Le compagnie aeree mondiali sembrano aver deciso di fare una pausa collettiva quando si tratta di volare verso il tumultuoso Medio Oriente, giusto mentre il conflitto tra Israele e Iran esplode e gli Stati Uniti si infilano nel bel mezzo della rissa. Vediamo un po’ come si presenta lo scenario dei voli cancellati e di chi ancora osa decollare.
Partendo dall’Europa, la sempre affidabile British Airways ha bruscamente interrotto domenica i collegamenti tra Londra Heathrow e Dubai e Doha dopo gli attacchi statunitensi contro l’Iran. Ma niente paura: una volta passato il momento di dramma, il vettore britannico ha deciso di “operare normalmente” su quelle rotte. Praticamente, il panico dura un giorno.
Mentre Air France ha scelto una tattica più ponderata e meno “a singhiozzo”, sospendendo voli verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti almeno fino a domani (che però potrebbe diventare un “minimo” di tempo), oltre a estendere la sospensione sulla tratta Parigi-Tel Aviv fino al 14 luglio. Per non essere da meno, la sua compagnia low cost Transavia ha tagliato i collegamenti da Parigi verso Beirut fino a fine giugno e quelli per Tel Aviv fino a settembre. Evidentemente, il Medio Oriente non è più il posto ideale per fare turismo estivo.
Dal canto suo, il potente gruppo tedesco Lufthansa – che non dimentichiamolo include Swiss, Austrian e Ita – ha deciso che è più sicuro sospendere ogni volo verso il Medio Oriente fino a fine giugno. Come se non bastasse, anche i collegamenti con Amman e Erbil in Iraq resteranno fermi fino all’11 luglio, e per Tel Aviv e Teheran bisognerà aspettare fine luglio. Dopo questa scelta da manuale della “sicurezza prima di tutto”, il gruppo ha deciso di evitare anche lo spazio aereo di tutti i paesi coinvolti nel conflitto. Geniali.
Per non essere da meno, la compagnia greca Aegean Airlines ha deciso per uno stop ai voli verso Tel Aviv fino al 12 luglio e chiude le rotte per Amman, Beirut e Erbil fino a fine giugno. A questo punto, la low cost turca Pegasus cancella i voli per Iraq, Giordania e Libano fino al 30 giugno e prosegue con l’Iran fino a fine luglio. Per non farsi mancare nulla, nemmeno Turkish Airlines si lancia nei cieli verso Baghdad, Damasco e Teheran prima del 1° luglio. Insomma, un trionfo di rinunce a volare in Medio Oriente, quasi da manuale.
Passando all’altra sponda dell’Atlantico, United Airlines ha gentilmente informato i propri passeggeri che i voli da e per Dubai, programmati dal 18 giugno al 3 luglio, potrebbero essere soggetti a frequenti cambiamenti e offre la possibilità di cambiare biglietto senza costi aggiuntivi, ovviamente solo a certe condizioni. Stessa cortesia per i voli diretti a Tel Aviv tra il 13 giugno e il 1° agosto, con la possibilità per i clienti di ripiegare comodamente su altre principali città europee. Che generosità.
Non poteva mancare Air Canada, che ha temporaneamente sospeso il suo volo giornaliero diretto da Toronto a Dubai a partire dal 18 giugno, avvertendo però che la sospensione potrebbe protrarsi oltre le date iniziali. Per chi vuole ancora il Medio Oriente, almeno è possibile arrivarci con scalo in Europa grazie ai partner aerei, sempre ammesso che vi piaccia giocare a “rischio voli”.
Anche American Airlines si mostra sensibile e consente ai clienti di cancellare o modificare gratuitamente le prenotazioni su Doha per viaggi pianificati tra il 19 giugno e il 20 luglio, perché niente dice “calma e sangue freddo” come modificare i piani di viaggio senza penali quando il Medio Oriente brucia.
Per le rotte asiatiche, la super elegante Singapore Airlines ha deciso di cancellare ben otto voli verso Dubai, due al giorno tra domenica e mercoledì. Evidentemente chi non parte si risparmia di imbattersi in un Mediterraneo ormai più simile a un campo minato diplomatico.



