C’è chi ogni giorno ha a che fare con i miseri tentativi di furti nei bar e nei negozi, sempre gli stessi volti noti — «arcinoti», come si suol dire, a sottolineare il desolante déjà vu — spesso dipendenti da problematiche che nessun genere di rimpatrio può risolvere. E poi ci sono quelli che devono affrontare la dura realtà di bivacchi, urla e odori poco invitanti in centro. E per ogni denuncia raccolta, gli agenti di polizia locale si sforzano di avviare indagini. «Nonostante il nostro impegno, e dopo quanto consumato in tempo e risorse, tutto torna esattamente come prima nel giro di 48 ore», si lamenta il sindaco di Abano Terme, Federico Barbierato, esponente civico di una coalizione di centrosinistra supportata dal Partito Democratico. Queste storie di ordinaria follia sono condivise da sindaci e assessori di ogni angolo, a prescindere dalle dimensioni delle loro città. Al centro della questione c’è l’efficacia dei vari provvedimenti, dal foglio di via al Daspo, fino alle espulsioni, come sollevato dal sindaco di Vicenza, Giacomo Possamai.
«Ha avuto il coraggio di dire come stanno le cose», afferma Stefania Zivelonghi, assessora alla Sicurezza di Verona. Sicuramente, ma non ci voleva un genio per capirlo: “ogni giorno vedo la frustrazione delle forze dell’ordine di fronte all’inefficacia del loro lavoro. Il sistema dei rimpatri non funziona”. E chi pensava che le espulsioni potessero essere una soluzione? «Letterina morta», come direbbe un enfant terrible. Ormai, nessuno, tra i sindaci di centrosinistra, auspica più l’aumento dei posti in carcere («c’è un tema di sovraffollamento e di recidiva», puntualizza l’assessora) ma di fronte a queste «armi spuntate», ci sono bisogno di provvedimenti reali — altro che rimpatri simbolici — perché i reati contro il patrimonio e lo spaccio di droga sono solo il riflesso di un disagio sociale profondo. E il sistema Paese nel suo complesso? Non dà risposte adeguate, ovviamente. E alla fine, chi ne paga il prezzo? Tutti, i cittadini in cerca di sicurezza e chi, giunto da terre lontane, ambisce a integrarsi. Ma chi ha tempo per preoccuparsi di queste finezze?
Ah, la sicurezza urbana, quel meraviglioso dibattito che non passa mai di moda! Diego Bonavina, l’assessore alla Sicurezza di Padova, ci tiene a farci sapere quanto siano impegnate le forze dell’ordine. Ma giusto per aggiungere un tocco di realismo, nota che tutto si scontra con le leggi, perché in fondo, chi ha bisogno di leggi quando ci sono così tante dosi di droga da gestire? Oh, un paio di denunce e via, il delinquente è di nuovo in libertà. Talmente efficace che non ci resta che chiedere: “Cosa facciamo, diamo un altro nome al degrado?” Ah, la genialità! E quindi Bonavina ci esorta a prevenire e riqualificare le zone lasciate a loro stesse, come le stazioni ferroviarie o i campi sportivi. Che nobili sforzi, davvero!
Ma non ci fermiamo qui! Marco Dori, il sindaco di Mira, ha una brillante idea: invece delle nuove regole repressive, perché non pensare a interventi sociali? Certo, perché la gente non ha bisogno di leggi più severe, ma di un buon caffè e di un po’ di umanità! Peccato che spesso ci si trovi a dover affrontare la triste realtà di persone svantaggiate, e la sua risposta è: “è un dilemma morale”. Ma, chi lo premia? Le contraddizioni si accumulano più velocemente delle domande senza risposta. Bravo, continua pure a sperare in un recupero della vita, nel frattempo i cittadini aspettano una chance di sentirsi al sicuro!
Arriviamo a Mirella Balliana, sindaca di Vittorio Veneto, che ha l’illuminante idea che dovrebbero esserci pene “proporzionali al reato commesso e che siano vere”. Altro che l’efficacia della giustizia, qui stiamo parlando di una magia da veri professionisti! “Mi sento impotente”, dice, mentre cerca di giustificare la mancanza di effetti ottenuti con telecamere e controlli di vicinato. La casa della sicurezza sembra sempre più un castello di carta. E non dimentichiamoci del bellissimo discorso sul rispetto delle regole di convivenza civile: perché ciò che non appartiene a destra o sinistra, in fondo, è un vero bene comune. Peccato che lo stesso principio non sembra valere per gli effetti delle leggi. Ma no, di questo non parliamo.
Bruno Barbierato entra in scena, magnifico a spiegare l’urgenza della sicurezza, mentre esempi di inefficacia abbonderanno come foglie d’autunno. I sindaci sono in prima linea, ma non hanno la bacchetta magica; quindi perché prendersela con loro? La pazienza della gente è ai minimi storici, e invece di urlare contro i veri responsabili, ci si sfoga su chi sta dietro a una scrivania. I sindaci sono lì, belli impassibili, a cercare di gestire l’emergenza mentre quelli lontani dai comuni problemi si beano delle loro popolarità. Meraviglioso, non è vero?
Infine, Luigi Copiello, ex leader della Cisl veneta, ci offre un commento da manuale: “Il problema è reale”. Grazie, era davvero una rivelazione! Un abisso tra diritto ed efficacia. E mentre il tema è delicato come un vetro di Murano, sembra che basti poco per rendere efficaci gli interventi… magari servirebbe solo un po’ di magia. Peccato che il disastro sia già in atto e nessuna pieta ci salverà!



