Al Bano sbarca a San Pietroburgo: e se la realtà fosse solo una questione di istinto e pace a comando?

Al Bano sbarca a San Pietroburgo: e se la realtà fosse solo una questione di istinto e pace a comando?

Ovviamente non poteva mancare un’altra ondata di polemiche intorno a Al Bano, che insieme alla sua inseparabile collega Iva Zanicchi ha deciso di esibirsi in un concerto a San Pietroburgo. Nonostante la guerra in corso in Ucraina, le atrocità che persistono da anni, e le recenti richieste pubbliche di spiegazioni, loro hanno scelto di stare sul palco come se nulla fosse.

Santificando la musica come mezzo supremo di pace, Al Bano ha spiegato le sue fantasmagoriche ragioni in collegamento audio con “La Volta Buona”:

«Vado a portare pace con la nostra musica; il mio istinto mi porta a fare questo, chi critica non vuole capire oppure è lontano dalla realtà».

Ah, certo. Perché quando un cantante degli anni ’40 decide di andare a cantare in un paese che sta massacrando un altro popolo, tutti i dubbi svaniscono. Ricordate che solo nel 2023 stesso, sempre lui, aveva fatto il distinto moralista dichiarando su Pupo, che invece si era mantenuto fedele alle esibizioni in Russia:

«Lui è libero di fare ciò che vuole, indubbiamente. Bisogna però chiedersi se sia opportuno in questo momento andare a fare la star in Russia. Quando sarà il momento opportuno, sarò ben felice di fare due concerti per festeggiare la pace. Uno a Kiev e uno nella Piazza Rossa di Mosca».

Splendida coerenza: cancelletto due concerti “in nome dei principi” un paio di mesi fa, ora invece via libera per portare la pace a suon di “felicità”.

Adesso, con lo sguardo di chi ha vissuto la guerra (nato nel 1943, giusto per dare un tocco di gravità al racconto), Al Bano rimpolpa la sua sacra missione:

«Chi critica è chi all’esterno e non conosce i fatti. Non sanno che in Russia noi siamo messaggeri di pace. È il mio mestiere e lo farò sempre, contro tutto e tutti. Mi sento tale da sempre, anche perché sono nato nel 1943, quando cadevano ancora le ultime bombe della seconda guerra mondiale. Mio padre mi ha parlato della sua prigionia e di chi moriva al suo fianco».

E, ad accompagnarlo nella brillante impresa, anche Iva Zanicchi si schiera in difesa della propria scelta artistica discutibilmente condivisibile:

«Al Bano e io siamo stati invitati a tenere un concerto in Russia. So bene che la nostra è una scelta che in questo momento può destare delle polemiche, ma sono a posto con la coscienza».

Insomma, se la coscienza è a posto, la logica evidentemente fa cilecca. In un mondo dove ogni gesto politico è scandagliato con attenzione, la musica diventa improvvisamente un salvacondotto per giustificare accordi che puzzano di complici silenzi e opportunismi.

Del resto, se portare la pace significa ignorare una guerra, forse è meglio prendere in mano una chitarra e cantare. Tanto, come dice il bravo Al Bano, chi critica non capisce.

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