La Società Italiana di Pediatria (Sip) ha deciso di dare il via al suo 80esimo congresso a Napoli, non prima di aver lanciato un accorato invito contro le disuguaglianze territoriali e sociali che affliggono i bambini. Che bello! “Il futuro si costruisce nei primi anni di vita, ma non tutti i bambini hanno le stesse condizioni per costruirlo.” E pensare che siamo pur sempre in Italia, dove tutto dovrebbe essere perfetto, giusto? “Non possiamo accettare che in Italia il codice postale pesi più di quello genetico.” Ma certo, perché mai dovrebbe qualcuno preoccuparsi di dove è nato un bambino? La sua salute non dovrebbe dipendere da ciò, vero? Comunque, il congresso si svolgerà fino al 31 maggio alla Mostra d’Oltremare, attirando oltre 2.000 pediatri da ogni angolo dello Stivale per discutere della salute fisica, mentale e sociale dei più piccoli.
E i bambini, ahimè, sono sempre meno. Paradossale, non è vero? Proprio quando dovrebbero essere una priorità, si scopre che “viviamo in un Paese che fa pochi figli,” secondo il presidente Sip Rino Agostiniani. Ma guarda un po’, chi avrebbe mai detto? “Se non cambiamo rotta, l’ultimo italiano potrebbe nascere nel 2225.” Fantastico, non possiamo aspettare di vedere come avverrà questo grande evento! Ma la questione cruciale è: che futuro avrà una società che non investe nell’infanzia? Pochi e diseguali, sin dalla nascita, come se non fosse già abbastanza evidente.
Le prove scientifiche sono chiare: la salute si costruisce, o si distrugge, nei primi mille giorni di vita. 270 giorni di gravidanza e i successivi 730, nei quali si formano il microbiota intestinale, le reti cerebrali e i meccanismi epigenetici. Che meraviglia! Ed è proprio lì che la povertà, l’inquinamento e i cattivi stili di vita lasciano il loro segno indelebile.
“Ma quei mille giorni non sono uguali per tutti,” ricorda Agostiniani. Un bambino nato in una regione con meno screening neonatali ha già un destino segnato. “È inaccettabile,” prosegue, “che oggi, in Italia, la regione di nascita possa determinare l’accesso alla diagnosi precoce di una malattia genetica o alla profilassi per il virus respiratorio sinciziale.” Davvero ben pensato, non trovate?
In Italia, oltre 1,3 milioni di bambini vivono in povertà assoluta, con punte shock che superano il 30% tra i figli di immigrati. Secondo i pediatri, “una delle espressioni più gravi di questa disuguaglianza è proprio l’alimentazione.” Dai, chi lo avrebbe mai immaginato? Da un lato, una miriade di bambini lotta per un’alimentazione completa e bilanciata; dall’altro, l’educazione alimentare da parte dei genitori e uno stile di vita sedentario conducono a un allarme significativo di sovrappeso e obesità, che coinvolge il 30% dei nostri giovani. E come se non bastasse, esiste una frattura epidemiologica tra Nord e Sud. “In Campania, il 44% dei bambini è in eccesso ponderale; in Trentino, meno della metà.” Meraviglioso, vero? Un bel confronto tra chi “ce la fa” e chi invece si perde lungo il cammino.
“Abbiamo bambini che saltano la colazione, che non mangiano frutta o verdura, che vivono in quartieri senza spazi per giocare, che non frequentano l’asilo nido,” denuncia la Sip. Ed ecco che si materializzano anche le disuguaglianze meno visibili, ma altrettanto devastanti: quelle legate alla salute mentale. Secondo l’OMS, 1 adolescente su 7 soffre di disturbi psichici con esordio prima dei 14 anni, e il suicidio è la quarta causa di morte tra i 15 e 19 anni. “In Italia – dichiara la Sip – 1 minore su 5 è affetto da un disturbo comportamentale,” circa 2 milioni di bambini e ragazzi, ma chissà mai se troveranno assistenza adeguata. Perché mancano posti letto, neuropsichiatri infantili e servizi sanitari che possano garantire cure personalizzate. E indovinate chi ne paga il prezzo? Esatto: chi nasce al Sud o in aree interne. E così ci ritroviamo di fronte a una fragilità nuova, dovuta alla fragilità genitoriale. Una generazione ferita da isolamento, ansia e dipendenza digitale. Proprio un bel panorama per i pediatri, che oggi hanno un compito più strategico che mai: intercettare le fragilità e accompagnare le famiglie, come se non lo sapessimo già che ci vorrebbe una bacchetta magica.
Ah, che meraviglia! In un paese dove il 5% del Fondo Sanitario Nazionale è dedicato alla prevenzione, mentre in posti avanzati come la Germania e l’Olanda tirano fuori il 10-12%, ci si può aspettare che i cittadini siano a dir poco “ben protetti”. E certo, chi ha bisogno di prevenirne anche uno su tre decessi, giusto? Già, perché stando ai dati, una morte su tre si può evitare. Ma probabilmente ci si diverte di più a vedere la gente affannarsi dietro al fumo, alla sedentarietà e ai panini farciti.
E non parliamo poi dei costi: l’obesità pesa sull’1% del Pil, ma chi se ne frega! Mentre il 54% delle scuole italiane non possiede una palestra adeguata, qualcuno si chiederà come mai solo il 42% degli adolescenti è vaccinato contro il Papillomavirus. Se poi consideriamo che il 27% dei quindicenni ha fumato almeno una sigaretta nell’ultimo mese, beh, sembra quasi che le cose stiano andando a rotoli, ma per fortuna c’è sempre chi sorride di fronte a questo panorama drammatico.
Intelligenza Artificiale e Pediatria: Una Nuova Era?
Ma non è tutto: non possiamo dimenticare il ruolo “fondamentale” dell’intelligenza artificiale in pediatria. Non è più qualcosa di fantascientifico, è ormai tra di noi! La IA non si limita a girare nei laboratori, ma è già entrata nella pratica clinica come un ospite indesiderato. Invece di chiedersi se ci sia qualcosa di tradizionale in questa pratica, si discute su come “comprenderla e governarla”. Che idea geniale!
Il congresso farà anche un bel giro tra le innovazioni che “fanno la differenza”. Ecco, presenteranno i risultati delle misure preventive contro il virus respiratorio sinciziale e si parlerà anche di terapie per la miopia. Ah, le magie della scienza moderna! E per finire, i nuovi farmaci per l’obesità infantile: sembra che ci siano soluzioni a portata di mano, ma chissà se arriveranno mai a tutti i bambini. “Abbiamo sfide complesse”, dice Agostiniani. Certo, come no? Ma non possiamo lasciare indietro nessuno; che idea stravagante, eh?



