Fareed Zakaria svela il capolavoro strategico di Trump: tenersi tutte le porte aperte per la guerra, giusto per non scegliere mai davvero

Fareed Zakaria svela il capolavoro strategico di Trump: tenersi tutte le porte aperte per la guerra, giusto per non scegliere mai davvero

Fareed Zakaria, analista della CNN e uno degli esperti più citati sulla politica estera statunitense, ci illumina con una perla di saggezza: «Non direi che Donald Trump sia in difficoltà per la guerra combattuta da Netanyahu contro l’Iran».

Insomma, niente drammi per il buon vecchio Trump, nonostante qualcuno sembri ostinatamente volerlo dipingere come l’ombra di Sé Stesso davanti al caos mediorientale. Peccato che l’analista non nasconda quel pizzico di suspence: il presidente appare infatti pronto a un passo avanti verso un conflitto aperto, senza nemmeno troppo il consenso della sua base “MAGA” o di alcuni consiglieri più sensati. Ancora una volta, la logica trumpiana di “tenersi tutte le carte da giocare” fa capolino.

Zakaria ci spiega con la precisione di un orologio svizzero: Trump ha aspettato di vedere i risultati dell’iniziativa israeliana, senza mettergli i bastoni tra le ruote. Appena ha realizzato che l’operazione stava andando persino meglio delle aspettative, ha deciso che meritava un meritato rimpallo di meriti, perché, si sa, nulla dice “leader” come agguantare il bottino dei successi altrui.

Come nelle migliori sceneggiature, “il successo amplifica le ambizioni e giustifica espansioni di obiettivi.” Grande novità, vero? Quindi, mentre lo scenario si complica, tra bombardieri stealth B2 e rotta verso un possibile coinvolgimento diretto, tutto dipende da una sola persona, con un potere decisamente enorme ma – stay tuned – totalmente imprevedibile.

L’analista non si trattiene: «Dico sfortunatamente, perché la politica militare americana si è trasformata in un gioco in mano a un uomo solo, il cui atteggiamento non è né liberale, né neo-con, né realista. È semplicemente trumpiano.» Moneta coniata da solo, ovviamente.

Il regime iraniano è sul punto di crollare?

Se vi state chiedendo se l’Iran stia per implodere, preparatevi a una lezione di realismo senza filtri. Il regime è fragile, certo, ma fare previsioni è un’altra cosa. Decenni di sanzioni e corruzione hanno fatto sfracelli all’economia, e la popolarità del governo non è esattamente da premio Nobel della politica.

Però, sorpresa delle sorprese, il regime ha una notevole capacità di sopravvivenza, costruita su astuzie e ingranaggi di un sistema che funziona a pieno regime tra ideologia islamica, clientelismo e un’apparentemente infinita brutalità. Per quanto restino poche figure di opposizione credibili e la mancanza di una rivolta vera e propria, lo scenario di un crack improvviso resta un miraggio poco probabile.