Quattordicesima 2025: la manna da 12,3 miliardi che dovremmo proprio usare per spendere, dicono loro

Quattordicesima 2025: la manna da 12,3 miliardi che dovremmo proprio usare per spendere, dicono loro
Quattordicesima da 12,3 miliardi: il bonus che farà sognare i consumi estivi

Finalmente una buona notizia per chi ha un lavoro dipendente: la quattordicesima sta per sbarcare nelle tasche di circa otto milioni di italiani, portando con sé una cifra che sfiora i 12,3 miliardi di euro. Non stiamo parlando di spiccioli, ma di una vera e propria mazzata di liquidità che, come da copione, finirà per alimentare soprattutto il già surriscaldato settore turistico. La somma è addirittura cresciuta rispetto all’anno scorso di quasi mezzo miliardo, come se il bonus dovesse compensare il caro vita. Più che una mensilità aggiuntiva, una boccata d’ossigeno per l’economia italiana, almeno almeno sul breve periodo, come svela l’ultimo sondaggio Ipsos per Confesercenti e le previsioni dell’Ufficio economico della stessa associazione.

Andiamo a vedere come verranno spesi questi soldi di fantasia—o meglio, questa “iniezione” miracolosa. Indovinate un po’? Quasi la metà dei fortunati percettori (48%) mette al primo posto la classica vacanza o il viaggio da sogno, riconfermando il cliché dell’estate come periodo sacro per il turismo nostrano. In fondo, cosa c’è di meglio di spendere soldi freschi in hotel e gelati? Il risparmio, no, quello arriva solo al 24%, seguito dagli acquisti nei saldi al modesto 19%. Nel frattempo, per coprire spese più concrete e magari un po’ più noiose – come bollette, rate di mutui e cure sanitarie – si accontenta solo un 15% o poco più. Curioso notare le differenze geografiche: al Sud, per esempio, il 13% dei lavoratori usa la quattordicesima per pagare i centri estivi ai figli, una cifra più alta rispetto all’11% del Nord ma meno del 20% del Centro. Evidentemente, le priorità cambiano in base al territorio, o forse semplicemente il Centro ha più figli da mandare in colonia estiva.

Ma vediamo cosa dicono i dati sulle famiglie: un rassicurante 61% degli intervistati confessa che la quattordicesima permette di “vivere più serenamente l’estate”, come se la serenità fosse in vendita con una semplice mensilità in più. Questa percentuale sale addirittura al 67% tra i giovani tra i 18 e i 34 anni, sicuramente più esposti alle sirene delle vacanze da social network. Poco meno del terzo del campione (31%) ammette di usare questo bonus per coprire spese altrimenti insostenibili. E naturalmente, c’è un obbligatorio 8% di scettici assoluti che non vede alcun effetto sulle proprie finanze: probabilmente quelli che dovevano già usare l’intera quattordicesima per pagare l’affitto e non per divertirsi.

E cosa succede se chiediamo quando si vuole spendere questa quattordicesima? Per il 64% degli italiani il momento più adatto è proprio l’estate, un dato che si conferma trasversale tra generazioni, sessi e regioni. Mentre un piccolo picco “alternativo” del 9% vorrebbe riceverla in stagioni diverse (magari per pagare i regali di Natale senza fare debiti), oltre un quarto si mostra indifferente. Come se il momento fosse irrilevante o si sperasse che arrivasse subito e basta. E per quanto riguarda la percentuale di spesa nei primi 30 giorni? Solito mix: un terzo lo destinerà a consumi tra il 40% e il 60%, mentre un deciso 13% si lancia in un utilizzo quasi totale, come se non esistesse domani.

E non si può certo tacere la proposta di una tassazione agevolata per questa benedetta quattordicesima: un’aliquota sostitutiva vantaggiosa dovrebbe mettere tutti d’accordo, almeno sulla carta. D’altronde, perché complicare sempre le cose con troppe imposte, quando potrebbe bastare un piccolo sconto fiscale per far girare meglio la ruota dei consumi? Peccato che, come sempre, la realtà sarà probabilmente un altro discorso…

Ah, la brillante idea di applicare una tassazione ridotta al 10% sulle mensilità aggiuntive, vale a dire quattordicesima e tredicesima, secondo Confesercenti potrebbe magicamente mettere a disposizione altri 8 miliardi di euro per far ripartire i consumi. Ovviamente, perché mai privarsi di un’opportunità simile? E per coprire questa generosissima manovra suggeriscono di attingere alle risorse “liberate” dal miracoloso miglioramento dello spread: 5 miliardi nel 2025, altri 5 nel 2026 e fino a 8 miliardi nel 2027. Ah, e non dimentichiamo quel dettaglio superfluo che la misura si autofinanzia, generando con l’aumento dei consumi ben 2 miliardi di gettito fiscale aggiuntivo. Sapete, nulla di complicato, solo una semplice equazione da illuminati economisti.

Confesercenti non manca di bissare con un commento degno del miglior investimento pubblicitario. La quattordicesima, ci dicono, è in realtà una sorta di boccata d’ossigeno per milioni di famiglie italiane, perché, grazie ad essa, si possono permettere cose fondamentali come vacanze, centri estivi per i figli o i tanto agognati saldi. Cose che altrimenti sarebbero a dir poco inaccessibili. Un vero e proprio elisir estivo che trasforma bilanci domestici rigidi come l’acciaio in un banchetto di spese impreviste.

Nico Gronchi, vicepresidente vicario di Confesercenti e Presidente di Assoterziario, tiene a precisare – quasi tendendo il microfono come si fa agli oratori più venerati – che questa benedetta quattordicesima in estate è attesa come la scampagnata dopo la tempesta invernale. Grazie a questo sovrappiù di liquidità, si può finalmente “rompere la rigidità dei bilanci familiari”, regalando quel “upgrade” di spesa tanto decantato.

Ma non è solo una questione economica, oh no: è soprattutto una cura per lo spirito bovino delle famiglie italiane, una spinta psicologica e una iniezione di fiducia per lavoratori e famiglie. Come se bastasse qualche euro in più per far sparire la crescente preoccupazione per il lavoro povero e la perdita di potere d’acquisto che attanaglia il Paese.

E poi, ovviamente, perché non approfittare della situazione per parlare di “tassazione di vantaggio”? Un intervento che sarebbe un vero toccasana per i portafogli striminziti, in attesa che il governo, in tutta la sua saggezza, decida di occuparsi della riforma fiscale. Nel frattempo, si rimanda tutto a data da destinarsi, o meglio, al 2026, perché qui il tempo è un optional e la pianificazione è storia antica.

Perché aspettiamo? Ah già, serve anche mettere le mani sui cosiddetti contratti “pirata”, quei gioiellini che privano ben 800mila sventurati lavoratori del terziario della tanto agognata quattordicesima, sottraendo loro la bellezza di circa un miliardo di euro e alimentando la concorrenza sleale tra imprese. Uno scandalo, ma purtroppo uno scandalo pittosto sistematico e probabilmente destinato a durare ancora a lungo.

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