Mps conquista il sì della BCE: Mediobanca ora è roba loro, che sorpresa…

Mps conquista il sì della BCE: Mediobanca ora è roba loro, che sorpresa…

La Bce spalanca le porte a Mps per dominare Mediobanca con un piano più dettagliato di un romanzo giallo

La Banca centrale europea ha deciso di dare luce verde a Monte dei Paschi di Siena, autorizzandola ad acquisire il controllo diretto di Mediobanca e indirettamente anche delle sue consociate Mediobanca Premier e Compass Banca. Come se non bastasse, la Bce ha permesso a Mps di superare la fatidica soglia del 10% del patrimonio di vigilanza di gruppo, garantendo così una partecipazione significativa, anzi, più di una semplice gallina dalle uova d’oro. In una nota che manco fosse un comunicato di una grande fiera, Mps ha confermato l’autorizzazione ricevuta.

Sembra tutto un sogno, ma l’avventura di Mps inizia solo ora: entro sei mesi dall’acquisizione del controllo di Mediobanca, la banca senese dovrà presentare un piano di integrazione a prova di bomba presso la Bce. Pare che debba essere un documento così dettagliato da mettere in crisi persino i manuali di sopravvivenza corporate. Ecco cosa deve contenere, tassativamente:

Primo: analisi impeccabile degli impatti su capitale, strategie di finanziamento, digitalizzazione e sicurezza informatica. Si dovranno evidenziare differenze, sorprese e, ovviamente, i costi nascosti, le sinergie da sogno e i possibili rovesci, il tutto con un piano capitalistico aggiornato e scenari di crisi (perché, si sa, la vita non è mai tutta rose e fiori). Non mancherà nemmeno la valutazione della fattibilità e dei tempi di attuazione, per non farci mancare il brivido dell’incertezza.

Secondo: un’organizzazione del sistema Ict che sembri uscita da un thriller tecnologico, con descrizioni di architetture transitorie, flussi di dati degni di un film di spionaggio, accordi con terze parti e dettagli sulla qualità dei dati e continuità operativa, il tutto condito da cambiamenti necessari a scenari futuri, perché un buon intreccio ha bisogno sempre del suo cliffhanger tecnologico.

Terzo: l’assetto di governance della nuova super struttura, più complicata di un 3D puzzle. Si deve considerare tutto, dall’organizzazione alle normative per garantire un coordinamento da manuale tra Mps e tutte le sue controllate, includendo la complessità di rischio e, perché no, spicchi di politica interna sulle retribuzioni per tenersi stretti i professionisti chiave di Mediobanca. Ovviamente, il piano dovrà prevedere tempistiche, metodi di aggregazione e reporting delle informazioni di rischio, e un framework di governance da manuale aziendale per tenere sotto controllo tutto il teatrino dell’integrazione.

Ma non è finita qui. Se l’offerta dovesse incontrare meno del 50% degli entusiasmi azionari, allora la storia si complicherà ulteriormente. Monte dei Paschi dovrà fornire entro tre mesi un report che faccia chiarezza sul controllo reale, verificato e firmato dal consiglio di amministrazione insieme alla società di revisione – perché, si sa, fidarsi è bene, ma controllare è decisamente meglio. In mancanza di un controllo tangibile, ci sarà un piano B che spieghi come affrontare la partecipazione, con criteri, obiettivi e scadenze da manuale di strategia aziendale. E, manco a dirlo, anche la dichiarazione sull’intenzione di aumentare l’investimento farà parte del pacchetto.

A chiudere il cerchio di questa saga, il consiglio di amministrazione di Mps si riunirà il 26 giugno 2025 con il compito di esercitare la delega per un aumento di capitale pensato appositamente per questa operazione di pubblico acquisto. Un’occasione ghiotta per vedere se, alla fine, tutto questo grande spettacolo burocratico sarà accompagnato da qualche colpo di scena oppure sarà un semplice capitolo in più nella lunga storia delle banche italiane che si giocano tutto a carte scoperte.

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