Decreto Irpef: le nuove finte promesse sulle detrazioni per il povero ceto medio

Decreto Irpef: le nuove finte promesse sulle detrazioni per il povero ceto medio

Il governo cerca di rimettere mano all’Irpef ma continua a inciampare tra numeri incomprensibili e promesse mancate, mentre i contribuenti si ritrovano a fare i conti con aliquote che sembrano cambiare più velocemente di un gioco di prestigio.

Come se non fosse abbastanza complicato, il Consiglio dei Ministri ha recentemente varato un decreto legge per aggiustare quella confusione normativa nata dalla successione di interventi che si sarebbero dovuti limitare al 2024, ma che ora – sorpresa! – si sono trasformati in una struttura fissa con la scusa dell’ultima legge di bilancio. In soldoni: la prevista riduzione delle aliquote Irpef da quattro a tre non aveva fatto i conti con la burocrazia e i consulenti fiscali che, ovviamente, continuavano a calcolare gli acconti come se nulla fosse successo.

Le proteste degli esperti tributari e dei sindacati hanno così costretto il governo a una correzione tempestiva, perché nulla dice “ordine” come un decreto per sistemare gli errori di un decreto precedente. Nel frattempo, la promessa di alleggerire il carico fiscale sul ceto medio resta un miraggio: si stimano infatti dai 2,5 ai 4 miliardi necessari per un taglio significativo. Peccato che il tanto osannato “concordato” per incassare denaro fresco abbia fruttato solamente 1,6 miliardi, con una adesione ridicola di 600mila contribuenti su 4,5 milioni potenziali.

In pratica, il governo aveva lanciato la bomba dello sconto fiscale nella legge di bilancio, salvo poi accorgersi che non c’erano abbastanza soldi per coprire il tutto. Nel frattempo, però, i cittadini si trovano alle prese con la dichiarazione dei redditi, che quest’anno si presenta “leggermente” rivista: le detrazioni per i lavoratori dipendenti sono state rimodulate, in particolare per chi guadagna più di 50mila euro, e si sono aggiornate anche le agevolazioni familiari. Per districarsi nel groviglio di numeri e norme, serve più che mai la collaborazione del proprio consulente di fiducia – o un master in fiscalità avanzata.

Per sostenere il correttivo sull’acconto Irpef, destinato a calcolare gli importi sulla base delle tre nuove aliquote, il governo ha stanziato 245,5 milioni di euro per il 2026, scucendo i fondi da un altro fondo compensativo meno noto al grande pubblico. Tradotto: per aggiustare un pasticcio si toglie da un’altra tasca, sempre con la scusa di mantenere il bilancio in equilibrio.

Nella relazione ufficiale si legge un capolavoro di chiarezza: “Limitatamente all’anno 2024, si è deciso di rimodulare le aliquote Irpef riducendo a tre gli scaglioni e innalzando il limite della no tax area per i lavoratori dipendenti, equiparandolo a quello dei pensionati”. Un piccolo dettaglio tecnico? Neanche per sogno: si è dovuto mandare un decreto correttivo per evitare che gli acconti del 2024 venissero calcolati su parametri sbagliati, sostituendo infatti «periodi d’imposta 2024 e 2025» con il più limitato «periodo d’imposta 2024». Inevitabili rivoluzioni negli uffici fiscali e nuove grane per i contribuenti.

Non mancano le sorprese su detrazioni e bonus: la soglia per la detrazione sul lavoro dipendente aumenta a 1.955 euro per chi guadagna fino a 15mila euro, ma il governo ha pensato bene di inserire un correttivo per non escludere dal famigerato “bonus 100 euro” proprio chi guadagna fino a 20mila euro. Quindi, chi rientra in questa fascia vedrà un piccolo extra che però, ovviamente, non influirà sulla base imponibile. Complimenti per la complessità ingegneristica!

Dall’inizio del 2025, invece, scatenerà la fantasia dei contribuenti con reddito superiore a 75mila euro una nuova norma che limita le detrazioni in base a due criteri combinati: il reddito complessivo e il numero di figli a carico, con un occhio di riguardo per famiglie grandi o che assistono figli con disabilità certificata. Come? Riducendo progressivamente gli oneri detraibili al salire del reddito, così che chi ha di più paghi – ma con la soddisfazione di poter costruire uno schema complicatissimo da capire anche per gli addetti ai lavori.

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