Bari celebra la Repubblica mentre il viceministro Sisto invita i giovani a scrivere un futuro che non sembra arrivare mai

Bari celebra la Repubblica mentre il viceministro Sisto invita i giovani a scrivere un futuro che non sembra arrivare mai

In una dimostrazione di fervente patriottismo, Francesco Paolo Sisto ha voluto rimarcare l’importanza del 2 Giugno 1946, un giorno che, pare, abbia segnato una svolta nella nostra lotta per la libertà e la giustizia. Ma chi non ama una bella celebrazione di un passato glorioso, giusto?

Prima si è svolta una cerimonia al Sacrario militare, con una corona d’alloro che, si presume, dovesse sembrare importante, seguita dalla firma dell’albo d’onore. Poi, un pomposo alzabandiera e la lettura dei messaggi del presidente della Repubblica e del ministro della Difesa, il tutto in piazza Libertà, davanti al mai banale palazzo della prefettura. Senza dubbio un evento che ha cambiato il destino della Nazione… o forse no.

La celebrazione del 2 Giugno a Bari si è conclusa con l’inevitabile concerto della Banda Interforze del Presidio Militare. Già, perché che festa è senza un po’ di musica militare? Presenti tra i festeggiatori, il viceministro alla giustizia Francesco Paolo Sisto e l’ex sindaco ed eurodeputato Antonio Decaro. Chissà, magari nella loro agenda spirava una leggera brezza di superficialità.

«Il 2 giugno 1946 l’Italia girava pagina», ha enfatizzato Sisto. Perché a volte è necessario ripetere le cose più volte, sperando che diventino vere. «Parole come libertà, giustizia, solidarietà, partecipazione, si affermavano…» Un bel discorso che ricorda un brand di shampoo piuttosto che la durezza della realtà, ma chi siamo noi per giudicare?

Sisto ha poi proclamato: «Oggi celebriamo la Repubblica, il coraggio di chi ce l’ha consegnata con il sacrificio e il sangue…». E naturalmente l’orgoglio della nostra storia, un concetto morboso che sembra a volte sorvolare sui capitoli più scomodi. D’altra parte, chi non ama una bella retorica?

«Ai più giovani diciamo: prendetevi il futuro, così farete vostra la Repubblica». Un invito che è quasi un gioco di parole. La Repubblica non è un mito astratto, ma è ciò che siamo ogni giorno… a meno che non decidiamo di ignorarla. Poveri giovani, sotto la pressione di tali meravigliose idee.

Per rappresentare il Comune di Bari, ha preso la parola l’assessora Carla Palone, la quale, con profonda reverenza, ha fatto il compitino di ricordare le “migliaia di donne che…”. Chissà, magari stava per dire qualcosa di memorabile, ma noi sappiamo tutti come vanno queste cose.

Incredibile, non è vero? Un altro anniversario del 2 giugno, un giorno che non ha mai smesso di ricordarci quanto sia importante il nostro voto, come se la democrazia fosse un concetto semplice da mantenere. E chi lo avrebbe mai pensato? 79 anni fa, qualcuno ha deciso che sarebbe stato fantastico esercitare il proprio diritto di voto. Diciamolo: che bella sorpresa! Non l’avevano fatto fino ad allora?

E ora, mentre ci affanniamo a votare, è bello pensare a tutte quelle persone che, nell’arco di quasi un secolo, hanno riversato la loro fede nel bene supremo della democrazia, come se fosse un sacramento. Certo, perché il voto è verità e giustizia, almeno fino al giorno dopo, quando ci ricordiamo che le promesse fatte in campagna elettorale svaniscono come una bolla di sapone.

Ma perché non celebrare questa ricorrenza con grande pomposità? Dopotutto, è un giorno di festa, un giorno da riempire di frasi altisonanti e tragedie da melodramma. “Grazie a chi ha creduto nel voto!” gridano i politici dalle loro torri d’avorio. Già, non vorremmo mai che la realtà si intromettesse nella loro retorica. Meglio tenere gli occhi ben chiusi di fronte all’incoerenza.

Quindi, per il 2 giugno, mentre mangiamo dolci e celebriamo, chiediamoci: quanto ci crediamo ancora in questo sistema? E, soprattutto, cosa ci riserverà il futuro? Per ora, limitiamoci a godere di questa celebrazione della democrazia, sperando che duri almeno fino alla prossima tornata elettorale, prima di tornare a sprofondare nello sconforto.

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