Ravina e il suo ponte: i cittadini in rivolta chiedono un’assemblea per discutere di viabilità, ma chi se ne frega?

Ravina e il suo ponte: i cittadini in rivolta chiedono un’assemblea per discutere di viabilità, ma chi se ne frega?

La presidente di Circoscrizione Mariacamilla Giuliani ha commentato: «I cittadini sembrano convinti che in questi due mesi si sarebbe potuto garantire l’accesso a Ravina da un altro ponte o da San Nicolò». Un’idea davvero brillante, non trovate? Peccato che si stia vivendo un’estate di stallo, e il ponte sia lì, fermo come un turista in attesa del prossimo tram.

A Ravina e Romagnano la tensione è palpabile, e non solo per il caldo. La cittadinanza è sul piede di guerra riguardo lo stato dei lavori del ponte, fermi da oltre due mesi e mezzo, il che fa pensare che sia stato progettato un monumento alla lentezza. Il prossimo lunedì, cittadini e politici si ritroveranno a discutere di un progetto che, pare, abbia preso una pausa caffè piuttosto lunga e, a giudicare dai ritardi, non si dica che non sia un’amara ironia.

Il segretario del PD di Ravina-Romagnano, Roberto Menegaldo, ha dichiarato: «Non capiamo perché la Provincia abbia chiuso la strada sul ponte il 15 marzo e i lavori siano fermi». Ebbene sì, perché fermare un’opera è il modo migliore per dire “stiamo lavorando” senza dovermi mai giustificare. Un colpo di genio, davvero. E la prossima riunione del Consiglio circoscrizionale, lunedì 9, promette di essere un’illuminante discussione su ritardi e promesse non mantenute.

Il clou dell’evento si terrà lunedì 16 giugno, dove ci saranno luminari come il presidente della Provincia Maurizio Fugatti e vari illustri tecnici dell’immobilità. Difficile non aspettarsi che, tra un caffè e un intervento, si trovino soluzioni miracolose per un’opera che sembra una leggenda metropolitana. Ci scusiamo per il ritardo, ma il cantiere è in pausa per lutto. Magari, presenteranno il nuovo piano per un ponte che mai vedrà la luce.

La Giuliani, non priva di entusiasmo, ha rilevato che «la popolazione è arrabbiata». Ma certo, chi non lo sarebbe dopo aver assistito a settimane di lavoro inesistente? Con la promessa che ci sarà una possibilità di confronto con tecnici, sembra che la frustrazione si trasformerà in domande a risposta labirintica. E poi, l’illustre argomentazione: «In questi due mesi si sarebbe potuto garantire l’accesso a Ravina…». Oh sì, perché a questo punto, ogni altro ponte è ben più funzionale del loro attuale fiasco. Ma chi ha bisogno di efficienza, quando si può snocciolare un’altra serie di incomprensioni e promesse vaghe?

Tra i più scettici, naturalmente, non manca Lucia Maestri, pronta a chiedere conto dei ritardi sul cantiere. Che meraviglia vedere i rappresentanti politici che prendono posizione in questa giostra di impotenza burocratica. Ritardi che, per la verità, sembrano accelerare quando si tratta di giustificarsi, ma si allungano come una chela di granchio quando si ha a che fare con la realtà delle costruzioni.

Un’altra giornata di “onorevoli” interrogazioni si è svolta martedì in Consiglio provinciale, con il duo Pd e Roberto Stanchina di Campobase a chiedere lumi su un progetto che sembra un’opera incompiuta. L’assessore Fugatti ha risposto che le famose verifiche e l’iter di bonifica bellica sono stati finalmente completati. Che sollievo! Non che ci aspettassimo diversamente, ovviamente.

Detto ciò, la cosa più sorprendente è che è stato redatto un progetto e che, oh sorpresa, si sta realizzando la carpenteria metallica del ponte. Un impresa da far invidia a qualsiasi ingegnere full-time, se solo gli operai avessero cominciato prima di lunedì scorso. Infatti, “fino a lunedì scorso, la ditta non avrebbe potuto iniziare i lavori.” Perché mai, ci chiediamo noi? A questo punto, la popolazione si attendeva canzoni e festeggiamenti per il disinnesco. Ma, come ci informa Menegaldo, faticherà a vedere i risultati: “Non hanno avvisato la popolazione di nessun disinnesco di ordigno bellico.” Ci chiediamo: è più importante costruire un ponte o avvisare le persone di potenziali esplosioni? Decisamente un dilemma.

Riusciranno a costruire il ponte entro giugno 2026? E per quanto riguarda i lavori del sottopasso della tangenziale? Inizieranno, se tutto va bene, solo dopo un altro anno? Che tempismo impeccabile! Siamo certi che l’argomento sarà discusso con grande fervore nelle prossime sedute: “Faremo queste domande,” ha promesso Menegaldo. Speriamo che ci sia un po’ di popcorn a disposizione con tutte queste interrogazioni in arrivo.

Eppure, in mezzo a questo marasma di domande, Fugatti ha avuto il coraggio di assicurare che “non ci saranno ritardi.” Certo, le promesse elettorali sono sempre serene. L’impresa, ha dichiarato, si è “impegnata a concludere l’opera entro i termini contrattuali.” Ottimo, perché in passato queste affermazioni hanno sempre avuto un sapore delle più dolci promesse. A questo punto, abbiamo tutti il diritto di metterci comodi e attendere di vedere come si svolgeranno davvero le cose. Vale sempre la pena restare sintonizzati per il gran finale di questa commedia.

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