Giorgio Gori e Stefano Bonaccini, europarlamentari del Partito Democratico, poter finalmente dedicare una giornata al Trentino, quel gioiellino di provincia che, a quanto pare, soffre moltissimo perché la sua giunta provinciale pensa solo al turismo. Ma no, non chiedete loro di tifare per le montagne o per le piste da sci: il vero dramma sarebbe ignorare il manifatturiero, quel crudele settore dove – udite udite – si fanno i salari decenti e si offrono opportunità ai giovani. Per fortuna, qualcuno finalmente ci ha scoperto questa verità rivoluzionaria.
Questo incontro, parte di un pittoresco tour tra i distretti del Nord Italia, serve ai nostri amici dem per dimostrare che sì, esistono ancora, e anzi, si preoccupano molto delle imprese. Soprattutto per sconfessare chi osa dire che il PD è distratto dal mondo produttivo, perché evidentemente la propaganda è un’arte sottile. Ecco allora la lista dei disgraziati problemi che affliggono il Trentino: la crisi energetica, la carenza di personale, il continuo esodo dei giovani, la difficile ricerca di alloggi e, ciliegina sulla torta, il fantomatico spettro dei dazi americani.
Stefano Bonaccini ci tiene a ricordare un dato fondamentale: gli Stati Uniti sono il secondo mercato del Trentino, dopo la Germania. Come se non bastasse, il prossimo 9 luglio scadono i novanta giorni di sospensione dei dazi, e – trà l’altro – alcune “eccellenze” locali come le aziende vinicole e agroalimentari che hanno incontrato (tra cui nomi celebri tipo Melinda e Mezzacorona) sono lì, ansiose, preoccupate, quasi in preda al panico da dogana.
Commercio, turismo e manifattura
Naturalmente, per rassicurare i fiaccati produttori, il buon Bonaccini lancia la sua formula magica: «diversificazione dei mercati». Insomma, il mantra che salva il mondo e rimette a posto le cose. Ovviamente, da buon europeista convinto, sostiene la Commissione Europea intenta a evitarci la guerra commerciale più pittoresca degli ultimi decenni.
Bonaccini aggiunge anche un tocco di ottimismo firmando il contratto più atteso: quello con il Mercosur, l’accordo che dovrebbe vedere la luce prima di Natale. Paesi lontani come Argentina, Brasile e compagni, che, come sappiamo, sono proprio il modello di stabilità e cooperazione da esportare in Europa.



