Quando la politica fa favori in famiglia: la sorella di Tironi spunta nel cda degli autobus di Verona, metà proprietà Fnm

Quando la politica fa favori in famiglia: la sorella di Tironi spunta nel cda degli autobus di Verona, metà proprietà Fnm

Libertà, uguaglianza e… sorellanza: la Rivoluzione francese, rivista e corretta all’italiana dal Partito Democratico a Palazzo Lombardia, dove la politica inclusiva viene dosata come fosse l’elisir per risolvere tutte le “inopportunità politiche”.

Da settimane, il solerte rappresentante dem Alfredo Negri si è messo in testa di scrutare con occhio clinico le nomine in casa Ferrovie Nord Milano. Dopo aver scoperto — per l’ennesima volta — l’amicizia «pericolosa» tra il vicepresidente leghista della Provincia e i suoi incarichi nel trasporto pubblico, il buon Negri ha deciso di tornare in pista, questa volta in coppia con il collega Pietro Bussolati, per buttare altra luce su un «caso» freschissimo e altrettanto limpido. O almeno così pensano loro.

Spoiler: destinatario della missiva è il presidente del consiglio regionale, Federico Romani, e la questione sul tavolo riguarda una certa Ramona Tironi, da poco catapultata nel consiglio d’amministrazione dell’Azienda Trasporti Verona. Bleu de rigueur: Ramona è la sorella dell’assessore al lavoro lombardo, niente di meno che Simona Tironi. Ma non finisce qui: la società in questione è controllata per metà da Ferrovie Nord Milano, dove la Regione Lombardia ha un peso da maggioranza assoluta con il 57,57% delle quote. Insomma, la famiglia sta un po’ ovunque.

I democratici, evidentemente stanchi di lasciare tutto al caso, si giocano il jolly ponendo al centro della scena una serie di domande fatte apposta per sollevare polveroni. In primo luogo, vogliono sapere se c’è stata qualche chiacchierata preventiva tra il presidente e la sua squadra prima di mettere la Tironi junior nel cda. Quindi, se dal quartier generale di FNM abbiano degnato di un avviso la giunta della presentazione della candidatura. E dulcis in fundo, pretendono un giudizio sul grado di “adeguatezza” del profilo professionale della signora Tironi con la carica ricoperta.

Inoltre, perché non metterci pure una buona dose di sospetto sull’opportunità politica dell’intera operazione? Tanto per non farci mancare niente.

Il manuale dell’inopportunità politica: un buco nell’acqua?

È struggente vedere come in certe stanze di potere la parola “inopportunità” venga agitata come fosse una bacchetta magica, capace di risolvere incubi politici e famiglie troppo “intrecciate”. Come se la questione vera non fosse già sotto gli occhi di tutti — il povero cittadino che magari paga il biglietto e non ha modo di scegliere tra trasparenza e teatrini di nomine fratricide.

La domanda che sorge spontanea è questa: davvero si pensa che qualcuno abbia fatto un passo falso dimenticandosi che nomine del genere ambulano da anni come le sardine al mercato, e nessuno batte ciglio? Che la bellezza di un’opposizione politica si misuri fondamentalmente dall’abilità di sollevare interrogativi retorici eppure mai risolti? Tutto questo teatrino rischia ormai di incidere solo sulla pazienza degli elettori, sempre più stanchi di vedere lo stesso copione recitato a ripetizione.

Ecco dunque che Palazzo Lombardia si impegna a rileggere la Rivoluzione francese in chiave “sorellanza” per ricordarci che, in fondo, la novità sta solo nei nomi e nei cognomi, in un gioco di potere che si ripete uguale a se stesso, anno dopo anno.

FNM. Perché nulla dice “merito” come un posto strategico regalato a tavolino, vero? È quel tocco di trasparenza e efficienza che tutti bramiamo in un mondo dove tutto si muove grazie ai santi protettori delle poltrone.

Sembra quasi che il meccanismo sia semplicissimo: chi ha il controllo, decide quali volti glorificare, senza nemmeno il fastidio di spiegare il perché o valutare le competenze. È ovvio, perché perdere tempo con dettagli futili come capacità o esperienza quando puoi semplicemente distribuire incarichi come caramelle a una festa di compleanno?

Ma non preoccupatevi, dietro questo atto di giustizia sociale c’è sicuramente una strategia brillante e impeccabile, probabilmente ispirata da qualche maestro dell’opacità amministrativa che da anni dimostra come si fa a gestire risorse pubbliche senza nemmeno un piccolo accenno di senso logico.

E intanto, la società partecipa al 50% da FNM, che ne approva senza batter ciglio ogni capriccio di nomina, perché, si sa, con il controllo assoluto viene spontaneo applicare principi altrettanto assoluti come il nepotismo e la sfida al buon senso.

Complimenti, davvero. Un esempio cristallino di come la trasparenza possa essere sostituita da un elegante teatro dell’assurdo, dove il sipario cala solo quando la poltrona è assicurata.

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