Ma allora, e qui sta il clou della comicità politica, nelle risoluzioni del M5S c’è un passaggio che ha fatto scandalizzare i signori della riforma del Partito Democratico. Che sarebbe questo: perché mai non dovremmo considerare, anzi aprire la porta a futuri “accordi” per l’approvvigionamento energetico con la Russia? Ecco il capolavoro:
Il testo richiede al governo, «nell’ambito di una soluzione pacifica permanente ormai indilazionabile», di «intensificare gli sforzi a livello europeo per trovare un modo efficace di garantire il passaggio e la fornitura di gas senza escludere in partenza una possibile collaborazione futura con la Russia».
Dopo questo gioiellino diplomatico, il presidente del Copasir, Lorenzo Guerini, si è subito messo in moto con la sua squadra: perché, capite, il PD non può sopportare neanche l’ombra di un’idea del genere. Così, insieme ai fedelissimi Filippo Sensi, Lia Quartapelle e Marianna Madia, hanno contattato il responsabile Esteri Peppe Provenzano e la leader Elly Schlein, che si sono dimostrati docili e allineati quasi senza fatica.
Perché, si sa, non si può ammettere di avere una spaccatura sul terreno della politica estera. Non che non ci sia, ma almeno che non la si veda in pubblico. Così, anche se ufficialmente si manteneva l’idea di astenersi, in cuor loro i riformisti avrebbero comunque detto no.
Alla fine, dopo qualche chiacchiera dietro le quinte, la decisione è stata di votare no proprio su quel punto spinoso. Naturalmente, la nostra Lia Quartapelle non poteva non lanciare la sua stilettata: «Sarebbe davvero un paradosso se la crisi iraniana finisse per avvantaggiare l’economia russa».
Marianna Madia non è da meno e si dichiara soddisfatta.
«Il Partito Democratico non può che votare contro, come ha fatto fin dall’inizio della guerra in Ucraina». Che novità travolgente. Un no tira l’altro e, come per magia, i riformisti dem riescono a convincere la maggioranza del partito a rigettare il punto della mozione del Movimento 5 Stelle che domandava di fermare l’invio delle armi a Kiev. Un altro flirt con l’unità interna rischiato e, ovviamente, salvato all’ultimo secondo, perché i riformisti non si sarebbero mai sognati di votare sì. Morale della favola: il Pd è unito. Che meraviglia, la continuità della posizione più prevedibile della politica italiana.
E, ciliegina sulla torta, questa scelta dei vertici Dem fa addirittura piacere a Pina Picierno. La vicepresidente del Parlamento europeo, sempre pronta a scagliare critiche al Nazareno, stavolta si esibisce in un improbabile coro di lodi: «Conte come al solito è incommentabile, detto questo registro con favore che quello dell’Ucraina per il Pd è un discrimine, il Pd è chiaro nel giudicare inaccettabile questa posizione dei 5 Stelle». Tradotto: prendere posizione “giusta” è una rarità da celebrare.
Nel frattempo il M5S rivendica la coerenza dicendo che a marzo, quando una richiesta simile venne presentata in Aula, il Pd si era ben guardato dal votare contro, scegliendo l’astensione. Ma le critiche non si limitano soltanto ai Dem, anzi: anche sul tema del gas russo, l’Alternativa Verde e Sinistra dice no, mentre da fuori il Sig. Carlo Calenda parte al contrattacco, sparando a zero: «La vergognosa mozione del M5S sembra scritta da Putin. Credo che a questo punto il Pd debba prendere atto che non può esserci una proposta di governo alternativa alla destra con chi ha una linea di politica estera sulla Russia identica a quella di Salvini». Un’accusa che ha il sapore dolceamaro di un déjà-vu.
Insomma, uno spettacolo di coerenza e unità politica, condito da accuse incrociate e strategie da manuale del teatrino politico italiano. Se qualcuno temeva un dibattito serio sul ruolo italiano nel conflitto in Ucraina, può rassegnarsi: tutto fila liscio nella caricatura di un consenso che non ammette sfumature.


