Piero Bitetti, candidato di centrosinistra, ha finalmente ottenuto la carica di sindaco di Taranto sconfiggendo al ballottaggio Francesco Tacente, il paladino del centrodestra. E ora? Gli è stato chiesto se avesse mai avuto dubbi sulla vittoria. Risposta? «Sinceramente ci ho sempre creduto. Girando per i quartieri, ho percepito la brama di un cambiamento». Che grande intuizione! Per garantirlo, intenderebbe valorizzare le competenze e rendere efficienti i servizi pubblici, il che, ovviamente, richiederà un miracolo divino in una città così segnata da fallimenti e divisioni. Ma chi deve dirlo? «Noi abbiamo dato voce a questo sentimento diffuso».
Ma qual è stata la chiave per il successo? «Abbiamo parlato delle cose che vogliamo fare senza offendere nessuno». Geniale! Perché non affrontare i problemi secondo questo approccio delicato, come se Taranto fosse un fragile bicchiere di cristallo? Ha quindi presentato un programma, udite udite, serio e realizzabile. Come se la «normalità» fosse un lusso accessibile, ecco! E si badi bene, il segreto è nel metodo: «Credo nella squadra, non nell’uomo solo al comando». Un vero scoop!
Quando gli si pone la questione di come forgi anticipatamente la giunta, la risposta è entusiastica: «È ancora prematuro parlarne». Fantastico! Potremmo anche dire: «Io non so, ma chissà, magari domani scopriamo di avere un unione tra talenti e incompetenti». Organicità! Un concetto che si arricchisce ulteriormente quando afferma di considerare sia l’esperienza politica che la competenza valori equamente importanti. Quindi, un bel mix di tutto e un pizzico di serendipità, giusto?
Così, la domanda cruciale emerge: prevarrà la dote politica o la competenza? Risposta: entrambi. Certo, perché dovremmo mai scegliere tra due mali? Le riunioni con partiti e movimenti della coalizione saranno «determinanti», almeno fino a quando la legge non lo concederà a lui, il mitico sindaco.
Infine, un’importante rivelazione sulla possibilità di un governo di tecnici: «Nel senso classico del termine, no». Ma che sorpresa! Dopotutto, non siamo più ai tempi in cui si doveva vergognarsi di essere politici. Ecco il problema: l’«abilità» e la «competenza» divideranno il gruppo, mentre la realtà continua a ridere di gusto. Ah, e se i 5 Stelle rimarranno all’opposizione? “Un ostacolo” potrebbero dire, senza nemmeno minimamente rendersi conto che l’ostacolo sono proprio le loro parole. Davvero una visione incoraggiante per Taranto!
Uno stimolo? Certo, perché no! D’altronde, siamo tutti d’accordo su un sacco di questioni vitali. In una democrazia, la minoranza è fondamentale quanto la maggioranza. Magari non si era capito fino ad ora, ma è bello che qualcuno lo ribadisca!
Cosa direi al mio sfidante, Checco Tacente, e agli altri candidati? Beh, innanzitutto che i cittadini ci hanno dato un bel ruolo da recitare. Ed è nostro sacrosanto dovere onorarlo. Questa è la democrazia, o almeno così dicono. Dobbiamo lavorare insieme per il bene comune, perché senza il contributo di tutti è un po’ difficile, non credete? Uniamoci, che ci sono tante sfide da affrontare. O, per lo meno, così ci viene detto.
Adesso, la mia giunta e io dovremmo rimboccarci le maniche per costruire un futuro per questa città martoriata e piena di problemi? Certo, perché il futuro arriva a piccoli passi, giorno dopo giorno. Lo diceva anche Abraham Lincoln, e chi sono io per contraddirlo? Dobbiamo impegnarci con passione e determinazione, insomma, il solito blabla politico. Creare benessere per tutti. E farlo senza lasciare indietro nessuno. Come se fosse così semplice!
Un piccolo dettaglio: l’affluenza alle urne è stata bassissima, persino inferiore al primo turno. E ora? Cosa dovrebbe fare la politica per riavvicinare i cittadini? Beh, dovremmo semplicemente fare quello che promettiamo. Semplice, no? Dobbiamo rispettare i cittadini e smettere di nascondere le difficoltà. Gli anglosassoni usano il termine ‘accountability’, ma potremmo tradurlo in ‘io te lo dico, ma solo se mi va’. Presentare i risultati positivi, certo, ma anche ammettere i fallimenti. È così che si combatte l’indifferenza verso le istituzioni.


