Ah, la tanto celebrata partecipazione civica in Bolzano, dove 54 preziose richieste da parte di stakeholder e popolazione sono state finalmente «accettate» nel magico Piano Clima Alto Adige 2040. Pare che puntare su teleriscaldamento ed energie rinnovabili rappresenti l’apice della modernità e della lungimiranza. Speriamo solo che l’audacia di queste scelte non venga soffocata, come al solito, dal burocratese e dalla lentezza tutta provinciale.
Il «forum degli stakeholder» e il «Consiglio dei cittadini» hanno deciso, dopo intense sedute tra gennaio e giugno 2024, di gettare nel calderone ben 600 proposte scintillanti, di cui ben 54 sono state selezionate per entrare nel piano ufficiale, lasciando le altre – udite udite – in sospeso, così, per il gusto di lavorare ancora un po’. Immaginiamo infatti il fermento dietro a questo «dialogo aperto» tra cittadini e poteri forti, con il presidente Arno Kompatscher che ci ricorda quanto sia essenziale ascoltare il popolo. Che novità!
Arno Kompatscher ha detto:
«Lavorare insieme funziona. Non solo arricchisce il processo decisionale con prospettive diverse, ma favorisce un dialogo aperto tra la popolazione altoatesina e le istituzioni».
Ah, le belle parole di chi governa, che puntano a farci sognare un mondo in cui le infinite voci raccolte vengono finalmente tradotte in azione tempestiva. Ma tranquilli: delle 600 proposte, 157 erano già parte del piano originale, quindi si tratta di una rinfrescata fine a sé stessa. Solo 54 avranno la gloria della “integrazione”, mentre 546 rimarranno per il momento un bel libro dei sogni pronto a essere sfogliato nelle prossime sessioni. E, ciliegina sulla torta, 103 di queste sono già state giudicate «non realizzabili». Niente paura: altre 263 iniziative sono in corso e 124 sono ancora in via di valutazione. Che gran serietà amministrativa.
Simon Harder, portavoce del Consiglio dei cittadini per il clima, ci informa con trasporto che il progetto ha richiesto impegno e dedizione. Giustissimo: selezionare le 54 proposte vincenti da 600 è sicuramente roba da eroi. E se ciò non bastasse, l’assessore alla Protezione dell’ambiente, della natura e del clima, Peter Brunner, ci tranquillizza: «Il lavoro su questi temi è già a uno stadio avanzato». Nientemeno.
Peter Brunner ha dichiarato:
«Questo dimostra che il lavoro su questi temi è già a uno stadio avanzato».
Beh, se per «stadio avanzato» intendiamo il glorioso modo di accumulare carte e rinviare decisioni, allora siamo davvero su una strada maestra. Nel frattempo, però, Silke Raffeiner, una rappresentante della popolazione, ci mette in guardia con il lapidario monito: «Valuteremo la giunta in base ai fatti, perché il tempo stringe». Un’affermazione che suona come una dolce minaccia verso chi fino a oggi ha navigato a vista tra buoni propositi e lentezze.
Un piano in salsa partecipativa (ma mica troppo)
Il gran gioco delle parti coinvolge ben cinque settori chiave: energia, abitare, mobilità, consumo e produzione, oltre a un intrigante mix di alimentazione e uso del suolo. Magnifico, peccato che tutto questo stia suonando come un copione già letto, dove il «coinvolgimento» si traduce in una faticosa raccolta di spunti mai davvero messi in pratica con la dovuta urgenza.
La partecipazione, nella provincia più ricca e coccolata d’Italia, si rivela più una passerella che un vero cambiamento epocale. Infatti, come ama sottolineare la giunta, «le restanti 546 proposte non verranno affatto cestinate», ma continuano a rimanere in sospeso, forse in attesa della prossima tornata elettorale o di un colpo di genio che spazzi via finalmente tutte queste inefficienze.
Intanto, gli stakeholder e i cittadini possono consolarsi sapendo che il loro contributo è servito a dare al piano un’aggiustatina; quel tanto che basta per far sembrare che qualcosa si stia muovendo senza mettere a rischio l’ordine costituito o la placida routine degli uffici pubblici.
In conclusione, questo teatrino della partecipazione è l’ennesima prova che, dietro l’apparente apertura istituzionale, ciò che conta davvero è far passare le decisioni già scritte, far finta di ascoltare e guadagnare tempo prezioso per poi agire con la lentezza che solo una burocrazia ben oliata sa garantire.
Dunque, applausi sinceri a chi partecipa e… benvenuti al famigerato clima alpino dove il riscaldamento, ironicamente, resta il vero tasto dolente.
Per chi stesse ancora seguendo questa odissea, eccovi un prezioso vademecum delle “meraviglie” approvate, consultabili su un sito la cui magia consiste nel far sparire qualsiasi speranza: www.klimaland.bz. Tra le proposte da premio Nobel per la lungimiranza troviamo l’iniziativa «città spugna», che dovrebbe occuparsi di una gestione sostenibile delle acque. Perché, finora, pareva più saggio spruzzare l’acqua dal cielo a caso.
Non meno geniale il progetto che impone dal 2030 che tutti gli edifici provinciali siano riscaldati solo con energie rinnovabili o teleriscaldamento. Naturalmente, nessuno si chiede se le infrastrutture saranno pronte o se la fantasia politica riuscirà magicamente a fare sparire dall’equazione costi e tempi biblici.
Ma il vero capolavoro arriva con le promesse del Consiglio dei cittadini per il clima, che ci illuminano con la necessità di ridurre del 60% entro il 2030 il consumo di gasolio e gas per il riscaldamento, portandolo addirittura all’85% di riduzione entro il 2037. Ovviamente, tutto questo è possibile grazie a un’“espansione massiccia del teleriscaldamento”. Una soluzione miracolosa che da sola risolverà ogni problema, mentre il resto del mondo si arrovella ancora su come fornire energia decente nei mesi invernali.
Perché fermarsi qui? Le “aziende con un elevato fabbisogno energetico” dovrebbero “innanzitutto produrre autonomamente energia rinnovabile”. La quintessenza della responsabilità aziendale? Forse, ma tranquilli: nessuna parola su costi, incentivi o tempi. L’ottimismo è d’obbligo, no?
E non dimentichiamo la classe turistica, che consuma incredibilmente 240 litri d’acqua per pernottamento, contro i miseri 100 litri giornalieri a persona della popolazione locale. Così si decide trionfalmente di “ridurre il consumo di acqua nel turismo”. Magari con qualche campagna pubblicitaria, perché il senso di colpa è un energizzante fantastico.
Per concludere, la Provincia si impegna in un’epica campagna di sensibilizzazione per far sì che il popolo smetta di sprecare energia. A queste fantasiose osservazioni, la giunta risponde con un applauso e le include nella rivisitazione del Piano Clima Alto Adige 2040, che, mica tanto a sorpresa, sarà rivisto proprio quest’anno. Ma solo a chiacchiere, ovviamente.