Quando il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parla di giustizia, possiamo scommettere che non è solo per riempire il vuoto di una conferenza. No, sta parlando di quella fantastica creazione chiamata Costituzione, che si prefigge di mantenere l’equilibrio tra i poteri dello stato. Che idea geniale! Dobbiamo ricordare che nessun potere è immune da vincoli, come se fosse un regolamento di condominio.
Un vero e proprio capolavoro di lungimiranza! E ovviamente, non poteva mancare la solita retorica sul “rigore morale” e “responsabilità”, come se questo bastasse a risolvere le miserie del sistema giudiziario. Secondo il nostro amato presidente, i giudici devono essere irreprensibili e imparziali. Che sorpresa! Ci aveva quasi convinti che il rigore morale avesse mai fatto una vera differenza.
Il messaggio è chiaro: se i giudici fossero più rigidi, chissà, forse gli attacchi strumentali sparirebbero come nebbia al sole. La verità è che la giustizia è come una lotteria: a volte vinci, altre volte hai solo il biglietto. Parlando di giustizia, da quel che dice, non potrebbe mai essere appaltata a un robot. “Lo Ius dicere”, in effetti, è roba seria, ben più complessa del semplice ragionamento giuridico tecnico. Ebbene sì, le sentenze toccano le vite degli individui, ma chissà come, i robot non sono ancora pronti a provare l’umanità necessaria.



