nasconde la sua perplessità riguardo all’altalena impazzita del presidente: prima l’Irpef viene tolta, poi miracolosamente reinserita. Insomma, un balletto degno di un reality show, che non solo fa perdere credibilità al governo provinciale, ma mette anche in discussione la concretezza delle loro scelte fiscali.
Ah, le meravigliose montagne russe delle politiche fiscali provinciali: un giorno tolto, l’altro rimesso, e tutto condito da una regia degna di un circo itinerante. Parliamo dell’IRAP, quella tassa che un tempo, sotto le cure amorevoli dell’assessorato di Alessandro Olivi, godeva di ben 40 pagine di agevolazioni. E ora? La maggioranza attuale le ha praticamente spazzate via, per poi tornare sull’idea di ripristinarne una vecchia di zecca, come se fosse una geniale trovata da premio Nobel. Come non applaudire tanto rigore e coerenza?
E poi arriva il gran colpo di teatro: l’assegno per il terzo figlio. Il consigliere di Onda non perde tempo a liquidare la faccenda con una sentenza lapidaria: «Sono manovrine tutte in contraddizione tra di loro». Macché strategia, qui si naviga a vista nel mare magnum della retorica politica.
Se anche i dati macroeconomici si divertono a smentire le fanfare propagandistiche del presidente Fugatti sull’aumento del Pil superiore all’Alto Adige, beh, significa che la realtà ha ancora quel fastidioso vizio di chiamarsi “dati”. Perché, ricordiamolo, la politica da buon padre di famiglia benevolmente annunciata fa acqua da tutte le parti. Disastroso, ma sempre sotto controllo, eh.
Parliamo infine della natalità, quel tema eterno su cui si stendono coperte di promesse più calde di un termosifone a pieno regime. Il solito assegno per il terzo figlio, un’idea rivoluzionaria marchiata 2025. Peccato che il buon Degasperi due anni fa avesse già chiesto i risultati dell’assegno di natalità e non abbia mai ottenuto risposta. Evidentemente misurare i risultati è un hobby poco popolare quando si tratta di spendere soldi pubblici. Ma ricordate che, per fare figli, non bastano contanti gettati dalla finestra: servono una casa dignitosa, un lavoro stabile e uno stipendio decente. Ma chissà, forse sono solo dettagli.
Il nodo della natalità
Non solo il consigliere di Onda fiuta la presa in giro: anche le consigliere del gruppo provinciale del PD bollano l’assegno come «una misura inutile e populista». In un’impresa sovrumana di unità trasversale, si schierano addirittura con le parlamentari di maggioranza come la signora Eleonora Angeli, che non ha risparmiato critiche. «È la confessione disarmante di un fallimento che si perpetuerà», scrivono. Ovvero, incapaci di invertire la tendenza al calo delle nascite per i primi figli, si decidono a dar soldi a chi, guarda un po’, ha già una comprovata esperienza di genitorialità. Geniale, no?
Secondo le consigliere dem, invece di sprecare risorse così, si dovrebbe tornare a parlare di investimenti veri: politiche strutturali che sostengano le scelte procreative in modo concreto, nidi pubblici di qualità distribuiti ovunque, accessibili a tutte le famiglie. E, udite udite, c’è pure una mozione del PD su questo, approvata all’unanimità dal consiglio provinciale. Ma, a quanto pare, i soldi spesi a caso piacciono di più.
Nel frattempo, ieri i sindaci, dopo aver ascoltato la solita illustrazione trionfale della manovra da parte di Fugatti, hanno preferito puntare i riflettori sul tema fin troppo scottante delle politiche abitative. Il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, ha addirittura insistito sul ruolo del Consiglio delle autonomie nell’approvazione delle leggi, forse sperando in un miracolo civico. Ma, si sa, il vero spettacolo resta quello delle dichiarazioni e dei numeri ballerini.