Che grande sorpresa! Il Partito Democratico ha deciso: il prescelto per la corsa a Palazzo Balbi sarà nientemeno che Giovanni Manildo, l’ex sindaco di Treviso dal 2013 al 2018, unico eroe riuscito a strappare il capoluogo della Marca dalle grinfie della Lega. Una scelta votata la scorsa sera nella direzione regionale del Pd, dove il segretario regionale Andrea Martella ha raccolto oltre 60 voti su 77 presenti nella sede padovana. Insomma, praticamente un plebiscito: Missione compiuta! Ora Martella si prepara a portare Manildo al tavolo della coalizione, comprensiva di ben nove forze politiche e civiche. Un vero club esclusivo che, oltre al Pd, annovera Alleanza Verdi Sinistra, Movimento 5 Stelle, Veneto che Vogliamo, Partito Socialista Italiano, +Europa e Volt. Giusto per non farsi mancare nulla.
Come se non bastasse, Martella ha specificato che altri nomi sono stati messi sul piatto per la corsa alle prossime elezioni regionali, perché la coerenza e l’unità sono evidentemente concetti così passati di moda da meritare un elenco infinito di candidati.
Dalla gloriosa Verona arrivano le proposte di Federico Benini, Gianni Dal Moro e Alessia Rotta. Ah, ma attenzione: Alessia ha già declinato l’invito, essendo assessore nella giunta Damiano. Quindi possiamo già segnare un punto a favore dell’efficienza cristallina delle trattative interne.
Da alcuni circoli di Padova spunta il nome della capogruppo in consiglio regionale, Vanessa Camani. E no, non è mica finita qui: due audaci membri della direzione hanno tirato fuori dal cilindro anche il nome di Laura Puppato, ex capogruppo Pd in Consiglio, giusto per far vedere che tutti possono aspirare a questo grande sogno chiamato candidatura.
Questa strategia di “aggiunte” varie pare progettata ad arte per ricomporre un partito che, sorpresa delle sorprese, sul nome dell’ex sindaco di Treviso non esattamente brillava di unanimità. Tant’è che nell’area veronese si sono messi a confezionare una bella lista alternativa con nomi dal sapore un po’ più “civico”, perché si sa, a volte le utopiche purezze politiche lasciano il posto a cocciute ribellioni territoriali.
E chi troviamo in questa folgorante rosa quasi da reality show? Nientemeno che il fisico Carlo Rovelli, veronese e autore del best-seller “Sette brevi lezioni di fisica”. Come se il sapere scientifico fosse esattamente la qualità più richiesta in politica. A lui si affiancano Alessandra Albarelli, direttrice dell’Ente Fiere di Riva del Garda, e la solare Luisa Ceni, assessore alla Casa del Comune di Verona. Peccato che, per ora, a quest’ultima fosse stato appena accennato il coinvolgimento. Ma si sa, in politica anche le battute a mezza voce contano.
Insomma, la solita pantomima di giochi di potere, candidature a getto continuo e tentativi di coesione che sembrano più una barzelletta che una strategia seria. Ma avanti così, il grande spettacolo della politica veneta non ci deluderà mai.
Che gioia scoprire quanto Martella si sia prodigato in un’opera di diplomazia degna di un reality show politico, definendo «importante» il lavoro fatto con le forze della coalizione. Pare addirittura che tutto sia nato da una «visione comune del futuro del Veneto», una frase così vaga da sembrare uscita da un manuale di retorica politica per principianti. Ovviamente, questa coalizione «mai così ampia» si è vantata di un roboante 37% alle scorse Europee – peccato che, come sempre, non si sappia bene cosa significhi in termini concreti.
Da brividi l’ «aperto e costruttivo» rapporto con Italia Viva e Azione, quelle creature sfuggenti sempre pronte a dimostrarsi partner fedeli solo quando conviene. Dopo questo elogio tutto cuori e fiori, si passa all’enigmatico nome di Manildo, scelto in una riunione di vecchi amici e segretari provinciali, come se il futuro della regione fosse una partita a Risiko tra sindaci e ex sindaci: aggiungi Giordani di Padova, metti Variati di Vicenza, mescola tutto e spera che esca qualcosa di sensato.
Ovviamente, secondo Martella, Manildo ha raccolto il «più ampio consenso», tanto nel Pd quanto tra gli alleati. Un vero mago del consenso, il futuro «federatore capace di unire» un Veneto che evidentemente ha bisogno di qualcuno che sappia «parlare al Veneto» – perché tutti adesso ci stiamo chiedendo quale lingua exotica si parli in quella regione misteriosa.
Dopo questo florilegio di applausi, non potevano mancare altri interventi da almeno una dozzina di soggetti – da Marco Dus a Gianclaudio Bressa, passando per Alessio Albertini, Rachele Scarpa, Camani, Matteo Bellomo, Giacomo Possamai (sindaco di Vicenza, che nostalgia!), Piero Fassino, Angelo Zanellato e Gabriele Scaramuzza. Insomma, un vero karaoke politico in attesa del voto finale, che immaginiamo sarà la consueta passerella senza sorprese.