C’è un motivo per cui il tricolore fa capolino nelle più inaspettate pieghe dell’industria militare statunitense. La Racing Force Group, azienda genovese rinomata per la sicurezza nel motorsport, ha fatto un vero e proprio salto di qualità mettendosi in tasca un contratto con Lift Airborne Technologies per produrre le calotte in carbonio dei caschi di nuova generazione destinati all’Aeronautica Militare USA. Sì, avete capito bene: il made in Italy non è più solo festa e pasta, ma anche caschi ultratecnologici per la guerra.
Finora specializzata in prodotti pensati per gli appassionati di motori e corse, questa mossa rappresenta per Racing Force un’entrée prestigiosa nel settore della difesa, ma soprattutto un piccolo capolavoro di diversificazione industriale. Quando cambiare marcia si rivela lungimirante, mica come i soliti proclami che sentiamo a ogni vertice politico.
Nel frattempo, mentre si discute animatamente al vertice NATO nei Paesi Bassi, si delinea una nuova era per il comparto militare globale. La promessa è di portare fino al 5% del PIL, entro il 2035, la spesa in difesa e sicurezza da parte degli Stati membri, vecchi e nuovi. Specialmente gli Stati europei dovranno fare i conti con la pressione di allinearsi al colossale budget americano. Non è un segreto che il mercato abbia già fiutato questa ondata: dai titoli di giganti come il britannico Babcock – che ha fatto un balzo del 12% a Londra dopo l’annuncio di un contratto faraonico per 12 caccia F35A con capacità nucleari – all’intero settore che si sta rimettendo in moto come una macchina ben oliata.
Ma attenzione: quei soldi non finiranno solo nelle mani di colossi consolidati come Leonardo, il britannico Babcock o l’industria tedesca Rheinmetall. Anche le piccole realtà — come la stessa Racing Force — usciranno dall’ombra e potranno vendere il loro know-how al complesso e remunerativo indotto della difesa e della sicurezza globale. Finalmente, qualcuno che ci crede davvero nello sviluppo industriale europeo, senza cedere alle solite rincorse al facile consenso.
Stephane Cohen, Co-Amministratore Delegato di Racing Force, ha commentato con un entusiasmo che piacerebbe a chi ogni giorno deve barcamenarsi nel campo dell’impresa:
“Questo ordine da Lift Airborne Technologies segna un momento epocale per il nostro gruppo e per la nostra strategia di diversificazione. Non è certo un colpo di fortuna, bensì l’esito di un percorso iniziato anni fa, durante il quale abbiamo saputo tradurre l’esperienza maturata con i caschi Bell Racing, famosi in Formula 1 e nelle altre discipline motoristiche, in un know-how applicabile al settore dell’aviazione. Ora i nostri investimenti in innovazione e ingegneria, uno degli ambiti più avanzati al mondo, stanno finalmente dando frutti.”
Insomma, non si tratta solo di un cappello in carbonio ma di un simbolo di come la tecnologia italiana possa farsi spazio anche nei teatri più sofisticati e delicati del mercato globale della difesa. Una scelta coraggiosa, lungimirante e, diciamolo, parecchio intelligente.