Napoli fa miracoli con il Pnrr: già bruciato il 79% dei soldi, ma l’oro vero va a trasporti e mobilità

Napoli fa miracoli con il Pnrr: già bruciato il 79% dei soldi, ma l’oro vero va a trasporti e mobilità

L’Osservatorio Napoli economia e società ha deciso di fare i conti con la realtà, o almeno di provarci, e ha tirato fuori un report sul rapporto tra Napoli e il famigerato Pnrr. Ovviamente presentato a Palazzo San Giacomo, perché nulla urla “trasparenza” come una conferenza in Comune a un anno e spiccioli dal drastico taglio del nastro finale degli investimenti recovery. Il sindaco Gaetano Manfredi ci ha illuminati spiegando che il Pnrr è nientemeno che “uno strumento di investimento che serve a ridurre i divari, sia Nord-Sud sia quelli interni alle città e alle aree metropolitane”. Beninteso, nulla di sorprendente, ma la vera chicca è la naturalezza con cui i “maggiori investimenti” si sarebbero concentrati nelle periferie, quelle grandi dimenticate da rigenerare con urbanistica, trasporti e riqualificazione sociale.

Manfredi, assieme a una schiera di entusiasti assessori e dirigenti, puntualizza: “Le scelte fatte rispecchiano questo principio, che è la vera sfida della città”. Te credo, migliorare Napoli è come tentare di tenere in piedi un castello di carte con una mano sola: certo bisogna curare il centro storico, ma pare che la vera poesia stia nell’investire sulle periferie e tutta l’area metropolitana, così da annullare quei fastidiosi divari sociali e territoriali. Insomma, un’intenzione perfetta, stile “Salviamo il mondo in 10 mosse”.

Dietro i riflettori ci sono, oltre al sindaco Manfredi, anche il fantasioso assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta, i saggi membri dell’Osservatorio Napoli Economia e Società Francesco Izzo e Gaetano Vecchione, la capo gabinetto Maria Grazia Falciatore, il direttore della Svimez Luca Bianchi, e la vicesindaca urbanista Laura Lieto. Insomma, un parterre di esperti che fa tornare la speranza almeno fino al prossimo report.

Le promesse del Pnrr e la realtà dei numeri

Entriamo nel vivo dei numeri, sempre quelli che fanno più sembrare un miracolo o un brutto scherzo del destino. Nel periodo 2021-2026, il magico Pnrr promette investimenti a Napoli per una cifra da capogiro: circa 3,9 miliardi di euro. Non proprio spiccioli per una città spesso trattata come terz’ultima ruota del carro.

La stima ufficiale di Svimez – altra pietra miliare del dibattito sul Sud – è di un impatto sul PIL di ben 1,9 miliardi, vale a dire il 7% del prodotto interno lordo cittadino. E per i fortunati occupati partenopei? Si parla di circa 8.000 nuovi posti di lavoro, pari al 3,4% dell’intera forza lavoro. Una rivoluzione copernicana, o forse solo una piccola scintilla in una città che, critica a parte, ha bisogno di più di una scintilla per decollare davvero.

Il Pnrr si struttura su tre assi strategici che ovviamente sembrano perfetti sulla carta: rigenerazione urbana, mobilità sostenibile e inclusione sociale. Tre grandi parole, tre grandi missioni, tutte da declinare in pratica, dove il fallimento è sempre dietro l’angolo ma la speranza non si nega a nessuno.

Napoli, quella metropoli dove la digitalizzazione e l’innovazione sembrano un’utopia più reale di certe promesse elettorali. Sorprendentemente, ci sono oltre 4.000 progetti sparsi per un totale di 3,9 miliardi di euro: 3,1 miliardi dal tanto decantato Pnrr e 820 milioni da altre risorse. Cosa si fa con tutto questo denaro? Beh, a quanto pare, il 30% va a scuola, università e ricerca — perché investire nel futuro è ovviamente di vitale importanza… sempre che serva a qualcosa. A seguire, infrastrutture (28%), salute (15%), transizione ecologica (11%), impresa e lavoro (6%), inclusione sociale (5%), digitalizzazione (3%) e quella piccola chicca chiamata cultura e turismo con un misero 2%. Inevitabilmente, Palazzo San Giacomo si fregia di essere attuatore di 86 progetti per un investimento Pnrr di circa 677 milioni, che diventano un miliardo contando tutte le altre fonti. Impressionante, vero?

Le missioni operative: un gioco di numeri e percentuali da capogiro

Le aree tematiche: dove finiscono davvero i soldi

Pnrr sotto la responsabilità del Comune sono magicamente divisi in sette aree tematiche, come se la gestione burocratica potesse colare a fondo in segmenti ordinati. Il primato lo conquistano i trasporti e la mobilità “dolce” (chissà cosa voglia dire esattamente), con addirittura 16 progetti e 413,4 milioni di euro, ossia il 61,2% di tutto il tesoro Pnrr gestito dal Comune. Insomma, per chi voleva un pullman elettrico o una bicicletta nuova ce ne sono! La seconda area, con più di 100 milioni, riguarda l’edilizia sociale: quattro grandi progetti che si beccano il 15,2% dei finanziamenti, tra cui figurano mirabolanti rigenerazioni edilizie a Marianella e Chiaiano, perché non si può rinunciare alla magia delle parole “rigenerazione” e “riqualificazione”. La terza protagonista è la scuola, con 32 progetti per la ristrutturazione, la ricostruzione e la riconversione delle sue strutture, di cui quasi il 40% è gonfiato dal Pnrr. Quindi, cari studenti, preparatevi a vedere qualche bel cantiere che vi distrarrà dallo studio.

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